Telemedicina
20 Ottobre 2023 I fondi del PNRR per la telemedicina sono in fase di ripartizione tra le regioni e le province autonome. Si tratta solo di una parte dei 750 milioni previsti per assistere entro il 2026 da remoto a casa loro 800 mila pazienti in più sopra i 65 anni, fragili o allettati. Per la precisione, verranno divisi 527 milioni
I fondi del PNRR per la telemedicina sono in fase di ripartizione tra le regioni e le province autonome. Si tratta solo di una parte dei 750 milioni previsti per assistere entro il 2026 da remoto a casa loro 800 mila pazienti in più sopra i 65 anni, fragili o allettati. Per la precisione, verranno divisi 527 milioni. Lo stanziamento è stato deciso dalla Conferenza delle Regioni che ha approvato il riparto concordato con il Ministero della Salute. Le risorse arriveranno a Puglia e Lombardia che, con le loro centrali d’acquisto, fanno da capofila. E diventano depositarie di 186 milioni per l’acquisizione di postazioni di lavoro (la Puglia) e 340 per l’acquisto di servizi minimi di telemedicina (la Lombardia). L’obiettivo delle 21 regioni è raggiungere entro quest’anno con televisite e telemonitoraggi 158.433 pazienti. Entro il 2025 in tutto saranno 475.300, poi a fine 2026 saranno 792 mila, vicini agli 800 mila che è il target della Mission finanziata in tutto con un miliardo di euro. I finanziamenti europei, erogati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, arrivano a fronte dell’emanazione da parte di tutte le giunte regionali e di province autonome di Piani Operativi che definiscono il proprio fabbisogno di servizi minimi di telemedicina e il numero delle persone da assistere. Ogni regione ha delineato dei target e delle postazioni dove installare le apparecchiature. Per fare un esempio, l’Emilia-Romagna prevede 20 mila postazioni distribuite tra case di comunità (5 mila), ospedali (8 mila), studi dei medici di famiglia e pediatri (2500), 100 nelle Centrali operative territoriali, e prenderanno in carico subito 12 mila pazienti per il telemonitoraggio. Accanto ai 527 milioni delle regioni, di cui il 34% dedicati al Sud, la Conferenza ha dato l’ok per stanziare altri 50 milioni ad Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, per finanziare gli interventi in qualità di soggetto attuatore dell’investimento. L’obiettivo delle giunte è di acquistare le attrezzature entro l’inizio del 2025.
Previsto nell’ambito della prima sezione del PNRR, che è dedicata alla riforma dell’assistenza territoriale, il programma nazionale “Casa come primo luogo di cura”, da 4 miliardi di euro, dedica in tutto un miliardo allo sviluppo della telemedicina in Italia. Per televisite, teleconsulti e teleconsulenze, sono stati emanati nel 2020 un tariffario (inizialmente le visite da remoto sono equiparate alle visite in presenza) e nel 2021 una serie di indicazioni sull’erogazione degli specifici servizi. In prospettiva, dati i problemi di recettività del servizio sanitario e l’incremento di patologie età-correlate, televisite e teleconsulti potrebbero coinvolgere fino a 1,2 milioni di persone, cioè tutti i cittadini con almeno una patologia contemplata dal Piano Cronicità. Per fruire del servizio il paziente deve essere informato sui suoi diritti, sapere in cosa consiste la prestazione, quali strutture sono coinvolte, quali informazioni trattate. La fase operativa in atto prevede che ogni regione predisponga un progetto e lo invii ad Agenas segnalando il proprio fabbisogno di pazienti necessitanti interazioni da remoto: tutte le regioni hanno provveduto a definire dei target complessivi. Ciascuna Regione è tenuta a stipulare con Agenas una convenzione rivolta a regolare ed agevolare i compiti delle due regioni capofila. In caso di inerzia di una regione nel realizzare il cronoprogramma previsto, dopo 30 giorni successivi alla richiesta del governo di provvedere, può scattare il commissariamento ad acta. Inoltre, le somme elargite possono essere ridotte o ritirate in caso di inadempimenti nazionali o regionali nell’attuazione del Piano di ripresa e resilienza: si tratta della mancata realizzazione dei famosi “target”, cioè i traguardi misurabili con indicatori, e delle “milestone”, cioè le leggi e gli atti amministrativi che mettono l’Italia in grado di realizzare le missioni del Piano.
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