Ricerca
26 Novembre 2025All’evento promosso da Sanofi istituzioni e comunità scientifica discutono la necessità di una strategia italiana per le scienze della vita

Definire una strategia nazionale per le scienze della vita e rafforzare la competitività dell’Italia in un contesto internazionale segnato da instabilità geopolitica, pressioni macroeconomiche e crescente domanda di salute. È il tema al centro dell’incontro promosso a Roma da Sanofi, che ha riunito rappresentanti istituzionali, comunità scientifica e terzo settore per discutere le priorità industriali e di governance necessarie a sostenere l’innovazione nel Paese.
Tra i partecipanti l’ambasciatore di Francia in Italia Martin Briens, Claudia Biffoli del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Giuseppe Curigliano, presidente eletto dell’European Society for Medical Oncology, Alberto Mantovani della Fondazione Humanitas per la Ricerca, il presidente del Consiglio superiore di sanità Alberto Siracusano, la direttrice generale di Fondazione Telethon Ilaria Villa, Angela Zampella dell’Università Federico II di Napoli, Paola Zaratin di Aism-Fism e Giovanni Tria, presidente della Fondazione Enea Tech e Biomedical.
Secondo i promotori, la ricerca biomedica, la medicina di precisione, l’immunologia di nuova generazione e l’intelligenza artificiale stanno trasformando i percorsi di cura e le filiere produttive, aprendo per l’Italia – Paese con una posizione di rilievo nell’export farmaceutico e nella ricerca clinica – una fase definita “strategica”. Per Giovanni Tria, occorre “trasformare il potenziale delle scienze della vita in un asset nazionale”, valorizzando le eccellenze scientifiche e cliniche e integrandole con capacità industriali e tecnologiche. In questo senso, infrastrutture biomediche avanzate e poli di innovazione sono considerati strumenti per trattenere talenti, attrarre investimenti e garantire filiere a elevato valore aggiunto.
La discussione si è basata sui dati contenuti nel Report d’impatto 2024 dell’azienda. Secondo il documento, nel 2024 Sanofi ha investito 45,2 milioni di euro in attività di Ricerca e Sviluppo in Italia, generando – secondo la nota – un valore complessivo di 133 milioni di euro in costi evitati per il Servizio sanitario nazionale. L’effetto leva calcolato è pari a 2,95, con ricadute legate alla riduzione delle ospedalizzazioni, all’uso appropriato dei percorsi clinici e alla disponibilità di terapie innovative. Nell’ultimo anno sono stati condotti 108 studi clinici, con il coinvolgimento di 1.517 pazienti, 563 centri clinici e oltre 90 strutture sanitarie sul territorio nazionale.
Il report presenta anche un’analisi dell’impatto economico in tre aree: immunoprofilassi contro il virus respiratorio sinciziale nei neonati (29,5 milioni di euro di costi evitati), patologie infiammatorie di tipo 2 (20,8 milioni) e prevenzione cardiovascolare tramite inibitori PCSK9 (34 milioni). La pipeline di ricerca comprende 93 progetti clinici, di cui 36 in fase avanzata o già sottoposti alle autorità regolatorie; il 76% degli studi riguarda terapie basate su meccanismi d’azione immunologici.
Nel corso dell’incontro, Marcello Cattani, presidente e amministratore delegato di Sanofi Italia e Malta, ha richiamato il ruolo della rete clinica nazionale e la necessità di un ecosistema capace di favorire la ricerca e l’adozione dell’innovazione. Le prospettive illustrate si inseriscono nel dibattito avanzato dai relatori, secondo cui l’Italia può rafforzare la propria posizione nel settore attraverso una visione condivisa, una governance che integri ricerca pubblica e privata e investimenti coerenti con le trasformazioni scientifiche e tecnologiche in atto.
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