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21 Novembre 2023

Carenze di personale Ssn, Ragioneria dello Stato: assunzioni frenate da scelte regionali

Lo si evince dagli interventi al Forum Meridiano Sanità del Ragioniere Generale dello Stato Biagio Mazzotta e del Ministro della Salute Orazio Schillaci


Carenze di personale Ssn, Ragioneria dello Stato: assunzioni frenate da scelte regionali

Forse è vero che come tutti i grandi sistemi sanitari l’Italia spende relativamente poco in sanità. Ma che spenda troppo poco in personale è opinabile, perché in realtà non spende tutto ciò di cui dispone. Lo si evince dagli interventi al Forum Meridiano Sanità del Ragioniere Generale dello Stato Biagio Mazzotta e del Ministro della Salute Orazio Schillaci. Partiamo dalla “provocazione” del primo. La Finanziaria 2022 arriva a un miliardo di euro di finanziamento di assunzioni per il 2025 e dove la Finanziaria 2024 punta altri 260 milioni nel 2025, che saliranno a 360 nel 2026, anno di messa a regime del PNRR. Ma siamo sicuri che siano soldi spesi bene? «La spesa per il personale che le regioni non devono superare è attualmente quella del 2018 più un 10% dell’incremento annuale del fabbisogno di ciascuna regione che in casi specifici può salire al 15%. Nel 2020 queste risorse non sono state spese tutte, siamo sotto di 2,6 miliardi». Da qui un’ulteriore considerazione di Mazzotta: bisogna capire qual è la produttività del personale assunto. «La sanità ha bisogno che gli incrementi di spesa siano usati al meglio». «Nel tempo cercheremo di togliere il vincolo del tetto alle assunzioni –fa eco il Ministro – ma il dato che vado dicendo anch’io è che nella maggioranza delle regioni il tetto in questione non è raggiunto».

Al forum del workshop Ambrosetti è stato ricordato che comunque esiste un’emergenza del personale sanitario. Non si tratta di un problema di numeri in assoluto – i laureati in medicina sono in linea con i principali Paesi europei – ma di programmazione e attrattività di alcune specializzazioni: nel 2023-2024 sono stati stanziati 16.165 contratti di specializzazione medica, ben più dei 14.036 candidati. E tra l’altro di borse ne sono state assegnate appena il 62,1%. Per dieci discipline la situazione è più critica: sono stati riempiti appena l’8% dei posti disponibili per medicina di comunità e cure palliative, il 24% per la medicina di emergenza e urgenza. Schillaci si sofferma sulla disaffezione dei giovani rispetto ad alcune specialità. «Pochi medici dopo la laurea scelgono di fare l'anatomopatologo o il fisioterapista o altre 8 discipline (su Emergenza urgenza siamo intervenuti). Sono specializzazioni indispensabili, alcune per la cura dei tumori. Serve investire sulla formazione». Carenze “significative”, ricordano poi i numeri del Forum, riguardano i medici di medicina generale: è in ritardo il ricambio generazionale, il 75% ha oltre 27 anni di anzianità. «Vogliamo trasformare il corso in una specializzazione» dice il Ministro. E aggiunge di auspicare una forte presenza di medici di medicina generale integrati in équipe multidisciplinari nelle case di comunità. Per i relatori del Workshop non va dimenticato il tema salariale: a parità di potere d’acquisto uno specialista tedesco guadagna il 72,3% in più di un collega italiano. In particolare, gli infermieri hanno un limitato riconoscimento economico e professionale rispetto ai colleghi europei: con 6,2 professionisti per 1.000 abitanti, l’Italia ha la metà degli infermieri della Germania rispetto alla popolazione (12 per 1.000 abitanti), Paese in cui le retribuzioni sono superiori al 30% rispetto al nostro Paese.

La crisi di capitale umano pesa anche sulle liste d’attesa del Servizio sanitario pubblico che, secondo 1 cittadino su 2 (49,5%) rappresenta il principale ostacolo all’accesso alle prestazioni, soprattutto dopo l’emergenza Covid-19, dato che nel triennio 2020-22 sono state perse 16,1 milioni di prime visite e 22,8 milioni di visite di controllo rispetto al 2019. Ricorda però Schillaci che delle risorse date alle regioni per abbattere le attese tra il 2020 ed oggi è stato speso appena il 69%. E la nuova Finanziaria offre alle stesse regioni, ora, la chance di usare uno 0,4%  in più del fabbisogno per il piano di recupero. «Ma c’è anche il tema dell’organizzazione –dice il Ministro– il governo delle attese va visto pure dal lato della domanda. Dovremmo disporre di dati certi sui tempi d’attesa, e sull’appropriatezza prescrittiva. Il Piano Nazionale è scaduto nel 2021, serve aggiornarlo, in modo da avere tempi di attesa reali ed assoluti. Altro problema da risolvere: le agende di prenotazione delle aziende e delle strutture non contengono tutta l’offerta disponibile per i cittadini in quel dato momento. Per non parlare delle agende chiuse». 

TAG: CARENZA MEDICI

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