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03 Ottobre 2025

Sanità digitale, Mons. Pegoraro: l’IA deve restare al servizio dell’uomo, non viceversa

Nel Libro Bianco Digitale in Salute, il contributo di Mons. Renzo Pegoraro richiama alla centralità della persona e a un’alleanza tra scienza, etica e spiritualità per governare lo sviluppo dell’IA in sanità


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“L’intelligenza artificiale deve essere al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio dell’intelligenza artificiale”. Mons. Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, sintetizza così il cuore del suo intervento nel Libro Bianco Digitale in Salute, promosso da Fondazione Roche con la partnership di Edra S.p.A. . Nel capitolo “Intelligenza Artificiale ed etica reale”, Pegoraro pone l’accento su come l’innovazione digitale in sanità non possa prescindere dalla centralità della persona e da principi etici condivisi.



Al centro della sua analisi la “Rome Call for AI Ethics”, il documento promosso nel 2020 dalla Pontificia Accademia per la Vita insieme a grandi attori tecnologici e istituzioni internazionali. I sei principi della Carta – trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy – restano per Pegoraro una bussola per guidare lo sviluppo etico dell’IA in ambito sanitario: “Sono valori che non hanno perso attualità, anzi oggi trovano applicazione concreta in percorsi regolatori e professionali”. Monsignore sottolinea inoltre la necessità di un “personalismo ontologicamente fondato”, capace di conciliare il valore unico di ogni individuo con processi sempre più standardizzati e automatizzati. “Il rischio è ridurre la persona a un insieme di dati – osserva – dimenticando unicità, dignità e fragilità. È per questo che serve un’alleanza tra scienza, etica, diritto e spiritualità”.

Una prospettiva che si traduce nella proposta di un’etica incorporata già nella fase di progettazione dei sistemi di IA, l’ethics by design. “Non basta regolare l’uso delle tecnologie dopo – aggiunge –. Occorre che i principi umanistici siano parte integrante fin dall’inizio, coinvolgendo medici, farmacologi e professionisti sanitari nello sviluppo degli algoritmi”. Infine, Pegoraro richiama il valore di una formazione diffusa, sia per i cittadini sia per gli operatori sanitari: “Il medico e l’infermiere non possono essere meri esecutori. Devono conoscere potenzialità e limiti dell’IA per restare protagonisti di una relazione di cura che resti autenticamente umana”.

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