ospedali
26 Giugno 2024I grandi ospedali trattano i casi più complessi e quindi quella verso di loro è spesso una mobilità fisiologica perché, se per quel tipo di patologia quella cura viene garantita solo in 4-5 strutture in Italia è naturale che i pazienti vadano a bussare lì
"I grandi ospedali trattano i casi più complessi e quindi quella verso di loro è spesso una mobilità fisiologica perché, se per quel tipo di patologia quella cura viene garantita solo in 4-5 strutture in Italia è naturale che i pazienti vadano a bussare lì. Per questo bisogna incentivare la creazione di grandi poli anche al Sud dove ce ne sono troppo pochi rinforzando così questa spina dorsale ospedaliera vicina a tutti i cittadini". Così Americo Cicchetti, direttore della programmazione sanitaria al ministero della Salute, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore'. Quello dei divari è il grande male del Ssn. Come si riducono? "Come ripete spesso il ministro Schillaci bisogna puntare su equità ed eguaglianza di accesso alle cure. Una priorità risponde che proveremo a perseguire con il nuovo Piano sanitario nazionale alla cui impalcatura stiamo lavorando in questi giorni e che contiamo di approvare a fine anno con un durata triennale o di cinque anni in modo da agganciarlo alla legge di bilancio per avere delle risorse".
Ma con quali interventi? "Vogliamo condividere con le regioni l'idea di governare anche a livello centrale alcuni nodi prosegue Cicchetti A esempio la cura delle malattie rare: oggi abbiamo centri di riferimento a livello nazionale solo in alcune Regioni perché non puoi pretendere che siano ovunque. Per questo la rete dei servizi per i pazienti deve essere più nazionale. Anche sul tema della mobilità stiamo pensando a un budget unico a livello centrale, una sorta di fondo nazionale per gestire quella mobilità dei pazienti da una Regione all'altra che è inevitabile, un po' come si è fatto per il budget dei farmaci innovativi che viene gestito presso l'Aifa. Vogliamo anche puntare ai criteri di allocazione delle risorse più equi".
Cosa dicono gli ultimi dati sui ricoveri in Italia? "Che ormai da diversi anni c'è un trend di riduzione graduale dell'ospedalizzazione e questo è positivo perché significa che le patologie dell'anziano vengono trattate sempre più sul territorio o a casa invece che in ospedale. Si riducono infatti avverte i ricoveri medici come lo scompenso cardiaco o quelli per la Bpco, mentre quelli chirurgici restano sempre gli stessi e cioè circa 3 milioni ogni anno".
E poi? "Un altro dato significativo è il tasso di occupazione dei posti letto che è al 66% a dimostrazione che il problema delle liste d'attesa riguarda soprattutto esami e viste più che i ricoveri su cui c'è ancora un grande potenziale da sfruttare. Si tratta di una questione di migliore organizzazione perché aggiungendo un 10% di occupazione in più di letti si potrebbero assorbire almeno le liste d'attesa sui ricoveri. Nel privato accreditato il tasso di occupazione scende al 52%, un dato che ci dice che va gestito meglio il rapporto con i privati chiedendo una copertura più alta di ricoveri", conclude Cicchetti.
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