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22 Settembre 2022 La politica guarda senza pregiudizi alla sanità privata e promette più integrazione, nel servizio pubblico, del privato accreditato che dalla maggioranza dei partiti in campagna elettorale sembra essere considerato a tutti gli effetti parte del Ssn
La politica guarda senza pregiudizi alla sanità privata e 'promette' più integrazione, nel servizio pubblico, del privato accreditato che dalla maggioranza dei partiti in campagna elettorale sembra essere considerato a tutti gli effetti parte del Ssn. È quanto è emerso dal dibattito 'Fabbisogno di salute e tetti di spesa: una contraddizione', incontro organizzato dall'Associazione coordinamento ospedalità privata (Acop) e dalle diverse sigle rappresentative del settore con i responsabili Salute dei partiti in competizione elettorale. Un evento che si è tenuto allo spazio Mastai, Palazzo dell'informazione Adnkronos a Roma. Al dibattito dell'Acop hanno partecipato, in presenza o collegati, Roberto Bagnasco di Forza Italia, Luca Coletto di Lega per Salvini Premier, Beatrice Lorenzin del Partito Democratico, Massimo Misiti del Movimento 5S, Anna Maria Parente di Italia Viva, Franco Zaffini di Fratelli d'Italia.
Nel suo intervento Lorenzin ha sottolineato la necessità di riorganizzare, "con il contributo delle Regioni", il rapporto pubblico-privato, ma questo "sarà possibile solo con un fondo sanitario adeguato". Per quanto riguarda i tetti di spesa - cioè le soglie massime di risorse che le Regioni indicano ogni anno alle strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale e che le associazioni del privato chiedono di eliminare - "sappiamo che così come sono non funzionano, ma per toglierli c'è bisogno di una stabilità di programmazione sanitaria ed economica", ha detto Lorenzin.
"Non credo", ha detto invece Franco Zaffini, "che si possa parlare di togliere i tetti di spesa tout court. Penso che si debba parlare di un adeguamento dei tetti e delle tariffe. Per quanto riguarda una maggiore integrazione del pubblico e del privato la nostra parte politica ha sempre avuto un approccio concreto sulla questione, non ideologico. Ritengo che ci siano ampi margini di collaborazione".
Annamaria Parente, ha evidenziato come già esista" un'integrazione pubblico e privato. Ci sono molte strutture che fanno servizio pubblico. Ma c'è ancora una visione ideologica difficile da scalfire. Italia Viva sostiene la libera scelta del cittadino, perché la cura è anche fiducia e relazione", ha detto precisando che per "attuare una reale integrazione pubblico privato e un'integrazione sociosanitaria serve rivedere il sistema delle tariffe e il sistema aziendalistico delle Asl".
Roberto Bagnasco ha ricordato che Forza Italia crede "nel servizio pubblico, che consideriamo fatto sia dalla sanità pubblica che da quella privata. Noi partiamo da una constatazione chiara: la sanità pubblica e privata sono la stessa identica cosa. L'importante è che, nei due casi, curino al meglio i cittadini". Per Massimo Misiti, "non si deve distinguere pubblico e privato se il privato accreditato è già integrato", ha precisato garantendo "la massima disponibilità a rivedere i tetti e i contratti per il personale".
Infine, Luca Coletto ha ricordato che la Lega non ha mai visto "la sanità accreditata come nemica, ma come parte del sistema. Le strutture vanno monitorate, certo. E programmate. Sta a noi gestire".
Sul fronte della sanità privata da segnalare anche l’intervento di Cimo-Fesmed e Cimop. «Se il Servizio sanitario nazionale continua a rimanere ai margini del dibattito pre-elettorale, la sanità privata convenzionata è del tutto ignorata dai partiti, nonostante il contributo fondamentale offerto nella lotta al Covid-19 e la fuga di medici e professionisti sanitari dal settore – dichiara Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed (a cui aderiscono ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) e Vicepresidente CIDA -. Sono numerose le questioni cui da anni non si trova soluzione e che rischiano di condurre al fallimento anche la sanità privata convenzionata. Se i medici dell’ospedalità pubblica, infatti, dopo due anni di encomi e applausi sono stati dimenticati, quelli dell’ospedalità privata continuano ad essere abbandonati, con contratti di lavoro scaduti da anni, retribuzioni inaccettabili e titoli non equiparati che ne impediscono la carriera. Si tratta di una discriminazione intollerabile tra professionisti che hanno gli stessi doveri, le stesse responsabilità e lo stesso codice deontologico».
«Chiediamo a gran voce al prossimo Governo, di qualunque colore esso sarà, di attivarsi prontamente per accelerare il rinnovo del contratto dei 4.770 medici dipendenti dell’AIOP che attendono da 17 anni l’aggiornamento della parte normativa, ormai del tutto incompatibile con le nuove regole del lavoro, e che aspettano dal 2009 l’adeguamento della parte economica – aggiunge Carmela De Rango, Segretaria nazionale Cimop - Un’odissea, quella vissuta dai medici AIOP in questi anni, che dimostra come l’attuale separazione contrattuale tra pubblico e privato convenzionato sia fallimentare: occorre invece riformare il sistema, introducendo un contratto quadro che preveda i diritti e i doveri di tutti i medici, stabilendo poi in accordi di secondo livello le peculiarità dei professionisti del settore pubblico e del settore privato convenzionato. Solo in questo modo sarà possibile riconoscere anche il percorso professionale dei medici dell’ospedalità privata ai fini dell’accesso ai concorsi pubblici. È una questione di riconoscenza e di giustizia», conclude De Rango.
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