sanità
07 Febbraio 2023 "Le nuove frontiere del web, lo sviluppo della rete e soprattutto dei social ci pongono ormai da tempo di fronte a questioni che toccano da vicino il benessere dei giovani, sempre più costantemente online. Proteggere i minori dai rischi a cui sono esposti, richiede un approccio trasversale". Lo scrive il ministro della Salute Orazio Schillaci
"La salute psicofisica dei nostri ragazzi è strettamente correlata all'ambiente e agli spazi di relazione, anche virtuali, in cui si trovano ad agire. Le nuove frontiere del web, lo sviluppo della rete e soprattutto dei social ci pongono ormai da tempo di fronte a questioni che toccano da vicino il benessere dei giovani, sempre più costantemente online. Proteggere i minori dai rischi a cui sono esposti, richiede un approccio trasversale, in termini di competenze e capacità di fare rete, per assicurare il contributo di tutti gli attori chiamati a supportare i giovani e le loro famiglie: istituzioni, enti, associazioni". Lo scrive il ministro della Salute Orazio Schillaci in un messaggio inviato al convegno "Verso un'agenda digitale per l'infanzia e l'adolescenza" a Roma nell'Aula dei Gruppi Parlamentari organizzato da Telefono Azzurro per celebrare il Safer Internet Day, la Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete. "Il ministero della salute - conclude - continuerà a fare la propria parte e assicuro massima attenzione a quanto emergerà da questa giornata di dibattito".
Nel corso del convegno sono stati presentati i dati di una ricerca condotta da Swg per Italian Tech e Telefono Azzurro, il 75% dei giovani inizia a usare il cellulare tra i 6 e i 9 anni, ma per un italiano su due l'uso eccessivo riguarda tutti, non solo i più piccoli. L'analisi di Swg, effettuata su un campione di un migliaio di persone tra i 14 e i 75 anni, rivela che 3 italiani su 5 guardano allo smartphone come un'innovazione positiva, che nel complesso ha migliorato la vita: una convinzione più diffusa tra la Generazione Z (72%), ma che trova d'accordo anche la maggioranza degli adulti. Molte luci, ma anche qualche ombra, dalla privacy al benessere psichico. La 'nomofobia', ovvero la paura di rimanere sconnessi e privi del proprio telefono, colpirebbe 2 italiani su 5, con un'incidenza maggiore tra i lavoratori e chi vive nelle grandi città. Dalle interviste ai genitori emerge poi che il 75% dei 6-9enni ha già iniziato a usare uno smartphone, e a 10-13 anni lo utilizza il 96%: di questi, uno su 3 lo fa già in totale autonomia rispetto ai genitori, che usano un parental control nel 36% dei casi.
L'abuso dello smartphone tra i giovani esiste ed è riconosciuto da tutte le generazioni, in primis da quelle adulte. I giovani Gen Z sono tuttavia divisi nel valutare il fenomeno: un 38% la considera una reazione eccessiva a un fenomeno che gli adulti non riescono a capire, altrettanti ne denunciano invece un abuso tra i coetanei (39%). Sempre secondo le fasce d'età più senior, l'allarme giovani riguarderebbe soprattutto la difficoltà nel socializzare e la capacità di esprimersi e argomentare. Se lo smartphone possa considerarsi 'come la cocaina', dalla circolare del ministero dell'Istruzione alle scuole accompagnata da uno studio del Senato sugli effetti dannosi dello smartphone sui giovani, l'85% dell'opinione pubblica risponde che il problema esiste, ma per 8 su 10 è un errore pensare che sia solo dei giovani. Per due terzi il problema andrebbe ridimensionato e i giovani trattati con più rispetto. Ascolto e dialogo, rileva la ricerca, sono e rimangono la chiave per non perdere la connessione con una generazione che fa sentire la propria voce soprattutto attraverso gli strumenti digitali.
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