Pharma
02 Maggio 2022Sarà maggio il mese cruciale per capire se un'eventuale campagna autunnale di richiami anti-Covid si potrà fare con nuovi vaccini. Lo riferisce l’Adnkronos salute sottolineando come in pole position siano i vaccini a mRna che sono più avanti nel percorso di riadattamento. Ma il vaccino dell'azienda spagnola Hipra, attualmente sotto 'revisione ciclica' da parte dell'agenzia europea del farmaco Ema e proposto come richiamo, potrebbe sparigliare le carte. In ogni caso, tutto dipende, spiegano gli esperti "da quando arriveranno" all'ente regolatorio Ue "i dati dei risultati clinici". Se arrivassero a settembre "sarebbe un problema", ma "se - come sembrerebbe - arrivassero a maggio-giugno, o anche all'inizio di luglio", allora un via libera "durante l'estate o perlomeno per l'inizio di settembre" si potrebbe riuscire ad avere in Europa. Per far sì che "almeno dei vaccini chiave siano disponibili per una campagna d'autunno".
Ma ci devono essere i dati. Maggio sarà importante anche per capire cosa fa il virus e cosa aspettarsi nei prossimi mesi. I fari sono puntati sul Sars-CoV-2 dell'era Omicron, gli esperti vogliono capire "se ci saranno dei cambiamenti significativi nel virus". Il monitoraggio continua perché se questi cambiamenti fossero accompagnati da un'eventuale risalita dei casi e soprattutto delle ospedalizzazioni, allora diversi Paesi potrebbero accelerare e coprire con le quarte dosi alcune categorie più fragili.
Altro capitolo è come saranno i nuovi vaccini che potrebbero arrivare. Tutte le aziende che hanno vaccini autorizzati stanno pensando a eventuali aggiornamenti dei loro prodotti scudo. Sono avanti nel loro percorso di studio su questo fronte Moderna e Pfizer/BioNTech. Ed entrambe stanno lavorando sia con dei vaccini monovalenti per Omicron che con dei vaccini bivalenti, Omicron e virus di Wuhan. Altre compagnie sono al lavoro, ma potrebbe volerci un po' più di tempo.
Si stanno facendo degli studi clinici su questi vaccini, "soprattutto negli Stati Uniti ma anche in altre parti del mondo", per valutare se "la risposta immunitaria sia migliore o no rispetto a quella che si ha col vaccino attuale, dopo un primo o un secondo richiamo. E quindi per capire se ha senso fare un cambio di produzione", spiega chi segue da vicino questa nuova sfida.
A marzo, Moderna ha annunciato l'avvio di uno studio di fase 2 su un candidato vaccino booster bivalente contro Covid, denominato mRna-1273.214. Si tratta di un prodotto - ha spiegato l'azienda americana - che combina il candidato booster per Omicron mRna-1273.529 con il vaccino anti-Covid Spikevax* (mRna-1273). Uno scudo '2 in 1'. Mentre le aziende americana Pfizer e tedesca BioNTech hanno annunciato a fine gennaio di aver avviato lo studio clinico sul candidato vaccino specifico per la variante Omicron. Ma anche loro esplorano la via del bivalente.
Gli esperti, fermo restando che tutti dipende dai dati, ipotizzano uno scenario in cui forse per un richiamo un vaccino Omicron potrebbe bastare, mentre per una serie iniziale il bivalente potrebbe essere l'ideale per avere una copertura più ampia. Ma se il bivalente funzionasse bene anche come booster, si potrebbe puntare ad avere una singola tipologia, evitando complicazioni. Ma dipende anche da quello che porteranno le aziende.
Un 'outsider' da tenere sott'occhio potrebbe essere il vaccino proteico spagnolo Hipra basato sulle varianti Beta e Alfa. Quindi pur non essendo un vaccino Omicron non è neanche un vaccino uguale a quello che abbiamo adesso e potrebbe presentare dei vantaggi effettivamente come richiamo, così come viene proposto. Potrebbe dunque anche essere un'alternativa, che potrebbe arrivare anche per l'autunno", evidenziano gli esperti.
L'iter che si prospetterebbe per il vaccino aggiornato? In Ue sarà la cosiddetta 'rolling review' e i dati da esaminare si prevede siano di meno, in quanto si parla di variazioni su vaccini già autorizzati e per questo il percorso potrebbe essere semplificato. Guardando al medio-lungo termine, cosa sarà delle campagne vaccinali anti-Covid? C'è chi è convinto che nei prossimi anni una rivaccinazione autunnale mirata a chi ha più rischi "potrebbe essere la strategia più probabile". L'evoluzione del virus sarà determinante per tutto, anche per le tempistiche della quarta dose: l'importante, "al di là delle varianti ricombinanti" come Xe, "che sono eventi attesi", è che "non venga fuori una variante che sia sufficientemente diversa da creare una nuova ondata e magari una maggiore flessione della copertura vaccinale - conclude la fonte interpellata - questo potrebbe essere il motivo per valutare già in tarda primavera", quindi prima dell'autunno, "un'ulteriore campagna almeno nei fragili".
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