sanità
05 Dicembre 2023 Tra i nuovi criteri della suddivisione delle risorse per il Servizio sanitario, oltre al numero dei residenti ed alla pesatura per età, entrano in scena la deprivazione con i tassi di mortalità degli under 75 e il tasso di occupazione dei residenti. Anche se attingono una piccola quota del Fondo
Il Cipess, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, ha approvato il riparto del Fondo sanitario nazionale per il 2023. Tra i nuovi criteri della suddivisione delle risorse per il Servizio sanitario, oltre al numero dei residenti ed alla pesatura per età, entrano in scena la deprivazione con i tassi di mortalità degli under 75 e il tasso di occupazione dei residenti. Anche se attingono una piccola quota del Fondo, le due “new entry” premiano le Regioni del Sud che in totale si spartiranno 220 milioni a spese delle consorelle del Centro-Nord (che comunque hanno dato l’ok già quest’estate). A spiegare le novità sono stati il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato e Alessandro Morelli, sottosegretario con delega al Cipess, in un incontro in cui hanno presentato le voci del Fondo Sanitario nazionale.
Un po’ di contabilità - Quest’anno il Fondo è finanziato con 128,869 miliardi: tre miliardi di più rispetto al 2022. In quei tre miliardi ci sono 1,4 miliardi di incremento dei costi energetici, 365 milioni per il recupero delle liste di attesa; 314 milioni per finanziare le attività del Piano PanFlu 2021-23; 111 milioni per coprire gli aumenti sul trattamento accessorio della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria; 200 milioni per aggiornare i livelli essenziali di assistenza; 100 milioni per l’indennità di pronto soccorso di medici ed infermieri; 70 milioni per remunerare l'incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive; 33,7 milioni per finanziare gli screening neonatali; 40 milioni quale fondo per acquistare dagli Irccs prestazioni di alta specialità da erogare a cittadini residenti in regioni diverse. Ma per capire cosa andrà al Sud, bisogna prendere i 128,869 miliardi complessivi e togliere 864 milioni da dedicare alla spesa regionale per l’acquisto di farmaci innovativi. Dai restanti 128,005 miliardi ne vanno poi tolti circa 4,2 destinati a voci e a riparti specifici: ad esempio, il riparto tra regioni di 1,5 miliardi per gli obiettivi di piano, somma che le regioni si dividono in altro tavolo. I coefficienti che in questa fase privilegiano il Sud si applicano appunto sui 123,8 miliardi rimanenti. Che costituiscono la quota indistinta del fabbisogno con cui le regioni fanno fronte alle spese principali (ed includono gli incrementi dei costi energetici). Nello specifico, il 98,5% delle risorse del fabbisogno indistinto, per il 2023 che volge alla fine, è ripartito in relazione al numero di residenti, lo 0,75% è suddiviso in base all’incidenza della mortalità di cittadini sotto i 75 anni, e un altro 0,75% è suddiviso in base ad indicatori di svantaggio come la popolazione povera, disoccupata, a bassa scolarizzazione.
Le prospettive - Durante l’incontro, il sottosegretario Morelli ha ricordato come questo riparto 2023 arrivi prima rispetto ai precedenti. Dopo anni di approvazioni "posticipate" all’anno dopo, l’ok ad attribuire le risorse 2023 entro l'anno offre subito alle regioni disponibilità finanziarie. Una nota Cipess ricorda poi che nel 2024 sul Fondo Sanitario arriveranno 5,14 miliardi di euro in più. Di questi, 2,4 miliardi andranno tanto al rinnovo dei contratti della dirigenza medica e del comparto sanità 2022-24, quanto al rinnovo delle convenzioni tra cui quella dei medici di famiglia; altri 520 milioni andranno al recupero delle liste di attesa e 280 milioni incrementeranno la tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per il personale Ssn; infine 50 milioni nel ‘24 e 200 dal ‘25 amplieranno i livelli essenziali di assistenza. Per abbattere le liste di attesa nel ‘24 la disponibilità salirà a 500 milioni, ha detto Gemmato. Che risponde anche alle osservazioni dell Fondazione Gimbe secondo cui, a seguito dei tagli delle case ed ospedali di comunità istituibili con i fondi UE, a soffrire saranno le Regioni del Centro-Sud cui era destinato il 40% delle risorse europee del Piano Nazionale di Ropresa e Resilienza. Per il sottosegretario la rimodulazione del Pnrr non comporta tagli al numero di nuove struttue. Se nella prima fase erano previste 1350 Case di comunità e ora scendono a 1038, le 312 mancanti saranno finanziate con i fondi per l'edilizia sanitaria.
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