Covid
03 Novembre 2023I richiami dei vaccini Covid aggiornati alla sottovariante Omicron XBB.1 sono arrivati: 3,8 milioni entro fine ottobre, ed altri 5 milioni ne sono previsti questo mese. Non tutti sono stati consegnati alle Regioni
I richiami dei vaccini Covid aggiornati alla sottovariante Omicron XBB.1 sono arrivati: 3,8 milioni entro fine ottobre, ed altri 5 milioni ne sono previsti questo mese. Non tutti sono stati consegnati alle regioni. In alcune aree d’Italia non sono ancora arrivati, come ha confermato il segretario Fimmg Silvestro Scotti per parti della Campania. Ma il problema è che la platea potenziale dei destinatari è di circa 20 milioni, pari alla popolazione fragile (2,5 milioni, che potrebbero soffrire forme di coronavirus insidiose) sommata a 17 milioni di over 60, di cui 4 milioni e mezzo di italiani ultraottantenni, e ad un milione di sanitari. Responsabili di questa campagna, le Regioni a loro volta stanno sia affidandosi ai medici di famiglia (Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Basilicata), sia puntando in primo luogo (ma non solo) sulle farmacie come la Lombardia, sia riaprendo ambulatori ospedalieri o di Asl, come al Sud e nelle Isole. Però, tra consegne che non arrivano, complessità di somministrazione del vaccino e riaperture a singhiozzo di hub vaccinali, al 1° novembre avevano fatto il richiamo con il vaccino aggiornato in 251 mila. I vaccinati contro l’influenza sono quasi dieci volte di più e di rado è stato possibile raggiungerli con il vaccino Covid nella stessa seduta. Il 40% delle immunizzazioni, oltre 100 mila, fin qui è avvenuto in Lombardia, Emilia Romagna e Toscana seguono con 39 e 35 mila, la Puglia è a 10 mila, altre regioni sono sotto e bisognerebbe vedere quanto, per regione, ricorre la doppia vaccinazione: antinfluenzale ed anti-Covid in “contemporanea”. Nel recente incontro organizzato al Centro Studi Americani e moderato dalla senatrice Beatrice Lorenzin, sono emersi due problemi molto importanti: da una parte l’esitazione vaccinale di molti italiani sull’opportunità di un nuovo richiamo contro il coronavirus, dall’altra i rimedi; tra questi ultimi, il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute Francesco Vaia, citando uno studio in Emilia Romagna su “dove” gli italiani vorrebbero vaccinarsi, ha auspicato la riapertura degli “hub” che nei picchi pandemici eseguivano vaccinazioni di massa. Laddove compito dei medici di famiglia è anche proporre il vaccino come stile di vita sano alla stregua di mangiare bene e fare sport. «Se chiudiamo gli hub facciamo pensare che la vaccinazione non serve più creando un danno enorme ed allontanandola dal cittadino». Con 9 milioni di dosi c’è necessità di vaccinare i più fragili. Nei prossimi giorni il Ministero preparerà una circolare per sollecitare le regioni ad attivarsi sulle platee di residenti che hanno bisogno e diritto, e attiverà una piattaforma sul suo sito per monitorare la campagna.
In un’intervista ad ADNKronos Salute, Vaia spiega l’esitazione vaccinale come il risultato di una situazione pandemica più favorevole («siamo usciti definitivamente dalla fase acuta grazie alla diffusa immunità ibrida, somma virtuosa tra immunità naturale e immunità indotta dal vaccino») e di una fiducia del cittadino minata da una comunicazione “cattiva e contraddittoria”. «Gli indecisi sono la maggioranza, e hanno bisogno di spiegazioni chiare e senza ipocrisie da istituzioni e operatori. Bisogna ribadire sempre di più l'importanza strategica del vaccino, anche alla luce dei dati disponibili, che ci restituiscono l'evidenza scientifica dell'efficacia e della sicurezza dei vaccini». La chiave per attrarre i più fragili è far capire che le istituzioni ci sono. «Alle Regioni suggerisco di essere maggiormente proattive, anche attraverso la chiamata diretta, nel raggiungere le persone più fragili». In queste categorie è raccomandata una dose di richiamo. «Ma senza nessuna imposizione, vogliamo piuttosto puntare sulla responsabilizzazione dei cittadini, che devono vedere lo strumento vaccino come un modo per prendersi cura di sé e delle persone care». Infine, non c’è alcun problema di approvvigionamento, «le dosi sono parametrate sulla base del fabbisogno del nostro Paese e, se necessario, abbiamo la possibilità di acquisirne un maggior numero in breve tempo».
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