sanità
16 Marzo 2023 Quaranta ospedali in tutta Italia a misura di donna, in grado di prendere in carico le pazienti colpite da tumore all’ovaio ed endometrio con un approccio multidisciplinare, offrendo loro un’assistenza umana e personalizzata. Le strutture, concentrate soprattutto in nord Italia, sono state mappate dalla Fondazione Onda
Quaranta ospedali in tutta Italia a misura di donna, in grado di prendere in carico le pazienti colpite da tumore all’ovaio e all’endometrio con un approccio multidisciplinare, offrendo loro un’assistenza umana e personalizzata. Le strutture, concentrate soprattutto in nord Italia, tra Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, sono state mappate dalla Fondazione Onda che ha avviato contestualmente un’indagine conoscitiva, in collaborazione con Elma Research, per ricostruire il patient journey delle pazienti con carcinoma dell’ovaio e dell’endometrio, l’impatto della malattia, l’esperienza di terapia e, soprattutto i bisogni delle pazienti e i servizi che le strutture ospedaliere dovrebbero implementare. All’iniziativa hanno aderito 130 ospedali sul territorio nazionale, che hanno presentato la propria candidatura rispondendo ad un questionario on line con domande volte a valutare le diverse tipologie di servizio importanti per garantire una buona gestione delle pazienti, dalla multidisciplinarità della presa in carico al supporto psico oncologico. Ad assegnare il riconoscimento un advisory board, che ha assegnato un bollino rosa a poco più di una struttura si tre, tra quelle che hanno aderito alla mappatura. Tra le strutture d’eccellenza individuate dalla Fondazione Onda, rientrano la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, il San Raffaele e l’Istituto Nazionale dei Tumori, a Milano; Il Policlico Universitario Gemelli e l’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena a Roma; L’azienda Ospedaliera Universitaria Federico II e l’Azienda Ospedaliera Cardarelli a Napoli; Il Policlinico Sant’Orsola Malpighi a Bologna; l’Azienda Ospedaliera Universitaria a Parma; L’Azienda Ospedaliera Università di Padova e l’Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino.
“Dalla mappatura dei percorsi di oncologia ginecologia a misura di donna – ha spiegato Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda – emerge la necessità delle pazienti affette da un tumore ovarico o all’endometrio di avere dei percorsi chiari e definiti, di essere prese in carico da un’equipe multidisciplinare, che non solo sia dotata di specializzazione, ma che abbia anche un aspetto umano, in grado di tener conto dei bisogni delle pazienti. Oggi con questa mappatura, proponiamo quei centri che si distinguono non solo per la specializzazione, ma anche per l’aspetto umano”.
“Anche nell’ambito dell’oncologia ginecologica, grazie alla ricerca, abbiamo a disposizione metodi diagnostici e percorsi di cura sempre più innovativi, ma permane il gap territoriale e dunque resta obiettivo prioritario mettere in campo ogni iniziativa tesa a ridurre, fino a cancellarlo del tutto, il divario provocato dalla disparità nell’approccio al trattamento di patologie tumorali – ha detto Maria Domenica Castellone, Vice Presidente, Senato della Repubblica - Nelle regioni più virtuose, dove si è proceduto nella riorganizzazione a rete dei presidi ospedalieri e dell’offerta sanitaria, è più semplice accedere alla diagnostica preventiva e anche a percorsi di cura più efficaci, mentre il dato più significativo delle regioni meno virtuose resta quello dei viaggi della speranza, ossia il fenomeno migratorio di chi è costretto a spostarsi in altre regioni dalla propria per potersi curare. La direzione da intraprendere – ha sottolineato la vice presidente del Senato - è sicuramente quella che ci vede compatti nell’investire sempre di più in ricerca. Ma soprattutto dobbiamo colmare i divari, in prevenzione, diagnosi e cura. Ecco perché sentir parlare di rafforzare il potere delle regioni e di applicare l’autonomia differenziata non può vederci d’accordo”. Per Luana Zanella, vicepresidente commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati: “È necessario prevedere un aumento del Fondo Sanitario Nazionale. Senza risorse non siamo neanche in grado di garantire quello che riuscivamo a garantire prima della pandemia. E’ fondamentale – ha concluso la Zanella - non frammentare ancora di più il servizio sanitario nazionale e va potenziata quella che è ormai una medicina di genere”.
Francesca Malandrucco
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