Governo e Parlamento
14 Marzo 2023 Sull’assistenza domiciliare che verrà non ci siamo. Mancano le risorse per finanziare il personale. Il miliardo di euro l’anno postato dalla Finanziaria a partire dal 2026 non basta. A paventarlo, l’Ufficio parlamentare di Bilancio nel focus “L’assistenza sanitaria territoriale: una sfida per il Servizio sanitario nazionale”
Sull’assistenza domiciliare che verrà non ci siamo. Mancano le risorse per finanziare il personale. Il miliardo di euro l’anno postato dalla Finanziaria a partire dal 2026 non basta. A paventarlo, l’Ufficio parlamentare di Bilancio nel focus “L’assistenza sanitaria territoriale: una sfida per il Servizio sanitario nazionale”: qui si analizza l’allocazione delle risorse della missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a partire Case di comunità, Assistenza domiciliare ed Ospedali di comunità. Le tranche di fondi europei arrivano e oggi si va verso l’istituzione di 1350 “Case” per il 2026, di 400 ospedali a degenza breve o più. Sulla realizzazione delle 600 Centrali operative territoriali – 1 ogni 100 mila abitanti – si è buon punto in Toscana, Veneto, Emilia-Romagna, e si procede in Piemonte, Umbria, Sicilia, Basilicata, Puglia, Calabria. Da capire se la telemedicina riuscirà a coprire almeno 200 mila pazienti entro il 2025. Ma ci sono dubbi sulla presa in carico in assistenza domiciliare di 800 mila over 65 in più, il doppio di adesso. Uno scenario in cui si prevede di fronteggiare tre gradi di complessità assistenziale.
Domiciliarità ad oggi - Ad oggi, le Asl faticano a trovare personale per assistere il 5% degli anziani, nessuna regione supera quella percentuale eccezion fatta per il piccolo Molise seguito da Emilia-Romagna, Veneto, Toscana. L’assistenza erogata è quella base nel 40% dei casi, in Emilia Romagna e Toscana nel 60%. E’ in itinere una proposta stato-regioni di ricalcolo del fabbisogno di personale per le cure domiciliari. Intanto, un’altra intesa stato-regioni, del 2021, ha esteso gli accreditamenti ai soggetti privati: le regioni sono state chiamate a fissare tariffe in attesa che il governo detti criteri per uniformarle, e intanto la legge annuale su mercato e concorrenza ha reso definitivi gli accreditamenti. Passi, insomma, ne sono stati fatti. Ma sempre le regioni oggi in vista del 2026, anno di scadenza del PNRR, rappresentano tre timori: non trovare forza lavoro tra i professionisti sanitari e sociosanitari; non riuscire a coinvolgere i medici di famiglia nei cambiamenti; subire dal governo invasioni delle loro sfere di competenza.
Il ruolo dei mmg - I medici di famiglia dovevano essere cooptati nelle case di comunità, ma il nuovo atto d’indirizzo delle Regioni enfatizza il ruolo delle aggregazioni senza accelerare sulle “Case". Lo stesso atto di indirizzo prevede che la medicina generale sia un livello di assistenza attivo 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno: dalle 20 alle 24 subentrerebbe il servizio della casa di comunità, dalle 0 alle 8 il 118 o la rete dei medici di famiglia da remoto. Il decreto ministeriale 77/22 sugli standard territoriali prevede che entro 6 mesi dall’entrata in vigore le regioni adottino piani di programmazione; ma in parallelo dovrebbero concludere accordi regionali con i medici convenzionati, incentrati sui fattori produttivi, e a monte di detti accordi dovrebbe innestarsi la trattativa sul nuovo accordo nazionale. Trattativa che si porta già dietro un primo calcolo di personale da suddividere tra collaboratori del medico di famiglia e risorse umane in capo al distretto. Tutto da esplorare il tema del rapporto medici di base-telemedicina.
L’ammanco - Premessa: i 7 miliardi del PNRR sono destinati ad “edificare” le realizzazioni PNRR ed i 0,5 del Fondo complementare ad un piano di prevenzione e preparedness anti pandemie, e bisogna giustificare tutto ciò che si destina fuori dalle finalità concordate con la Comunità europea. Restano i fondi appostati dalla Finanziaria 2022 per il personale: 91 milioni nel ’22, 150 nel ’23, 328 nel ’24, 591 nel ’25 e 1015 dal 2026; di questi ultimi, 787 vanno al personale delle case di comunità, 23 a quello delle Cot e 205 agli ospedali di comunità. Non c’è uno stanziamento preordinato per il personale dell’assistenza domiciliare. Gli autori del focus sottolineano che per realizzare gli interventi dichiarati servirebbe un miliardo al netto delle risorse da considerare per incentivare medici del territorio ed infermieri di distretto. Nel frattempo, conclude il focus, “il DM 77 lascia aperte molte soluzioni, anche riguardo al ruolo del mercato privato, che potrà trovare spazi di espansione piuttosto ampi nella fornitura dei servizi da garantire, a seconda delle scelte attuative delle Regioni”.
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