Medici
14 Ottobre 2022 Entra nel vivo, con l’estensione a tutto il territorio delle sperimentazioni relative ad alimentazione dei fascicoli e portabilità, la seconda fase del Progetto, dedicato al Fascicolo Sanitario Elettronico, che ha visto uno stanziamento di 610 milioni di euro, di cui 311 milioni destinati al rafforzamento delle competenze digitali degli operatori sanitari e quasi 300 milioni al potenziamento tecnologico dell’infrastruttura digitale
Entra nel vivo, con l’estensione a tutto il territorio delle sperimentazioni relative ad alimentazione dei fascicoli e portabilità, la seconda fase del Progetto, finanziato dal Pnrr, dedicato al Fascicolo Sanitario Elettronico, che ha visto uno stanziamento di 610 milioni di euro - di cui 311 milioni destinati al rafforzamento delle competenze digitali degli operatori sanitari e quasi 300 milioni al potenziamento tecnologico dell’infrastruttura digitale. Ora il Fascicolo sanitario elettronico, perciò, può essere implementato in tutte le Regioni. Il ministro uscente per l'Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao, ha presentato alla Conferenza Stato-Regioni Unificata i risultati ottenuti nella prima fase, che ha visto coinvolte sei Regioni pilota per incrementare l'alimentazione dei fascicoli e la portabilità tra Regioni per i cittadini che si trasferiscono. A questa fase hanno partecipato le Regioni Basilicata, Campania e Piemonte (incremento alimentazione) e le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Puglia (trasferibilità automatica). In appena sette mesi, la Regione Basilicata è passata dal 27% dei documenti disponibili sull'FSE al 95%; la Regione Campania dal 1,5% al 53%; e la Regione Piemonte dal 50% al 80%. Sulla portabilità interregionale, la percentuale di successo nella migrazione dei documenti tra le Regioni pilota è passata dal 14% al 93% nel periodo ottobre 2021-giugno 2022; allo stesso tempo è stata riscontrata la riduzione degli errori rispetto alla migrazione, passati dal 5% al 0,60% dei documenti interessati nello stesso periodo di riferimento. Il Governo, ricorda una nota, ha già stanziato 610 milioni di euro per il potenziamento dell'infrastruttura digitale dei sistemi e all'incremento delle competenze dei professionisti del sistema sanitario, destinati da un lato al potenziamento tecnologico dell’infrastruttura digitale dei sistemi (circa 300 milioni) e dall’altro all’incremento delle competenze digitali dei professionisti del sistema sanitario (311 milioni). Le risorse saranno impiegate nelle attività definite nei piani operativi che saranno predisposti dalle Regioni e dalle Province Autonome e che dovranno essere approvati dal Ministero della Salute e dal Dipartimento per la trasformazione digitale. Questo step di finanziamento rappresenta un tassello per attuare gli investimenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che al Fascicolo Sanitario Elettronico dedicano 1,38 miliardi di euro. In generale, l’erogazione dei fondi, subordinata al raggiungimento di obiettivi specifici di alimentazione del Fascicolo e formato dei documenti, avverrà su base annuale, fatta salva l’erogazione dell’anticipo previsto per l’anno 2022». Come si ricorderà, gli obiettivi indicati dal PNRR prevedono che l’85% dei medici di base alimentino il Fascicolo entro la fine del 2025; e che tutte le Regioni e Province Autonome adottino e utilizzino il Fascicolo entro metà 2026. Il ministro ha inoltre annunciato che, per quanto riguarda la piattaforma nazionale di telemedicina, l'agenzia Agenas ha dichiarato economicamente conveniente e di pubblica utilità la proposta di Partenariato pubblico privato ricevuta da Poste Italiane, Dedalus, Engineering, Althea e Almaviva, che sarà ora messa a gara. Entro l'autunno saranno inoltre avviate le procedure per le gare che metteranno a disposizione di tutte le Regioni i servizi di telemedicina, in particolare per le visite, l'assistenza, il consulto e il monitoraggio da remoto.
da sorvegliare sarebbero anche le regioni che chiedono ai mmg e pdf di alimentare il fascicolo, ma non lo chiedono agli ospedali, ai laboratori, agli specialisti ambulatoriali. Con il risultato che il fascicolo diventa un doppione della cartella clinica che il medico ha sul suo computer, ed è perfettamente inutile, le informazioni debbono essere condivise per essere utili. Dunque il primo investimento le regioni debbono farlo sulle proprie strutture, non dar finta di aver attivato il fse
É vero, anche alcune regioni che erano quasi a zero ora hanno un po' di fascicoli con qualche documento inserito in più. Ma cosa viene inserito? Di fatto materiale essenzialmente inutile perché al di fuori delle precise nome tecniche inserite nel Decreto Ministro della Sanità nella GU n.160 del 11/7/2022, ultimo di infiniti decreti e leggi varie negli ultimi 15 anni.
Le norme dicono che il FSE è una busta elettronica da inviare alla regione di residenza dell’ammalato contenente un file pdf in cui viene incapsulato un documento medico digitalizzato strutturato e codificato in HL7D-CDA2/FIHR. Health Level Seven (HL7) è uno standard per lo scambio di informazioni tra i sistemi informativi medici. È uno standard di interoperabilità sviluppato da oltre 20 anni mentre FHIR è la specifica più recente per la condivisione di dati e include l'esperienza e la conoscenza dei modelli logici e teorici esistenti. Ad HL7 è associato un sistema di codici CDA che è una raccolta codificata (LOINC, firma digitale, ed altri, per definire con precisione standard sanitari, associazioni funzionali, designazioni, significati semantici).
In realtà quello che oggi viene inviato è solo la busta contenente un file pdf con firma Pades del medico. Che significa? Che il file contiene un documento che è certamente visibile al paziente ma totalmente inutile ai fini di qualsiasi analisi gestionale, epidemiologica o altro, che è la vera finalità per cui è stato creato il FSE, semplicemente perché non c’è l’incapsulamento o, se c’è, non è strutturato.
Tutto questo impedisce di avere un sistema di Big Data Biomedici nazionale da cui ricavare importanti informazioni biomediche relazionali presenti nella parte strutturata mediante intelligenza artificiale o algoritmi specifici. Il danno oltre che enorme dal punto di vista economico lo è ancora di più dal punto di vista pubblico/gestionale.
Tutto questo accade semplicemente perché nelle varie regioni la competenza informatica di chi fa le commesse per il FSE è praticamente zero, ma è zero anche la competenza delle aziende informatiche che devono svilupparlo. Non oso immaginare quando si dovrà su queste basi sviluppare anche una cartella clinica.
Ah! Dimenticavo. Questo tipo di dati è relazionale semantico per cui non solo vanno implementati con delle ontologie semantiche ma necessitano anche di un data base a grafi (tipo Neo4J) per analisi networking scalabili e ad alte prestazioni, il chè, sempre per le aziende, è un vero incubo. Comunque, tutti continuano a lavorare bruciando milioni e milioni di euro e senza ricavarne un ragno dal buco ma producendo solo quello che sanno fare.
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