Diritto sanitario
21 Settembre 2023 Non c’è stata alcuna corruzione per favorire le case farmaceutiche e il fatto non sussiste. Con queste motivazioni il tribunale di Parma ha assolto tutti gli imputati del caso Pasimafi: una pagina di cronaca nera, nata da un’inchiesta sulla sanità parmense che aveva coinvolto direttore di Anestesia e Rianimazione della clinica universitaria Guido Fanelli, l’anestesista Massimo Allegri
Non c’è stata alcuna corruzione per favorire le case farmaceutiche e il fatto non sussiste. Con queste motivazioni il tribunale di Parma ha assolto tutti gli imputati del caso Pasimafi: una pagina di cronaca nera, nata da un’inchiesta sulla sanità parmense che aveva coinvolto direttore di Anestesia e Rianimazione della clinica universitaria Guido Fanelli, l’anestesista Massimo Allegri, funzionari amministrativi, rappresentanti di aziende produttrici di farmaci, distributori, mondo dei congressi e l’ateneo.
L’8 maggio 2017 erano stati posti agli arresti domiciliari 19 tra camici, dirigenti, imprenditori. Pasimafi ha coinvolto in tutto 75 persone, destinatarie di altrettanti avvisi di garanzia. Il capo d’accusa era pesante e “nuovo” per l’Italia: si ipotizzava l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio, che agiva nel campo della sperimentazione sanitaria e della divulgazione scientifica. L’accusa rivolta principalmente a Fanelli era di intascare mazzette da produttori di farmaci in particolare nel campo della terapia del dolore. A vario titolo, erano state coinvolte 18 aziende ed erano state sequestrate due società ritenute di comodo perché rivolte a riciclare i proventi della corruzione. Ma non è tutto, l’inchiesta aveva indagato un secondo filone relativo a concorsi truccati: ipotesi di altre mazzette, stavolta pagate dai candidati per superare le prove. E aveva scosso anche l’università di Parma portando alle dimissioni dell’allora rettore Loris Borghi. Ma l’indagato chiave era Fanelli, estensore della legge per la terapia del dolore, autore di 241 pubblicazioni, consulente Aifa: un opinion leader in un settore delicato della farmaceutica.
Nei giorni scorsi, la sentenza e il colpo di scena: il Tribunale di Parma ha emesso una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati e per tutti i capi di imputazione perché il fatto non sussiste, sancendo la non colpevolezza di Fanelli e di tutti gli altri imputati. Niente condotte corruttive, nessun motivo per confiscare liquidità, conti correnti, beni dell’indagato. Nel tempo è infatti emerso come alcune intercettazioni siano state interpretate erroneamente. Un esempio, la “peer review” scientifica era stata intesa come “pay review”, cioè, intenzione di alzare il prezzo delle tangenti; nomi di farmaci sarebbero stati scambiati per forme di pagamento; e così via. Una parte dei capi d’imputazione era stata quindi trasferita a Lecco e a La Spezia, e soprattutto nella prima sede non solo l’ipotesi di conflitto di interesse ma tutto il peso degli elementi di reato corruttivo riscontrati su Fanelli si era affievolito. Lo scorso anno il tribunale di Parma aveva restituito al medico circa 1,7milioni di euro, tra denaro e beni sequestrati a suo tempo. Alla fine, erano rimaste in piedi solo le accuse sui concorsi ma i giudici hanno ritenuto di non potere utilizzare le intercettazioni in un procedimento diverso da quello per cui erano state prodotte, sulla base di una sentenza della Cassazione del 2020.
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