Oncologia
02 Dicembre 2025Il professor Giuseppe Curigliano spiega come il ROME Trial pubblicato su Nature dimostri la superiorità della medicina di precisione nei tumori solidi avanzati e apra a nuovi modelli clinici, ruolo dell’IA e multiomica

“La scelta del trattamento non si basa più solo sull’evidenza clinica standard ma sul profilo mutazionale del tumore”. A sottolinearlo in un’intervista a Sanità33 Giuseppe Curigliano, ordinario di Oncologia medica all’Università di Milano, vice direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e presidente eletto ESMO, commentando i risultati del ROME Trial, pubblicati su Nature Medicine.
Il ROME Trial rappresenta il primo studio randomizzato che dimostra la superiorità della medicina di precisione rispetto allo standard di cura nei tumori solidi avanzati. Il modello adottato è basato sull’analisi del profilo genomico dei pazienti tramite sequenziamento NGS e sulla selezione terapeutica all’interno di un Molecular Tumor Board multidisciplinare, con oncologo medico, patologo e biologo molecolare. L’obiettivo è massimizzare il beneficio clinico e ridurre la tossicità, personalizzando la terapia a partire dalle alterazioni genomiche “driver”.
Sul fronte di una possibile estensione del modello ad altri ambiti terapeutici, Curigliano sottolinea che il sequenziamento genomico trova oggi massima applicazione in oncologia, mentre risulta meno trasferibile in discipline caratterizzate da eziopatogenesi complesse come neurologia o cardiovascolare. Maggiori prospettive emergono invece per alcune malattie rare, in particolare neurologiche, nelle quali l’identificazione di mutazioni specifiche può orientare approcci di correzione genetica.
Il progetto Beyond ROME rimarrà concentrato esclusivamente sull’oncologia ma adotterà un’impostazione multiomica, integrando genomica, RNA-seq e biopsia liquida. L’accumulo sistematico di dati di profilo molecolare e di outcome clinici consentirà lo sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale capaci di produrre algoritmi predittivi di risposta, resistenza ai trattamenti e tossicità.
“Il prossimo passo è utilizzare l’IA per costruire veri e propri avatar clinici virtuali, in grado di simulare scenari terapeutici e supportare le decisioni del medico”, spiega Curigliano. L’IA potrà inoltre facilitare la gestione della relazione con il paziente: strumenti sperimentali consentono già ai pazienti di ottenere risposte rapide su effetti collaterali o problemi minori. Resta però imprescindibile la supervisione medica: “L’avatar non potrà mai sostituire la dimensione umana della cura”.
Sul piano organizzativo, il ROME Trial è stato riconosciuto a livello internazionale come modello operativo. Un editoriale su ESMO Open ha definito l’esperienza italiana “la più sofisticata e pragmatica” nell’accesso alla precision oncology. A differenza di precedenti studi di tipo elitistico, il ROME Trial ha garantito l’ingresso in programmi di terapia target a oltre 400 pazienti all’interno di una rete nazionale pubblica.
“Ha dimostrato che, lavorando insieme, è possibile superare frammentazioni territoriali e assicurare equità di accesso all’innovazione nel Servizio sanitario nazionale”, conclude Curigliano, evidenziando come il progetto rappresenti non solo un risultato scientifico ma un vero banco di prova per nuovi modelli assistenziali.
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