Organizzazione sanitaria
30 Giugno 2025L’intervista a Paola Caporossi, co-fondatrice della Fondazione e direttrice del Centro REP, sull’ultima edizione del Rapporto “Città al Centro e sulle ultime evidenze in sanità
L’efficacia e la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche da parte dei Comuni capoluogo italiani al centro dell’ultima edizione del Rapporto “Città al Centro”, realizzato dal Centro di Ricerca sugli Enti Pubblici (REP) di Fondazione Etica, presentato alla Camera dei Deputati. A parlarne, ai microfoni di Sanità33, è Paola Caporossi, co-fondatrice della Fondazione e direttrice del Centro REP. Ma accanto al dato amministrativo, Caporossi lancia un segnale d’allarme che riguarda un altro ambito di vitale importanza: la sanità pubblica. “I Comuni pubblicano moltissimi dati, ma spesso non vengono letti o usati dal decisore pubblico. Eppure, è proprio da quei dati che si dovrebbe partire per indirizzare politiche pubbliche più mirate”, spiega Caporossi. “Ogni Comune ha luci e ombre: è un errore pensare a graduatorie assolute. Nessuno è completamente virtuoso o completamente inefficiente, tutti possono insegnare e imparare qualcosa”.
Il Rapporto non si limita a misurare le performance ma intende fornire strumenti operativi di autovalutazione per gli Enti, investitori e cittadini. I dati parlano chiaro: solo 24 Comuni raggiungono la fascia “Good”, mentre il resto si attesta su livelli mediocri. Tuttavia, un elemento positivo è il superamento parziale del divario Nord-Sud: Cagliari, ad esempio, si posiziona tra i Comuni più efficienti, mentre città del Nord come Biella e Imperia mostrano forti criticità. Ma se nei Comuni qualcosa si muove verso la trasparenza, nel sistema sanitario la situazione appare ancora troppo confusa e frammentata. È su questo fronte che Caporossi si concentra con preoccupazione: “Il primo problema è che parliamo di liste d’attesa, ma senza chiarire di quali liste parliamo: a livello regionale? Di singola ASL? Su base mensile, settimanale? Tutto viene confuso. E così anche un cittadino volenteroso non riesce ad avere un’informazione chiara su tempi e accessibilità ai servizi”. A fronte dell’obbligo normativo di pubblicazione dei dati anche per le aziende sanitarie pubbliche, la realtà è una mancanza strutturale di omogeneità. “Ci sono Regioni, come la Lombardia, che adottano modelli organizzativi unici e non comparabili con altri sistemi sanitari. Questo rende impossibile qualsiasi analisi comparativa seria, e perpetua un sistema opaco”. Una trasparenza frammentaria, quindi, che mina alla base non solo l’efficienza, ma anche il diritto all’informazione del cittadino. E il problema, secondo Caporossi, è prima di tutto di natura giuridica e metodologica: “Serve un chiarimento sui soggetti titolati a parlare di sanità e una standardizzazione della pubblicazione dei dati. Solo allora sarà possibile parlare di equità d’accesso e di riforma della sanità pubblica su basi reali”.
Nel dettaglio, il Rapporto valuta i Comuni capoluogo su sei macroaree fondamentali: bilancio, governance, personale, servizi, appalti e ambiente. Sul piano finanziario, due terzi dei Comuni gestiscono positivamente il proprio patrimonio immobiliare, ma un terzo chiude in perdita; Milano, Firenze e Cagliari si distinguono per saldi pro capite positivi. Sul fronte della governance, preoccupano gli eccessi di affidamenti diretti: in oltre la metà dei Comuni superano il 60% delle gare, con picchi oltre il 90% in città come Fermo, Lucca e Barletta. Per quanto riguarda il personale, si registrano forti squilibri: a parità di popolazione, Trento ha oltre il doppio dei dipendenti a tempo indeterminato rispetto a Pescara, mentre Avellino ne ha meno della metà di Pordenone. I servizi esternalizzati superano il 50% in molti Comuni, con rischi in termini di perdita di competenze e qualità. Sul fronte ambientale, Reggio Calabria e Isernia, sorprendentemente, primeggiano per investimenti pro capite, mentre Comuni come Trani e Teramo risultano del tutto inattivi. Infine, la digitalizzazione si conferma ambito critico: Venezia investe oltre 33.000 euro ogni 1.000 abitanti, ma un Comune su cinque non ha destinato nemmeno un euro. Dati che, nel loro insieme, rafforzano l’urgenza di un’azione pubblica più informata, mirata e trasparente.
Anna Capasso
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