Intervista
16 Febbraio 2024 Una progettualità comune tra medici di famiglia e specialisti sia nell’assistenza sia nella ricerca è all’orizzonte sul territorio nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ne parla in un’intervista Walter Marrocco, da poco nominato nella Commissione Scientifica ed Economica dell’Agenzia Nazionale del Farmaco
Una progettualità comune tra medici di famiglia e specialisti sia nell’assistenza sia nella ricerca è all’orizzonte sul territorio nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sanità33 ne parla in un’intervista a Walter Marrocco, medico di famiglia e responsabile scientifico di Fimmg, da poco nominato nella Commissione Scientifica ed Economica dell’Agenzia Nazionale del Farmaco. Con Marrocco in questo caso non si parla di terapie, ma di accordi collettivi e ricerca sanitaria e in particolare di un PNRR –come della recente convenzione 2019-21 appena firmata– che può valorizzare il lavoro del medico del territorio facilitando l’interazione tra medico di famiglia e specialista e rendendoli più accessibili ai pazienti. «L’accordo nazionale prevede una compresenza di specialisti nei nostri studi ma la collaborazione tra le due figure, ufficialmente prevista e promossa nelle aggregazioni funzionali territoriali e nelle Unità di cure primarie del nuovo accordo, deve essere funzionale ancor prima che strutturale – spiega Marrocco – e deve privilegiare l’interazione alla presenza in un’unica struttura. Poi nelle regioni vanno sviluppate progettualità attente all’offerta locale e ai bisogni». Un altro fronte dove specialisti e medici di famiglia possono collaborare è la ricerca. Marrocco ha da poco pubblicato un articolo sul Journal of Clinical Medicine dove si analizzano le cadute domestiche e l’importanza di un approccio multicomponente che va dalla revisione dei farmaci all’educazione all’esercizio fisico alla valutazione del rischio domiciliare. «Lo studio evidenzia come la medicina generale svolga ricerca di qualità, ancorché non sia stata fin qui sufficientemente supportata né considerata fonte importante di dati in grado di migliorare le prestazioni dei servizi sanitari nazionale e regionali».
«La nostra ricerca – prosegue Marrocco – ha impegnato circa 2 anni con l’obiettivo di valutare come il medico curante possa prevenire la caduta, che è una delle cause principali di patologie ed invalidità dell’anziano oltre che di costi ingenti per il paziente stesso e per il servizio sanitario. Lo studio randomizzato “Premio” – acronimo che sottende l’intervento multifattoriale delle cure primarie nel prevenire le cadute sia in casa sia in ambito comunitario – ha coinvolto 117 medici che a loro volta hanno arruolato 1757 pazienti anziani, distribuiti in modo randomizzato in due gruppi: nel primo erano previsti interventi di educazione sanitaria, l’altro era di controllo. Sul primo gruppo i colleghi verificavano i fattori di rischio ambientali (presenza di tappeti, gradini in casa) e del paziente (età, patologie in atto e pregresse, farmaci assunti); i componenti hanno ricevuto per un anno la sorveglianza del medico, visite periodiche a domicilio, interventi educazionali per tenere un corretto stile di vita e per favorire un’attività fisica volta a mantenere l’elasticità e la funzionalità articolare e motoria. Dopo un anno, abbiamo osservato nel gruppo di intervento un 31% in meno di cadute domiciliari rispetto al gruppo controllo ed una riduzione delle cadute totali del 26%. Come endpoint principale l’obiettivo era appunto dimostrare che il medico di medicina generale può effettuare interventi efficaci di sanità pubblica –in questo caso di prevenzione di danni– con ricadute positive su paziente e servizi sanitari. Come endpoint secondario, nel gruppo di intervento abbiamo osservato un calo dei ricoveri e degli accessi in pronto soccorso, mentre c’è stato un lieve aumento del rischio fratture, spiegabile con il fatto che proprio in quel gruppo c’era una maggior percentuale di soggetti con problemi osteo-articolari. Nei futuri studi sugli anziani –conclude Marrocco – intendiamo coinvolgere gli specialisti, per attivare approcci multicomponenti, sui temi dell’esercizio fisico, della valutazione dei farmaci assunti e della messa in pratica di successivi programmi di prevenzione e sanità pubblica».
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