Intervista
02 Novembre 2023 Il segretario Fimmg parla a Sanità33 all’indomani dell’approdo del testo della Finanziaria 2024 in Commissione Bilancio al Senato. E si dice soddisfatto per un aspetto chiave: Quanto investito per il nostro servizio sanitario riguarda anche la parte convenzionata, cosa che nella prima stesura non sembrava
Soddisfazione per la manovra, attese sulla nuova convenzione, perplessità per il modo in cui i medici di famiglia si innesterebbero nelle case di comunità, vaccinazioni antinfluenzali e anti-Covid: il segretario Fimmg Silvestro Scotti parla a Sanità33 all’indomani dell’approdo del testo della Finanziaria 2024 in Commissione Bilancio al Senato. E si dice soddisfatto per un aspetto chiave: «Quanto investito per il nostro servizio sanitario riguarda anche la parte convenzionata, cosa che nella prima stesura non sembrava. Questo grazie all’interessamento del Ministro della Salute Orazio Schillaci. All’articolo 10 comma 4 è scritto che tutti gli aumenti di dipendenti e comparto riguardano anche il personale convenzionato con il Ssn. Resta un po’ assurdo che ad ogni finanziaria dobbiamo inseguire gli articolati». Scotti rassicura anche la categoria: i tagli alle pensioni calcolate con il metodo retributivo per gli anni ante-96 riguardano i contribuenti Inps, non quelli dell’Enpam, che riguarda le pensioni dei medici di famiglia e degli altri camici convenzionati e liberi professionisti, ma è ente con caratteristica privatistica. «Siamo comunque solidali con i colleghi che vedono alterato un diritto acquisito dato giustamente da loro per scontato e in base al quale avevano programmato il tenore di vita tenendo conto dell’età più fragile. Un paese che modifica diritti acquisiti non mi sembra un paese civile».
A che punto è la trattativa per la convenzione 2019-21 e quando contate di chiudere?
«Speriamo al più presto. Nella trattativa precedente sono state poste le basi per la crescita della medicina del territorio. Si tratta ora di adattare gli strumenti contrattuali alle esigenze partite con i finanziamenti pregressi, ad esempio quello sulla diagnostica negli studi dei medici di medicina generale, e di quantificare i finanziamenti per la partecipazione dei mmg nelle case di comunità. Finanziamenti, questi ultimi, che sono confermati e andranno incontro ad incrementi annuali, ma tali incrementi ad oggi sono riferiti genericamente a personale dipendente e convenzionato. Penso sia ora di far capire quale parte spetta ai convenzionati. Tenendo anche conto del fatto che le case di comunità sono “soggetti integrativi”, si tratta cioè per noi di integrare delle attività nella nostra ordinaria e non certo di svolgere attività straordinaria (magari per di più gratis, in situazione di carenza e sovraccarico…)».
Quali sono le vostre pregiudiziali sulle case di comunità?
«La criticità è che non è un sistema di prossimità per il cittadino, il numero di case da istituire è diminuito. Ma la CdC ci porta più lontani dalla casa dell’assistito, che se urgente andrà in pronto soccorso e se non lo è continuerebbe a recarsi nello studio del suo medico di famiglia. Inoltre, in Casa di comunità non andiamo certo a fare medicina d’attesa o la stessa che facciamo nel nostro studio. Devono esserci slot di rapporto con specialisti, infermieri e soggetti che prendono in carico pazienti più complessi ed a maggiore intensità. La parte positiva è il contatto con gli altri professionisti, la possibilità che la “casa” diventi luogo dove l’utenza trova équipe multi-professionali e da cui partono azioni di assistenza e di crescente prossimità. Ma attenzione, gli italiani, che si spostano spesso in auto per andare in studi ed ambulatori non sotto casa, sono sempre più anziani. E fin qui non ho visto progetti di casa di comunità che considerassero novità logistiche per gli anziani che dovranno recarsi in queste strutture».
Sulle vaccinazioni Covid-19 ed antinfluenzale a che punto siamo con la gestione dal medico di famiglia?
«Per l’antinfluenzale stiamo vaccinando alla massima potenza, gli stock si consumano nel giro di 7 -10 giorni. Sul Covid si va a macchia di leopardo: ci sono aree del paese dove medici hanno ricevuto i vaccini, io in Campania non li ho ricevuti. C’è una forte esitazione vaccinale mentre non ho trovato problemi sull’antinfluenzale e ci stanno chiedendo pneumococco e zoster. Siamo in ogni caso sempre più sul pezzo».
Perché tanta esitazione sui vaccini anti-Covid?
«A causa delle variabili che hanno modificato il virus, il vaccino non ha risolto il problema del contagio e nel contempo il messaggio dell’obiettiva minore gravità dovuta all’immunizzazione contratta non è passato con forza. Al momento, le varianti non stanno esprimendo un grosso carico su pronti soccorso e terapie intensive. Serve però convincere i pazienti fragili a fare il richiamo. Peraltro, ricordo che per chi si ammala c’è anche la chance dell’antivirale che, praticato entro 5 giorni, consente il controllo della replicazione del virus».
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