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16 Settembre 2022 Equità Nord-Sud, valorizzazione del personale, ma anche proposte precise per calibrare il numero di nuovi specialisti ai bisogni degli italiani: sono le richieste della nostra sanità, viste, alla vigilia delle elezioni politiche, da Mariolina Castellone. Medico con dottorato in oncologia ed endocrinologia
Equità Nord-Sud, valorizzazione del personale, ma anche proposte precise per calibrare il numero di nuovi specialisti ai bisogni degli italiani: sono le richieste della nostra sanità, viste, alla vigilia delle elezioni politiche, da Mariolina Castellone. Medico con dottorato in oncologia ed endocrinologia, Castellone ha lavorato a Bethesda, è ricercatrice CNR, e si candida in Campania per la sua seconda esperienza da senatrice nelle file del Movimento 5 Stelle. Presente dal 2018 in Commissione Sanità e Istruzione, Università e Ricerca, concorre a Giugliano, città di 125 mila abitanti alle porte di Napoli ma anche della Terra dei Fuochi. Un’area complicata, anche in tema di accesso ai servizi sanitari, come lo è molto Sud. Con lei partiamo proprio dall’autonomia differenziata chiesta da Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto. Il Pd ha appena preso le distanze dalla “devolution” in sanità, mentre il Centro Destra insiste che, pur necessitando di un controllo centrale, le regioni devono essere autonome nell’organizzare la risposta ai bisogni dei residenti. Per il M5s serve comunque un “ruolo più marcato” del governo, lasciar fare da sole le regioni di Nord e Sud, in pandemia, non è stato il massimo. «Credo che la posizione del Pd, netta, sia difficile da sostenere, essendoci nel partito governatori come Bonaccini in Emilia Romagna, che l’autonomia differenziata l’hanno chiesta», premette Castellone. «Però proprio nella proposta di autonomia, ricordo, è scritto che in attesa di definire i livelli essenziali delle prestazioni da offrire sul suo territorio, ogni regione debba fare riferimento alla spesa storica, pregressa. Tale previsione dopo il Covid-19 è inaccettabile. Non si può tollerare che sulla base delle rispettive disponibilità le regioni diano ai cittadini diverse garanzie di tutela della salute. In pandemia si è visto come leggi nazionali venivano declinate, su temi vitali, in 20 modi diversi, creando confusione e marcando diseguaglianze che solo in seguito, all’alba della campagna vaccinale, sono state in parte colmate».
In tema di personale della sanità, il M5S ha un progetto per calibrare sui fabbisogni il numero di nuovi medici specialisti (ed altri professionisti) e non esclude investimenti extra, anche ingenti, per finanziare le realizzazioni del Piano di Ripresa e Resilienza ed ovviare alle carenze. Porta la firma della senatrice Castellone la “tecnostruttura” istituita nella legge di bilancio del 2020 tra Agenas ed Osservatorio Scuole di Specializzazione del Ministero dell’Università che ha il compito di programmare il fabbisogno di nuovi medici specialisti. «Oggi risentiamo di anni di mancata programmazione», dice Castellone. «A causa dell’imbuto formativo molti medici neolaureati non avevano accesso alla formazione post-laurea e si è determinata la carenza di alcuni specialisti– ad esempio i medici di emergenza o di cure primarie – perché il fabbisogno non era calcolato in base al fabbisogno di salute della popolazione. Oggi sono più che raddoppiati i posti disponibili nelle scuole. Ora però si devono riempire i vuoti per ogni disciplina. L’Osservatorio MUR si dedica all’accreditamento delle Scuole universitarie, l’Agenas valuta l’offerta sanitaria in relazione alla copertura dei livelli essenziali di assistenza, ma il livello di personale che ci serve chi lo valuta? Noi abbiamo istituito per legge un “board”, con sede verosimilmente nel MUR, che deve collaborare con Agenas per questo compito. In materia, dei decreti attuativi sarebbero dovuti partire prima dei nuovi accreditamenti delle scuole, ma sono rinviati alla legislatura entrante».
In tema di riforma dell’assistenza territoriale, Castellone ritiene fondamentale l’integrazione tra medici di medicina generale ed altri professionisti delle cure primarie per interventi «davvero di prossimità rispetto al paziente. Ci aspettiamo che il mmg lavori in team multidisciplinari, per una presa in carico integrata delle cronicità. Oggi anche i tumori stabilizzati possono essere presi in carico come “malattia cronica” sul territorio ma vanno elevati gli standard formativi dei medici e va introdotta una certificazione delle competenze acquisite. Molto dello sforzo formativo va prodotto nel post-laurea. Già in questa legislatura avevamo proposto un doppio binario: accanto alle scuole regionali triennali, un corso di specializzazione in Medicina generale, di comunità e cure primarie, universitario, con possibilità di integrare nelle docenze molti mmg in attività». Qual è il valore aggiunto nell’avere un medico in Parlamento? «Già la scorsa legislatura il mio percorso professionale mi ha aiutata. Sono la prima firmataria di quella che è diventata la legge 29/19 rivolta a creare una rete nazionale dei registri tumori, che consentirà di disporre di una fotografia dell’incidenza di tutti i tipi di tumore e di capire come orientare gli screening. Nella prossima legislatura la mia battaglia sarà intanto per incrementare la quota di investimento che l’Italia destina alla ricerca. Dell’1,4% attuale sul Pil (siamo ultimi in Europa) solo lo 0,5 è investimento pubblico. Le cose devono cambiare: il finanziamento, se si vuole creare tecnologia – ad esempio i vaccini made in Italy – dev’essere costante. Come dottore di ricerca mi impegnerò a far entrare in un percorso di carriera i nostri ricercatori. Per formarli, il nostro paese spende 400 mila euro l’anno, salvo poi negare loro prospettive e costringerne due su tre all’espatrio. Il PNRR prevede fondi da destinare al raddoppio dei dottorati, ma per rendere appetibili quei posti va immaginato un percorso di carriera e di integrazione nel Ssn e nel mondo del lavoro; avevamo pronto un disegno di legge, per questa legislatura è saltato, per la prossima sarà riproposto subito».
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