Intervista
05 Giugno 2023 Prorogare i contratti dei professionisti sanitari è condizione necessaria per affrontare i vuoti assistenziali creati dopo lo tsunami del coronavirus. È il senso di una norma di legge approvata nel Milleproroghe; il relatore dell’emendamento ad essa relativo, il Senatore FdI Guido Quintino Liris
Prorogare i contratti dei professionisti sanitari è condizione necessaria per affrontare i vuoti assistenziali creati dopo lo tsunami del coronavirus. È il senso di una norma di legge approvata nel Milleproroghe; il relatore dell’emendamento ad essa relativo, il Senatore FdI Guido Quintino Liris, abruzzese, 44 anni è stato intervistato da Sanità33. Per Liris, medico igienista, membro della Commissione bilancio, è prioritario affrontare il tema dell’invecchiamento della popolazione che porta alla crescita del carico delle malattie cronico-degenerative. «L’assistenza sanitaria non può essere più solo ospedaliera ma dev’essere il più vicina possibile al paziente per il bene di quest’ultimo e per creare risparmio per le casse dello Stato».
Il Covid ha anche causato un forte rallentamento degli screening, con migliaia di diagnosi mancate che hanno peggiorato il quadro patologico della popolazione…
«La pandemia ha acuito le differenze tra offerte sanitarie delle regioni. In alcune delle regioni più blasonate nell’assistenza ospedaliera si è però sentita la mancanza sul territorio di dipartimenti di prevenzione e distretti organizzati, perché in passato non sono stati visti come investimento. Sono mancati processi per facilitare i percorsi sporco-puliti, le dimissioni, l’assistenza domiciliare. Oggi si deve recuperare il tempo perso. In particolare, sui tumori gli screening possono fare la differenza: intervenire quando un paziente sta bene significa affrontare patologie che sono battibili dalla scienza oltre che migliorare la qualità di vita e risparmiare risorse per il SSN».
Sempre sul fronte tumori, oggi si parla di legiferare sull’oblìo della malattia per chi è guarito…
«Chi guarisce dal tumore deve essere dimenticato da quelle sorte di "liste di proscrizione" che diventano motivo di discriminazione, ad esempio nell’accesso a prestiti, concorsi, formazione, investimenti. Ci sono situazioni che oggi non rendono giustizia nemmeno a chi ha superato queste patologie da decenni perché guarito in età pediatrica. I pazienti oncologici hanno diritto di avere un’attenzione degna dello stato verso la loro condizione che ha ripercussioni anche sul loro contesto familiare».
Nel decreto Milleproroghe Lei ha presentato un emendamento a prima firma per estendere a tutto il 2023 i contratti del personale delle professioni sanitarie (inclusi gli specializzandi degli ultimi anni) poi, approvato e incluso nella legge.
«La crisi del personale sanitario riguarda non solo i medici ma anche infermieri, Oss, assistenti sociali, fisioterapisti, sia in ospedale che fuori siamo di fronte ad una crisi di programmazione. Si sta agendo con il Ministero dell’Università per far accedere più persone a Medicina ed agli altri corsi sanitari al primo anno. Certo, aprire indiscriminatamente il numero chiuso potrebbe portare ad una formazione non all’altezza nei nostri delicati contesti sanitari. Ora, dare la chance a medici over 70 di lavorare o specializzandi di entrare nel mondo del lavoro non è certo la risposta: urge formare nuova classe paramedica e sanitaria per coprire gli organici. Ma intanto c’è bisogno di colmare con misure emergenziali e programmare affinché di qui a qualche anno nuovi professionisti entrino nel SSN, con una formazione di qualità».
Quali i prossimi interventi sull’assistenza del SSN?
«Credo sia necessario occuparsi delle aree interne, dove la carenza di personale si fa sentire. Il professionista è attratto da luoghi che hanno servizi maggiori, ad alta densità demografica, ma serve personale dove c’è carenza di infrastrutture. Stiamo cercando di eliminare gap infrastrutturali grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza ed ai fondi europei per lo sviluppo e la coesione ma serve una azione che prediliga gli interventi sul territorio. Le Case di comunità devono dare prossimità e contenuti, essere vicine al cittadino, ed offrire servizi e personale all’altezza altrimenti non rimediano alle lacune assistenziali sul territorio. Medici di famiglia e pediatri devono essere obbligati a coprire le aree disagiate in cambio di incentivi, e servirebbero incentivi per i medici di Ps nonché in geriatria e lungodegenza. Telemedicina e teleassistenza possono dare supporto fra territorio ed ospedale proprio nelle aree interne, dove sarebbe necessario poter offrire soluzioni sul territorio fino ai “codici quasi-gialli”».
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