Medicina
21 Febbraio 2023 Puntare su un’offerta di cure che metta in correlazione le reti ospedaliera, ambulatoriale e territoriale e copra bene sia l’acuzie sia le cronicità: è l’unico modo per farci trovare preparati da un ritorno di fiamma del Covid-19 o da una nuova pandemia
Puntare su un’offerta di cure che metta in correlazione le reti ospedaliera, ambulatoriale e territoriale e copra bene sia l’acuzie sia le cronicità: è l’unico modo per farci trovare preparati da un ritorno di fiamma del Covid-19 o da una nuova pandemia.
Le conclusioni giungono da un workshop frutto di 100 Instant Report prodotti da Altems, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di Roma diretta da Americo Cicchetti che in 3 anni ha esaminato l’impatto del coronavirus su epidemiologia, organizzazione dei sistemi istituzionali, tecnologie e uso del digitale. Fuori discussione il ruolo dei vaccini nel contrasto al Covid-19: Gianfranco Damiani, ricercatore Altems, ricorda come statisticamente i non vaccinati abbiano corso in questo triennio un rischio di ospedalizzazione 8,74 volte superiore ai vaccinati, la mortalità dopo gli 80 anni sia stata fino a 11 volte superiore in chi non era immunizzato. Nei primi due picchi (primavera 2020 ed autunno-inverno 2020-21) c’è stato in parallelo un crollo di un terzo nei ricoveri di pazienti non Covid, e sono crollate le altre prestazioni. Le regioni hanno fatto fronte in modo molto diverso tra loro ad esigenze come l’aumento dei letti di terapia intensiva (si va dal 230% della Val d’Aosta al 22% della Liguria), o l’organizzazione delle vaccinazioni. Sul fronte Welfare si sono imposti modelli di gestione del personale flessibili, i nidi aziendali hanno ovviato alla chiusura degli asili con forme di part-time per favorire i genitori; l’Agenzia del Farmaco ha ottimizzato le risorse per l’acquisto di farmaci anti-Covid 19 introducendo autorizzazioni condizionate per anticorpi monoclonali ed antivirali. Si è cercato di rimediare con la telemedicina e i telemonitoraggi al crollo dei controlli ambulatoriali per i pazienti oncologici e cardiopatici, con ben 247 soluzioni messe in campo da Asl e ospedali; ma la relazione di Fabrizio Massimo Ferrara, Coordinatore Laboratorio Sistemi Informativi Altems sottolinea due criticità: i database non si parlano (e il Piano nazionale di Ripresa e resilienza non ne ha fin qui superato la frammentazione), e la normativa sulla privacy –europea- rinvia a specifico consenso del cittadino per procedere all’unificazione dei dati di un dossier sanitario da parte delle aziende sanitarie.
I fattori che hanno favorito l’uscita dalla pandemia sono esaminati in una successiva tavola rotonda dove Silvio Brusaferro presidente Istituto superiore di sanità sottolinea come in Italia «la fiducia nelle istituzioni ha rappresentato un argine alla diffusione della pandemia». Dello stesso avviso è Marcello Cattani presidente di Farmindustria. «I risultati che l’industria ha ottenuto sono sotto gli occhi di tutti. Con i lock-down perdevamo 14 miliardi al mese, con i vaccini abbiamo recuperato nel 2021 quasi tutto il prodotto interno lordo perduto. E’ stato dell’Italia il rimbalzo più forte d’Europa. I vaccini ci hanno tolto dal rischio in 14 mesi, non molto tempo fa ci sarebbero voluti dai 5 ai 12 anni. E tra pubblico e privato c’è stata una collaborazione mai vista prima». Un euro speso in vaccino ne genera 48 in costi evitati per le cure Covid e per i giorni di lavoro persi, oltre che per spese collaterali: da qui riparte Guido Rasi già presidente dell’Agenzia europea del farmaco EMA. «Una strategia di comunicazione per il futuro deve basarsi sul coinvolgimento dei medici di famiglia. Una rapida survey sulla categoria ci ha mostrato che le frequenze delle vaccinazioni dipendono da loro. Un paziente non immunizzato ha più probabilità di essere un assistito di un medico “tiepido” sulle campagne vaccinali, e dubbioso sulla tecnologia a m-RNA. Serve una formazione certificata per gli operatori». L’Italia oggi corre due rischi: lasciare scoperte le vaccinazioni –per tutte e 10 le obbligatorie, compresa l’antipolio, la copertura è sotto la soglia di sicurezza del 95% – e trascurare gli screening. Per Rasi, sui vaccini serve una comunicazione corretta e tempestiva sui problemi che possono generare e sul rapporto rischio-beneficio, «e le decisioni prese dai governi vanno sempre spiegate prima all’opinione pubblica». Antonio Fortino per l’Agenzia dei servizi sanitari regionali Agenas, ricorda come purtroppo sugli screening oncologici le regioni stiano recuperando a velocità molto diverse tra loro. Recupera prima chi aveva un’offerta maggiore, e copriva una fetta di popolazione più ampia. «L’Emilia Romagna, che sfiorava il 90% di copertura sulla popolazione target è stata la prima a recuperare gli esami non fatti, rientrando in 4 mesi»; altre regioni non sono ancora rientrate.
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