Governo e Parlamento
19 Gennaio 2023 Nel biennio 2020-2021 la spesa sanitaria è in aumento, soprattutto in virtù degli effetti pandemici. L'Italia continua, tuttavia, a spendere meno dei partner europei, pur reggendo il confronto nell'efficienza. Le maggiori risorse impiegate nella Sanità hanno interrotto il trend decennale
Nel biennio 2020-2021 la spesa sanitaria è in aumento, soprattutto in virtù degli effetti pandemici. L'Italia continua, tuttavia, a spendere meno dei partner europei, pur reggendo il confronto nell'efficienza. Le maggiori risorse impiegate nella Sanità hanno interrotto il trend decennale di contenimento della spesa nel settore, con prospettive di ritorno ai livelli pre-pandemia, ma sono ancora ampi i divari tra le Regioni. È quanto afferma la Corte dei conti nel Referto, approvato con Delibera n. 19/Sezaut/2022/Frg, che la Sezione delle Autonomie ha presentato al Parlamento sulla gestione finanziaria 2020-2021 dei servizi sanitari regionali. Una gestione prudente, ha osservato la magistratura contabile, inizialmente caratterizzata da importanti percentuali di accantonamenti delle risorse aggiuntive per fronteggiare l'emergenza pandemica.
Secondo le analisi della Corte, il biennio 2020-2021 ha segnato una netta rottura di ''trend'', con una spesa sanitaria che, se si include il 2022, è cresciuta mediamente del 5%: oltre tre punti in più rispetto all'1,3% del valore medio del quadriennio pre-pandemico. In valore pro capite percentuale e a parità di potere d'acquisto, la spesa sanitaria è cresciuta, nel solo esercizio 2020, dell'8,4%. Una crescita consistente e, tuttavia, inferiore a quella di Regno Unito (20,2%), Germania (9,7%) e Spagna (9,5%), ad eccezione della Francia (5,0%). Gli effetti della pandemia non sono limitati ai maggiori costi, ma riguardano anche la riduzione della domanda e della fruizione di servizi sanitari già finanziati, per via delle restrizioni alla libertà di movimento, determinando costi cessanti di cui occorre tener conto.
I risultati delle Regioni “in piano di rientro”, prosegue la Corte, sembrano relativamente migliori e mostrano una riduzione da 2,1 a 0,7 miliardi di euro dei disavanzi dei servizi sanitari tra il 2012 e il 2020 (con qualche segnale di peggioramento nel 2021), e indicherebbero un positivo sviluppo gestionale, già maturato con la 'spending review' 2012-2019. Il risanamento finanziario, inoltre, non sembra essere avvenuto a scapito dei Lea (migliorati costantemente almeno fino al 2019, tranne limitate eccezioni) ma sono ancora significative le differenze geografiche nei servizi territoriali, come quelli per le cure palliative ai malati di tumore, il numero di anziani non autosufficienti in trattamento socio-sanitario e l'assistenza domiciliare integrata. La riduzione del volume delle prestazioni sanitarie, puntualizzano i giudici contabili, è stata generalizzata in tutte le Regioni italiane, con un numero delle dimissioni ospedaliere sceso, in media, del 20% sul 2019, con tassi inferiori nel Nord-est (17%) e maggiori al Sud (25%).
Sul versante investimenti, a causa dell'insufficiente volume di risorse assegnate, il valore della dotazione di capitale del Ssn registra un calo riferito al periodo 2013-2019 pari all'8,2% (da 84 a 79 miliardi di euro), con un dato 2021 dei pagamenti per gli investimenti fissi lordi degli enti del Ssn (2,3 miliardi) che mostra, invece, una crescita del 41,8% rispetto al 2019 (1,6 miliardi) e un valore pro capite in aumento dai 26,7 euro dello stesso anno ai 36,6 del 2021. I pagamenti su base regionale evidenziano scostamenti significativi tra le diverse realtà territoriali (il valore medio nazionale è di 29,8 euro nel 2020).
Nella composizione della spesa sanitaria 2008-2019, si riduce quella da lavoro dipendente (in calo dal 34 al 31,7%), risentendo del blocco del turn over e delle altre misure di contenimento delle dinamiche retributive, particolarmente stringenti nel periodo 2012-2019. Risultano invece in aumento i consumi intermedi dal 23,1 al 30,2%. Nel 2020, le Regioni in piano di rientro hanno ridotto il disavanzo sul 2019 del 59% circa, quelle non sottoposte a piano di rientro del 34% e le Autonomie speciali (esclusa la Sicilia, inserita tra Regioni in piano di rientro) del 19%.
Se l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
Oppure rimani sempre aggiornato in ambito farmaceutico iscrivendoti alla nostra newsletter!
POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
11/07/2025
Il farmaco immunoterapico sperimentale Daromun ha indotto la remissione completa in tutti i pazienti colpiti da carcinoma basocellulare e carcinoma squamocellulare cutaneo coinvolti in uno studio di...
11/07/2025
L'Aifa ha ospitato per giornate di studio una delegazione del Ministero della Salute greco, insieme a rappresentanti della Commissione Europea e dell’OMS Europa, per approfondire i meccanismi di...
11/07/2025
L'ente regolatorio amplia la sua presenza sui social network aggiungendo agli account già attivi sugli altri media un suo profilo sulla piattaforma che nel 2024 ha vissuto un vero e proprio exploit...
11/07/2025
Per la prima volta, secondo i dati annuali pubblicati da EFPIA – la Federazione europea dell’industria e delle associazioni farmaceutiche – la Cina ha superato Stati Uniti ed Europa nel numero...
©2025 Edra S.p.a | www.edraspa.it | P.iva 08056040960 | Tel. 02/881841 | Sede legale: Via Spadolini, 7 - 20141 Milano (Italy)