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18 Aprile 2024

Assistenza domiciliare, l’Italia raggiunge i target. La relazione Agenas

Nel futuro di tutti i medici convenzionati del territorio, più ancora della casa di comunità, c’è la nuova assistenza domiciliare rivisitata dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza. Un concetto che i sindacati hanno sempre più presente
 


Assistenza domiciliare, l’Italia raggiunge i target. La relazione Agenas

Nel futuro di tutti i medici convenzionati del territorio, più ancora della casa di comunità, c’è la nuova assistenza domiciliare rivisitata dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza. Un concetto che i sindacati hanno sempre più presente. Tanto più adesso che l’obiettivo del nostro paese nel PNRR finanziato dall’Unione Europea è di inserire entro giugno 2026 ben 800 mila nuovi pazienti over 65, cronici o disabili, in assistenza domiciliare integrata, seguiti a casa loro, e di raggiungere così il 10% della popolazione di questa fascia d’età più anziana. Fin qui tra fondi PNRR e del decreto-legge 34 sull’edilizia sanitaria, alla Missione “Casa come primo luogo di cura” è andato poco più di un miliardo dei 2,72 previsti entro il 2026. Per chi nutrisse dubbi sul fatto che l’Italia raggiungesse il target la notizia è che nel 2023, rispetto ad un tabellino di marcia fissato a 526 mila assistiti in più, è arrivato a 529 mila. L’exploit (+200%) è stato in Umbria e Trentino, ma anche (+144%) in Puglia e Toscana, con percentuali medie intorno al 70-100% di incremento: solo la Sicilia non ha evidenziato miglioramenti (+1%). Al di sotto del target dell’aumento del 100% previsto anche la Campania e la Sardegna che si sono fermate ad un + 62 e ad un + 77% di assistiti in più, e la Calabria che ha sfiorato l’exploit con un +95%. Solo le regioni che raggiungono il 100% di incremento previsto dalla tabella di marcia hanno diritto ad attingere al saldo del 50% delle risorse messe a preventivo nel 2023 e all’anticipo pari al 50% delle risorse previste per l’anno 2024.

Ma come vengono seguiti i pazienti? Con il PNRR, è cambiato anche il contenuto dell’Adi, che non vede più il solo medico di famiglia e l’infermiere al centro. Il decreto del Ministero della Salute del marzo 2023 ha trasformato questo servizio da occasionale (16 ore l’anno di media nelle regioni) e mirato per lo più a specifiche prestazioni quali medicazioni e cateterismi, in un’offerta a tre livelli in base all’intensità crescente dei bisogni assistenziali del paziente. Il primo gradino sono le cure domiciliari di base, un servizio attivabile anche da un solo professionista sanitario –infermiere, fisioterapista, medico, ma leggermente più continuativo che in passato. Infatti, si dovrebbero assicurare almeno 3 accessi al mese. Lo scorso anno sono state implementate le schede di rilevazione SIAD e a monitorarle è stato chiamato un tavolo composto da esponenti del Ministero della Salute, dell’Agenzia dei Servizi Sanitari Regionali-Agenas e delle Regioni i cui lavori sono giunti a compimento tra febbraio e marzo di quest’anno. Lo stesso decreto ha previsto che le regioni si dotassero di piani operativi e comunicassero impieghi delle risorse ed esiti. Di qui si arriva ai numeri del rapporto Agenas di questi giorni. «La nuova procedura messa in atto dalle regioni per misurare l’assistenza domiciliare contempla accanto all’Adi interventi molto più basici che sulla carta dovrebbero essere affidati agli infermieri, in particolare del distretto, e ad altre figure che prendono in carico specifici aspetti del paziente», dice Silvestro Scotti segretario nazionale Fimmg a Doctor 33. «In realtà il grosso degli accessi è stato svolto ancora dai medici di medicina generale, anche i più giovani, gli stessi che, magari ancora durante il corso di formazione, si sono trovati da un giorno all’altro centinaia di assistiti con cui costruire di punto in bianco un rapporto fiduciario». Per Scotti, proprio i giovani medici di famiglia «nel quadro disegnato dal PNRR sono destinati a rivestire un ruolo organizzativo importante a fianco dei loro assistiti nell’assistenza domiciliare: si tratta di una funzione ineludibile per la medicina generale del futuro».

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