Europa
30 Agosto 2022 Per affrontare la crisi energetica e il caro bollette che sta mettendo le aziende sanitarie e ospedaliere in serie difficoltà, la Fiaso chiede un contributo per sterilizzare i maggiori costi sostenuti dalle aziende nei loro bilanci per effetto dell'incremento del costo dell'energia
Per affrontare la crisi energetica e il caro bollette che sta mettendo le aziende sanitarie e ospedaliere in serie difficoltà, la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso), chiede un contributo per sterilizzare i maggiori costi sostenuti dalle aziende nei loro bilanci per effetto dell'incremento del costo dell'energia. Da inizio anno Fiaso aveva stimato un incremento della bolletta energetica pari al 30% chiedendo lo stanziamento di risorse straordinarie pari a 500 milioni di euro per fronteggiare le maggiori spese e alleggerire l'impatto sui bilanci delle aziende in una fase in cui occorre, invece, dare maggiore slancio alle attività e agli investimenti post pandemia. La richiesta era stata accolta con il finanziamento di maggiori risorse pari a 200 milioni di euro. Con gli attuali rincari, tuttavia, le risorse concesse dal Governo si rivelano del tutto insufficienti. Da qui la richiesta della federazione.
Per Giovanni Migliore, presidente Fiaso, occorre «un contributo adatto a garantire la copertura totale delle spese aggiuntive per la bolletta in maniera da poter sterilizzare nei bilanci gli effetti del costo extra dell'energia così come già fatto peraltro per l'emergenza Covid - commenta -. Non si tratta semplicemente di semplici voci di uscita in un bilancio, ma di servizi per il cittadino e per i pazienti: la stagione post-emergenziale richiede la disponibilità di tutte le risorse possibili per recuperare le prestazioni sospese e far fronte agli impegni presi con i cittadini, compresa la realizzazione di progetti previsti dal Pnrr. Oltre alle maggiori spese per l'energia, Asl e ospedali dovranno far fronte agli importi contrattuali lievitati da parte delle aziende fornitrici di servizi che, in qualche caso, stanno già chiedendo la revisione dei prezzi». «Il risparmio energetico, inoltre, per quanto possibile - aggiunge Migliore - negli ospedali è marginale perché è estremamente difficile ridurre il consumo energetico, considerando il grande numero di macchinari che devono necessariamente essere attivi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 come gli apparecchi di radiodiagnostica, tac e pet e il necessario funzionamento delle sale operatorie e delle terapie intensive su cui non ci possono essere risparmi».
Tali aiuti previsti per far fronte al rincaro dei prezzi dell’energia elettrica e del gas escludono, però, gli ospedali accreditati di diritto privato che garantiscono il diritto alla salute dei cittadini erogando il 25% di tutte le prestazioni e i servizi ospedalieri resi alla popolazione dal Servizio Sanitario Nazionale. Ecco perché Barbara Cittadini, presidente nazionale Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, dice di unirsi alla richiesta delle Regioni al Governo, chiedendo «un immediato e adeguato incremento delle risorse finanziare per il SSN di 1,6 miliardi, da utilizzare a copertura dei maggiori oneri e da ripartire equamente fra gli erogatori di diritto pubblico e di diritto privato che erogano prestazioni per il SSN». L’Aiop chiede, inoltre, che «sia riconosciuta la caratteristica di imprese energivore e gasivore per le strutture ospedaliere di qualsiasi natura giuridica». «Assicurare prestazioni sanitarie, ospedaliere e sociosanitarie puntuali ed efficaci – continua Cittadini – implica l’uso di una ingente quantità di energia, che deve essere mantenuta costante nel tempo: basti pensare al lavoro delle sale operatorie, al condizionamento obbligatorio degli ambienti, ai gruppi elettrogeni, alle operazioni di sterilizzazione e disinfezione dei macchinari e delle attrezzature, all’utilizzo delle apparecchiature come tac, risonanze magnetiche e pet, all’erogazione della radioterapia e al funzionamento dei macchinari che devono restare necessariamente attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7».
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