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29 Ottobre 2025

Asma grave, istituzioni e comunità scientifica unite per un modello di presa in carico efficace e sostenibile

In Senato l’iniziativa promossa dalla senatrice Elena Murelli con l’Associazione Respiriamo Insieme APS ed Edra, con l’obiettivo di riconoscere l’asma grave come patologia cronica complessa


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Riconoscere l’asma grave come patologia cronica complessa, distinta dalle altre forme di asma, attraverso un codice di esenzione dedicato e l’inclusione nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). È questo l’obiettivo della conferenza stampa che si è tenuta ieri in Senato, nella Sala Caduti di Nassirya, dal titolo “Asma grave: un modello efficace e sostenibile per la diagnosi, la presa in carico e la tutela dei pazienti”, promossa su iniziativa della senatrice Elena Murelli, componente della 10ª Commissione Affari sociali del Senato, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Respiriamo Insieme APS e con il supporto organizzativo di Edra S.p.A.  “La mozione che abbiamo presentato al Senato – ha dichiarato la senatrice Murelli – chiede il riconoscimento ufficiale dell’asma grave e l’istituzione di un codice dedicato. È fondamentale formare medici e specialisti e creare punti di riferimento territoriali dove i pazienti possano trovare assistenza e farmaci innovativi. Solo così possiamo migliorare la qualità di vita e ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure”.



Anche Simona Barbaglia, presidente di Respiriamo Insieme APS, ha sottolineato la necessità di tutele sociali e riconoscimento normativo: “Riconoscere finalmente l’asma grave è un sogno che perseguiamo da anni. Dobbiamo continuare a lavorare insieme – istituzioni, società scientifiche, clinici e associazioni – per garantire ai pazienti una diagnosi tempestiva e una vita dignitosa”. A portare la voce diretta dei pazienti è stata anche Debora Diso, referente progetti istituzionali dell’Associazione Respiriamo Insieme: “In Italia stimiamo circa 300mila persone con asma grave, che necessitano di un’attenzione diversa rispetto alle forme più lievi. La criticità principale – ha spiegato – è il mancato riconoscimento della patologia come entità autonoma, con un suo percorso diagnostico-terapeutico specifico. L’asma grave è farmacoresistente, presenta sintomi persistenti e deve essere trattata con percorsi mirati e tutele non solo sanitarie, ma anche sociali ed economiche. L’inserimento nei LEA e l’introduzione di un codice di esenzione rappresentano due traguardi fondamentali che intendiamo portare avanti come associazione all’interno del percorso istituzionale avviato oggi”.



L’on. Ilenia Malavasi ha ricordato che alla Camera è già stata depositata una proposta di legge per il riconoscimento dell’asma grave: “Un codice di esenzione – ha spiegato – garantirebbe equità di accesso e diritto alla salute, riducendo l’impatto economico sui pazienti e sulle famiglie. Serve accelerare per superare le disuguaglianze regionali”.



Dal mondo clinico è arrivata una richiesta di maggiore uniformità nei percorsi e nei PDTA. Paola Rogliani (SIP) ha evidenziato l’importanza di strategie multidisciplinari e dell’uso appropriato dei farmaci biologici, capaci di ridurre fino al 60% le ospedalizzazioni. Luisa Brussino (A.O. Mauriziano di Torino) ha insistito sull’identificazione tempestiva e sulla personalizzazione terapeutica, sottolineando il ruolo chiave del medico di medicina generale e delle reti territoriali. Gianna Camiciottoli (Università di Firenze) ha rimarcato come i migliori risultati clinici si ottengano nei centri specializzati multidisciplinari, chiedendo un rafforzamento organizzativo e formativo a livello regionale. Francesco Murzilli (AAIITO) ha richiamato l’importanza del registro nazionale dell’asma grave e delle reti multilivello per garantire continuità assistenziale. Francesco Freddo (SIMG) ha sottolineato il ruolo del medico di famiglia nell’individuare precocemente i pazienti e nell’attivare, anche attraverso il teleconsulto, un rapido percorso verso lo specialista. Infine, Filippo Rumi (Università Cattolica – ALTEMS Advisory) ha illustrato i benefici economici di un riconoscimento istituzionale della patologia: “Un codice di esenzione consentirebbe di monitorare meglio i pazienti, ridurre i costi diretti e indiretti e migliorare la produttività del sistema Paese”.





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