Governo e Parlamento
15 Luglio 2024Governo e regioni sono al bivio. Sul decreto legge contro le liste d’attesa attualmente all’esame della X Commissione del Senato in vista della conversione, potrebbe essere muro contro muro o inizio di una trattativa
Governo e regioni sono al bivio. Sul decreto legge contro le liste d’attesa attualmente all’esame della X Commissione del Senato (Sanità e lavoro) in vista della conversione, potrebbe essere muro contro muro o inizio di una trattativa. La Conferenza delle Regioni ha detto no alle norme chiave in particolare l’organismo di vigilanza ma anche i Cup in grado di valutare le agende di ospedali pubblici e privati e ha chiesto risorse per finanziare l’ampliamento dell’offerta di prestazioni ambulatoriali a sera e nei giorni festivi. Le regioni sono pronte a ricorrere alla Corte Costituzionale, e la Lega ha presentato in Parlamento un articolo per abrogare l’organismo “di ispezione” previsto al ministero della Salute. Per tutta risposta, in un contesto extra-istituzionale, la premier Giorgia Meloni ha affermato: «Penso sia giusto lasciare alle Regioni il controllo sulle Asl che rientra nelle loro competenze, ma poiché il controllo sulle liste d’attesa in passato è mancato credo sia altrettanto giusto scatti il potere sostitutivo da parte del ministero della Salute». Il problema è che, senza un sistema sanzionatorio il decreto non sarebbe applicabile. Non ci sarebbe alcun rimedio ad eventuali inadempienze regionali. Ma alle giunte interessa che l’organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria, con il compito di vigilare e svolgere verifiche in Asl ed ospedali pubblici e privati accreditati, lede il principio di leale collaborazione con lo stato: serve “una riscrittura condivisa.
Il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia vede la maggioranza nel caos, per via della spaccatura con la Lega sull’articolo 2, e tende la mano a Meloni, invitandola a ritirare il decreto e a riscriverlo avendo cura delle proposte presentate dalla leader avversaria Ellie Schlein e riproposte negli emendamenti del Partito democratico. Il presidente della Commissione Sanità, il senatore FdI Francesco Zaffini, replica duro: «Non ci possono venire a dire che un decreto fatto per rimettere al centro i cittadini e i loro bisogni di cura è da buttare alle ortiche. Le Regioni, che poi sono le loro Regioni, fanno politica sulla pelle dei cittadini, non accettano di essere controllate, non accettano di lasciare che lo Stato verifichi dove va a finire il fiume di denaro che gli viene indirizzato. A maggior ragione quando questo danaro è vincolato all'assorbimento delle liste d'attesa. La Commissione di cui sono presidente andrà avanti celermente, valuterà gli emendamenti, accogliendo quelli che potrà accogliere e ovviamente respingerà quelli che non tengono conto dell'impianto di questo provvedimento». Impianto che include «il famoso articolo 2 che dà gli strumenti al ministero, quindi allo Stato, per verificare che le Regioni effettivamente si adoperino per l'assorbimento delle liste d'attesa».
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