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Governo e Parlamento

25 Ottobre 2022

Governo Meloni, dalla crisi energetica al personale le Regioni dettano l’agenda

Le richieste delle regioni al governo dettano di fatto l’agenda dei primi cento giorni al neoministro della Salute Orazio Schillaci. La Conferenza, in un documento annunciato dal Presidente Massimiliano Fedriga, prende atto della gravissima crisi dei costi energetici, con aggravi per miliardi sulla spesa degli enti pubblici, non solo del servizio sanitario


Governo Meloni, dalla crisi energetica al personale le Regioni dettano l’agenda

Le richieste delle regioni al governo dettano di fatto l’agenda dei primi cento giorni al neoministro della Salute Orazio Schillaci. La Conferenza in un documento-agenda annunciato dal Presidente Massimiliano Fedriga (che è anche governatore del Friuli VG) prende atto della gravissima crisi dei costi energetici, con aggravi per miliardi sulla spesa degli enti pubblici, non solo del servizio sanitario. E chiede fondi e poteri locali da inserire in Finanziaria per contrastare gli aggravi, tenendo conto anche del definanziamento (–15 miliardi) previsto da qui al 2026 e destinato a ripercuotersi per lo più sulla sanità pubblica. La Conferenza chiede inoltre compensazioni sul trasporto pubblico, impoverito a seguito dei lockdown in pandemia nel 2020 e 2021, e l’adeguamento di tutte le spese sostenute dalle Regioni e rimborsate dal governo centrale al tasso di inflazione programmato. Per far fronte ai maggiori costi energetici per il 2023 le regioni domandano di riaprire i tavoli tecnici esistenti così da poter rinegoziare i deficit, rivedere le regole sui trasferimenti dell’Irpef regionale e valutare eventuali adeguamenti della normativa vigente sull’Iva. Nei prossimi giorni, con l’occasione data dal probabile via libera ufficiale della sua Regione al rigassificatore a Piombino, il presidente della Toscana Eugenio Giani vedrà esponenti del governo centrale, ed evidenzierà il problema dei maggiori costi in sanità oltre alle questioni legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza ed ai fondi comunitari. «Tutte le regioni hanno bisogno di risorse necessarie a fronte della crisi energetica, noi in Toscana paghiamo solo per le bollette degli ospedali e dei centri sanitari 200 milioni in più, quindi è necessario che nei primi interventi del governo ci sia questa attenzione, altrimenti saltano i sistemi sanitari regionali», dice Giani.

Per la sanità, la richiesta delle regioni si intreccia innanzi tutto con la riforma di ospedale e territorio dopo il Covid-19. La quota di finanziamento del fondo sanitario in relazione al prodotto interno lordo scenderà nel 2025 al 6,1-6,2%; intanto serve denaro per avere sufficiente personale da assicurare i nuovi standard dell’assistenza territoriale, in linea con il Decreto Ministeriale 77 ed il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). I 90,9 milioni di euro stanziati in Finanziaria per il 2022, che diventano 150 milioni nel ’23, 328 nel ‘24, 591 nel ‘25 e 1.015 dal 2026 vanno aggiunti al Fondo sanitario senza vincoli né tetti. Per i medici di famiglia, è probabile che il loro destino nelle Case della Comunità si giochi nella contrattazione del nuovo accordo 2019-21 che potrebbe diventare strategico anche per il personale di studio e soprattutto gli infermieri dipendenti dal mmg, che dovrebbero coordinare gli interventi con gli infermieri del territorio, dipendenti Asl, nell’ottica di ottimizzare le risorse. Va anche approvato il nuovo DM 70 sugli standard ospedalieri, che aggiornerà il precedente “vero” DM 70 2015: il testo al momento è fermo ai box dopo che le società scientifiche hanno dato i loro pareri sulle cose da fare. E va approvato il nuovo nomenclatore tariffario delle prestazioni ambulatoriali del Servizio sanitario, che le Regioni hanno bocciato di recente e che però serve ad offrire nuove diagnosi nei livelli essenziali di assistenza. In tutto cià, c’è anche l’ipotizzata intenzione del governo Meloni di chiedere all’Unione Europea di rivedere alcuni contenuti del PNRR per adeguarlo ai maggiori costi delle gare. Dopo la medicina territoriale e in parallelo all’ammodernamento del parco macchine per la diagnostica in ospedale, le partite da giocare con l’Europa si chiamano telemedicina (valore stanziamenti 1 miliardo ma regole sui telemonitoraggi tutte da varare) e fascicolo sanitario elettronico (stanziati 1,3 miliardi nel capitolo dedicato all’ospedale).

Le regioni vorrebbero pure rivedere modalità di determinazione e riparto del pay-back a carico delle industrie produttrici in caso di superamento dei tetti sia per la spesa farmaceutica sia per l’acquisizione dei dispositivi medici. E vorrebbero un ente ministeriale preposto a certificare il pay back dei dispositivi come avviene con Aifa per la farmaceutica. Per questo capitolo vanno considerati gli sforamenti 2015-16-17-18: totale, oltre due miliardi. Le regioni chiedono poi al governo il ripiano –a partire dal 2015– degli esborsi per indennizzare i danneggiati da emotrasfusioni, per cui il governo ha stanziato 50 milioni. Non è finita. In Aifa sono in scadenza i membri di Comitato tecnico scientifico e Comitato prezzi e rimborsi e scadono pure i vertici dell’Agenzia dei servizi sanitari regionali Agenas: le regioni vorrebbero dire la loro. E chiudono accennando alla necessità di preventivare nuove misure anti-pandemiche e di trasformare in strutturale il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità, con un finanziamento da 100 milioni annui.

TAG: REGIONI, SANITà GOVERNO

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