Governo e Parlamento
02 Agosto 2023 Avere a disposizione più fondi da destinare a incentivi per gli operatori sanitari, così da migliorare il loro lavoro e l'assistenza offerta ai cittadini, a partire dal taglio delle liste d'attesa. È la richiesta rivolta dal ministro della Salute Orazio Schillaci al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso delle consultazioni in vista della definizione della prossima legge di Bilancio
Avere a disposizione più fondi da destinare a incentivi per gli operatori sanitari, così da migliorare il loro lavoro e l'assistenza offerta ai cittadini, a partire dal taglio delle liste d'attesa. È la richiesta rivolta dal ministro della Salute Orazio Schillaci al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso delle consultazioni che il titolare del Mef sta portando avanti con tutti i ministri in vista della definizione della prossima legge di Bilancio. Sul tavolo, secondo quanto si apprende, la richiesta confermata dal titolare della Salute di 3-4 miliardi di euro aggiuntivi, in modo da compensare in parte il buco da 15 miliardi nei conti dovuto all’inflazione. Come raccontato da ‘La Stampa’, su questo enorme deficit pesano l’aumento dei costi e il rinnovo del contratto dei medici 2019-2021, con un calo dell’11,5% della reale capacità di spesa. Ci sono 15 Regioni con i conti in rosso, di cui sette che non riescono a garantire i livelli essenziali di assistenza. Mentre i medici sono sempre più in fuga verso la pensione e lo stress di chi resta che fa commettere 100mila errori all’anno in corsia. Ci sono tre Regioni su quattro che non riescono più a tenere i bilanci in pareggio, come documenta il recente rapporto sul Coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti.
Con i bilanci 2022 riportati ancora in blu sono rimaste solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche, Campania e Calabria. Ma in molti casi si tratta di avanzi irrisori. Tutte le altre Regioni sono invece in rosso: quelle messe peggio sono le Province autonome di Trento e Bolzano, rispettivamente a -243 e -297 milioni, la Sicilia a -247 e il Lazio, che accusa una perdita di oltre 216 milioni. Ma con deficit più consistenti, non sarà più possibile ripianare gli ammanchi con qualche economia su altre voci di spesa anche perché la spesa sanitaria assorbe da sola circa l’80% dei bilanci regionali. C’è, dunque, il reale rischio che il 2024 diventi l’anno dei commissariamenti e dei relativi piani di rientro in sanità. Di conseguenza, si fa anche fatica a garantire i livelli essenziali di assistenza, i cosiddetti Lea. Secondo l’ultimo monitoraggio effettuato dal ministero della Salute nel 2021, sono 7 le Regioni che non sono riuscite a garantirli: Alto Adige, Molise, Campania, Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e Calabria, con le ultime tre peggio delle altre visto che la bocciatura riguarda tutte le aree assistenziali esaminate, a parte quella della prevenzione per la Sardegna, che va però male nell’assistenza ospedaliera e in quella distrettuale del territorio.
Dopo i milioni di prestazioni saltate durate l’emergenza Covid, il recupero riguardo i ricoveri ospedalieri si è fermato al 66%, con Nord e Centro però rispettivamente al 72 e al 78% mentre il Sud è inchiodato al 40%. Stesso discorso vale per visite e analisi, con un recupero che a livello nazionale è del 57%, ma che vede il Nord all’81%, il Centro al 79% e il Sud a uno striminzito 15%. E mentre nelle Regioni economicamente più forti chi non si è servito del servizio pubblico nella maggioranza dei casi si è diretto pagando verso il privato, nel Meridione – dove la disponibilità di spesa è più bassa – il grosso delle prestazioni saltate in Asl e ospedali si è tradotto in molti casi in rinuncia alle cure. E il paradosso è che, nonostante il governo abbia stanziato 500 milioni per il taglio delle liste di attesa, 152 non sono stati spesi. Anche in questo caso con grandi differenze territoriali: al Nord è stato usato il 92% delle risorse, al Centro il 57% mentre al Sud solo il 41%.
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