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20 Settembre 2022 Non solo i farmacisti. Con il Pnrr la scommessa del Servizio sanitario pubblico sul territorio deve poter puntare sui medici di famiglia. Che non devono dipendere dalle Asl ma devono restare convenzionati mantenendo la tradizionale “terzietà” tra paziente e sanità. Lo afferma Andrea Mandelli, deputato di Forza Italia
Non solo i farmacisti. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza la scommessa del Servizio sanitario pubblico sul territorio deve poter puntare sui medici di famiglia. Che non devono dipendere dalle Asl ma devono restare convenzionati mantenendo la tradizionale “terzietà” tra paziente e sanità. Lo afferma Andrea Mandelli deputato e responsabile sanità di Forza Italia, nonché Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti. «Per una assistenza sanitaria di prossimità davvero efficace e capace di mettere al centro i cittadini con la loro domanda di salute –ha affermato Mandelli– è indispensabile valorizzare gli aspetti organizzativi orientati all'équipe, ossia alla collaborazione, in rete, degli operatori e dei professionisti sanitari attivi sul territorio. Tra questi, un ruolo di primo piano spetta certamente al medico di medicina generale. Una figura che va rafforzata, mantenendo la formula della libera professione convenzionata con accordi nazionali e regionali». L’esternazione è stata ripresa subito dal sito FimmgNotizie, a riprova dell’appoggio di una parte della medicina generale per posizioni favorevoli al mantenimento del modello di rapporto con il Ssn che passa per convenzione e pagamento a quota capitaria. Per Mandelli, gli sforzi economici fatti fin qui dalla categoria per adeguare l’offerta assistenziale ai nuovi bisogni dei cittadini non devono andare persi. «Gli investimenti dei medici di medicina generale in personale sanitario e amministrativo e in strumentazioni, nonché il loro crescente coordinamento in team con gli infermieri, i farmacisti e gli altri protagonisti della sanità di prossimità, non possono che essere un vantaggio per i cittadini. Il ruolo giuridico della libera professione convenzionata, con meccanismi premiali –conclude Mandelli– è la strada affinché tutto ciò continui a crescere".
Intervistato dal notiziario online Gazzetta di Milano, Mandelli si è anche soffermato sulla crisi della medicina generale: sempre meno medici sul territorio, una situazione che «rischia di incidere su diagnosi e cura delle persone, è necessario intervenire anche a livello universitario, aumentando i posti e rendendo il territorio attrattivo per gli specializzandi, senza però penalizzare la qualità della nostra formazione, che è eccellente. In questo senso, sarà necessario intervenire sulle strutture universitarie per metterle in condizione di formare al meglio più giovani medici». Nel frattempo, si possono «alleggerire gli oneri burocratici che gravano sui medici di famiglia, semplificare la compilazione dei piani terapeutici e dei registri di monitoraggio. In altre parole, liberare ore preziose, perché siano dedicate ai pazienti e non alle carte. In questo senso, bisogna scommettere sempre di più sulla digitalizzazione dei processi burocratici, sul supporto che la farmacia può dare alla medicina generale e alla territorialità in genere – dai test diagnostici alla prenotazione delle prestazioni specialistiche – e poi puntare su un nuovo concetto di domiciliarità, basato sulla telemedicina». Sul PNRR, che per la missione 6 Salute “cuba” circa 20 miliardi di cui 7-8 per il territorio, Mandelli afferma che quei fondi «devono essere impiegati sia per la costruzione di nuovi luoghi di cura e per la riqualificazione di quelli esistenti, sia per concretizzare modelli di presa in carico e di assistenza basati sulla prossimità, sulla digitalizzazione e, soprattutto, sulle professionalità». Infine, il presidente Fofi ribadisce il sostegno della coalizione di centrodestra alla qualità dell’offerta del Servizio sanitario. «L’obiettivo è di valorizzare la meritocrazia. Affinché ciò avvenga anche in ambito sanitario, il primo passo da compiere è anzitutto l’individuazione di una misurazione più attendibile dei risultati di salute, in senso qualitativo. Non dobbiamo confondere i volumi di prestazioni con gli outcome di salute. Nei nostri ospedali e sul territorio ci sono ancora pochi registri, pochi score e pochi indicatori di qualità. Sarebbero dati preziosi per governare il sistema e anche per inserire meccanismi di premialità».
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