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22 Maggio 2025Il sistema sanitario italiano ha investito nel 2024 ben 2,47 miliardi di euro in tecnologie digitali, segnando un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. È il dato che emerge dalla nuova ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale
Il sistema sanitario italiano ha investito nel 2024 ben 2,47 miliardi di euro in tecnologie digitali, segnando un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. È il dato che emerge dalla nuova ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, presentata oggi. Ma dietro la cifra record, si intravede un paese che avanza a fatica sulla strada della trasformazione digitale: la telemedicina è ancora un’eccezione, il Fascicolo Sanitario Elettronico poco usato, l’intelligenza artificiale diffusa ma in modo improvvisato.
I primi risultati concreti del Pnrr iniziano a vedersi: piattaforme di telemedicina, digitalizzazione degli ospedali e sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 sono in fase di implementazione. Ma i dati raccolti dall’Osservatorio mostrano un utilizzo discontinuo e poco strutturato dei nuovi strumenti.
Il 36% dei medici specialisti e il 52% dei medici di medicina generale hanno effettuato televisite; solo il 30% degli specialisti e il 46% dei Mmg hanno usato il telemonitoraggio. In concreto, però, l’uso resta sporadico e spesso non regolamentato. Sei italiani su dieci comunicano ancora con il proprio medico via WhatsApp, con un impatto diretto sul carico di lavoro: 1 ora al giorno persa in chat non sanitarie, che potrebbe essere recuperata con strumenti dedicati.
Il telemonitoraggio tra i pazienti resta marginale: solo il 12% ne ha fatto uso, nonostante sia uno degli strumenti considerati più promettenti per la gestione delle cronicità e l’assistenza domiciliare. Anche l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico è limitato: lo ha usato il 41% dei cittadini, e solo il 60% di questi ha dato il consenso al trattamento dei dati. Un ulteriore 25% si dice pronto a farlo, ma serve più informazione e accessibilità.
Nel frattempo, cresce l’interesse verso l’intelligenza artificiale: il 31% dei cittadini ha già usato strumenti di generative AI, l’11% lo ha fatto per temi sanitari. Tra i professionisti, ne fa uso il 46% dei medici di famiglia, il 26% degli specialisti e il 19% degli infermieri, ma quasi sempre con strumenti generici, non pensati per l’ambito clinico. Si stima che un uso più mirato potrebbe far risparmiare a ogni medico fino a una settimana lavorativa all’anno tra attività amministrative e ricerca di informazioni scientifiche.
Sul fronte degli investimenti, la cybersecurity resta la priorità per il 69% delle strutture sanitarie. Seguono la cartella clinica elettronica, la telemedicina e i sistemi di integrazione con le piattaforme nazionali. Cresce anche la domanda di strumenti per valorizzare i dati clinici, in vista della costruzione del futuro Ecosistema dei Dati Sanitari.
Ma gli ostacoli non mancano: risorse economiche limitate (55%), carenza di competenze digitali (40%) e cultura organizzativa ancora resistente al cambiamento (34%). A questi si aggiunge l’incertezza sulle risorse disponibili al termine del Pnrr, indicata come un rischio concreto dal 57% delle strutture.
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