Guerra
16 Maggio 2025A Kiev decine di uomini, donne e bambini segnati da ferite devastanti hanno intrapreso un percorso terapeutico per trattare cicatrici da esplosione e ustione

Nel cuore di Kiev 67 persone, tra cui 15 bambini, hanno intrapreso un cammino nuovo: non solo verso la guarigione fisica, ma verso il recupero della propria immagine e della propria dignità, grazie ad un progetto pensato per offrire un percorso terapeutico gratuito ai feriti del conflitto ucraino, devastati non solo dalle armi ma da quelle cicatrici che restano anche quando il dolore svanisce. Il progetto “Mission to Kiev”, presentato al Congresso SIME 2025 a Roma, rappresenta oggi la prima esperienza strutturata e documentata nella cura delle cicatrici di guerra. Si tratta di un percorso terapeutico non invasivo, specificamente rivolto a cicatrici da esplosione e ustione, particolarmente complesse da trattare, e che fino ad oggi non avevano trovato un’efficace risposta nella letteratura medica.
Secondo le stime delle Nazioni Unite, tra febbraio 2022 e dicembre 2024 sono stati feriti almeno 28.000 civili in Ucraina. Un numero enorme, che comprende anche bambini e adolescenti. Per molti, le ferite non si sono limitate al trauma acuto: le cicatrici, soprattutto sul volto, sulle mani e sul collo, diventano un ostacolo al reinserimento sociale, professionale, affettivo. In alcuni casi, portano a forme gravi di isolamento, depressione, e perfino a conseguenze dermatologiche di lungo termine, come le ulcere di Marjolin. È in questo contesto che “Mission to Kiev” si è fatta strada, portando un protocollo terapeutico costruito appositamente sulle esigenze di chi ha subito ferite in zone di guerra. Un metodo sicuro, indolore e privo di effetti collaterali, che ha già dato risultati concreti: 67 pazienti trattati, tra cui 15 bambini, 26 donne e 26 uomini. Tutti hanno mostrato miglioramenti visibili sia sul piano estetico sia su quello funzionale.
Fondamentale in questo percorso è stata anche la creazione di una nuova scala di valutazione per le cicatrici di guerra, la POWASAS (Patient and Observer WAr Scar Assessment Scale), sviluppata per misurare in modo sistematico il grado di compromissione delle lesioni e i risultati del trattamento. La scala, validata in campo clinico, sarà oggetto di una pubblicazione scientifica internazionale. Yehor Kolodchenko, medico ucraino coinvolto direttamente nella cura dei pazienti a Kiev, ha condiviso i dati raccolti nell’arco di 14 mesi. “Il nostro obiettivo era restituire speranza e normalità a persone segnate nel corpo, spesso dimenticate dal sistema sanitario – ha dichiarato –. I risultati ottenuti dimostrano che possiamo agire, ora, anche in contesti difficili, e che la medicina può essere davvero un ponte per il futuro”. Alla luce dei risultati ottenuti, l’obiettivo è estendere l’esperienza anche in altri teatri di guerra, dove migliaia di civili continuano a subire traumi simili: dal Medio Oriente al Sahel, dalla Siria alla Palestina, fino alle aree colpite da guerriglie locali.
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