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Tumori

04 Febbraio 2025

Brevetti anticancro, Paracchi (Genenta Science): gli Usa guidano, l’Europa insegue

Sul tema abbiamo chiesto un commento a Pierluigi Paracchi, fondatore e Ceo di Genenta Science, società biotecnologica quotata al NASDAQ, che sviluppa terapie per la cura dei tumori


jpg Pierluigi Paracchi CEO Genenta color

Con il sesto posto in classifica in Europa per famiglie di brevetti relativi alla lotta ai tumori, l’Italia è tra i principali Paesi sul fronte dei brevetti anticancro, ma si distingue per avere la più ampia quota di startup in fase iniziale (46%). In uno scenario in cui le domande di brevetto in questo settore dal Vecchio Continente stanno rallentando rispetto a quelle provenienti da Stati Uniti e Cina. È il quadro che emerge da uno studio sulle tecnologie oncologiche pubblicato dallo European Patent Office (Epo), in occasione della Giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio. 

Il cancro rimane una delle principali minacce per la salute in Europa, dove - spiegano gli esperti - si concentrano quasi il 25% dei casi globali e oltre il 20% dei decessi, nonostante la regione rappresenti meno del 10% della popolazione mondiale. I progressi tecnologici possono avere un impatto positivo. L'analisi dell'ufficio brevetti mostra i settori tecnologici in più rapida crescita, tra cui l'immunoterapia cellulare (dove il numero di domande di brevetto è cresciuto a un tasso medio annuo del 37,5% tra il 2015 e il 2021), la terapia genica (+31%) e l'analisi delle immagini (+20%). 

L'Italia è sesta in Europa, con oltre 1.100 Ipf (famiglie di brevetti) registrati nel periodo 2010-2021, pari ad una quota superiore all'1%. E rappresenta una quota del 4,6% di tutte le tecnologie oncologiche brevettate in totale in Europa nel periodo 2017-2021, emerge dai dati. Nel complesso, lo studio rivela un netto contrasto nelle fasi di crescita: mentre l'Europa ha un maggior numero di startup nelle fasi di avvio e di crescita iniziale, gli Stati Uniti superano significativamente l'Europa per numero di startup in fase di crescita avanzata. Quasi il 40% delle startup statunitensi legate alle tecnologie anticancro ha raggiunto questa fase avanzata, rispetto ad appena il 24% nell'Ue e a meno del 27% in altri Stati dell'Epo, evidenziando le sfide che le startup europee devono affrontare per raggiungere il successo.

Sul tema abbiamo chiesto un commento a Pierluigi Paracchi, fondatore e Ceo di Genenta Science, società biotecnologica quotata al NASDAQ, che sviluppa terapie per la cura dei tumori

“Gli USA guidano nel settore oncologico, l’Europa insegue” commenta Paracchi. “La cronica mancanza di capitale di rischio ci pone in secondo piano. La reazione dell’Europa e dell’Italia è stata quella di sopperire alla mancanza di questi capitali con azioni governative, in Italia con CDP Venture Capital e con Enea Tech Biomedical. Non chiudano il gap però a causa dei tempi di investimento troppo lenti e per la dimensione degli Investimenti, troppo piccola. La politica” aggiunge il Ceo di Genenta “deve indirizzare le agenzie governative di investimento a ridurre e concentrare gli investimenti. Serve visione strategica o l’Europa potrà solo importare le nuove terapie oncologiche”.

Gli enti di ricerca pubblici in Italia, spiegano gli autori del report, hanno contribuito in modo significativo ai progressi in campo oncologico, con un impegno diretto nella ricerca che rappresenta il 38,4% dei progressi dal 2016 al 2021, superando la media Ue, che è del 34,9%. Se si includono anche i contributi indiretti alla ricerca, il contributo totale sale a un 59,5% in Italia, evidenziando "il ruolo cruciale di queste istituzioni nella lotta contro il cancro". Quasi la metà di tutti i brevetti provenienti dagli Stati membri dell'Unione Europea tra il 2010 e il 2021 proviene da università, enti di ricerca pubblici o ospedali. Al di là dell'attività brevettuale diretta, oltre il 12% delle domande di brevetto relative alla lotta al cancro nell'Ue ha avuto origine presso gli istituti di ricerca ma è stato depositato dalle aziende. In altri Stati membri dell'Epo, si legge, gli istituti di ricerca hanno contribuito a quasi il 30% di tutti i brevetti, mentre il 6,4% è stato depositato da aziende.

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