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18 Maggio 2023

Degenerazione maculare, indagine Altems su impatto economico e miglior presa in carico dei pazienti

La miglior presa in carico di un singolo paziente con degenerazione maculare legata all'età (Amd) porterebbe a un risparmio di risorse di quasi 24.000€ su una stima lifetime pro capite. È questo il risultato dell’indagine condotta dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari


Degenerazione maculare, indagine Altems su impatto economico e miglior presa in carico dei pazienti

La miglior presa in carico di un singolo paziente con degenerazione maculare legata all'età (Amd) porterebbe a un risparmio di risorse di quasi 24.000€ su una stima lifetime pro capite. È questo il risultato dell’indagine condotta dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari – Facoltà di Economia nel campus di Roma dell’Università Cattolica (Altems,) con il supporto non condizionato di Roche Italia. Lo studio condotto dall’Altems ha permesso di quantificare l’impatto economico della gestione del paziente affetto da degenerazione maculare senile sul Sistema sanitario nazionale (Ssn) e sull’intera società, ma anche di identificare i punti sui quali far leva per garantire una migliore presa in carico di questi pazienti.
La degenerazione maculare legata all'età è tra le prime cinque cause di cecità nei paesi industrializzati per i soggetti di età superiore ai 65 anni e comporta una significativa diminuzione della capacità visiva. Per questo motivo ha un impatto importante sulla qualità della vita di questi pazienti, i quali non sono più in grado di svolgere azioni quotidiane essenziali e secondarie. In Italia, la forma avanzata, cosiddetta “neovascolare” (nAmd), colpisce prevalentemente fasce d’età (65-69 anni e over 85) in cui le persone sono già fragili, perché presentano un elevato tasso di comorbilità, tra cui ipertensione, dislipidemie e diabete.    
La nAmd si caratterizza per una perdita della vista rapida, i cui danni non regrediscono. L’unica soluzione al momento disponibile è rappresentata dalle iniezioni intravitreali con trattamenti antagonisti del fattore di crescita endoteliale vascolare (anti-Vegf) che permettono di ottenere un forte rallentamento della progressione della malattia. Tuttavia, questi trattamenti sono efficaci solo se somministrati in maniera stabile e continuativa nel tempo. Ad oggi, però, secondo le stime, molti pazienti non si presentano ai follow-up, soprattutto per paura delle iniezioni e a causa delle frequenti visite. La mancata aderenza alle terapie ha un peso economico ma anche sociale, per il paziente e per l’intero sistema.

Secondo l’indagine condotta da Altems, nell’attuale pratica clinica italiana il peso economico per ogni singolo paziente affetto da nAmd, su un orizzonte life-time, è pari a €60.017,94. Il maggior dispendio di risorse è associato ai costi sociali, che rappresentano il 67,83% della spesa e, in parte, anche al trattamento farmacologico (il 16,58% del totale). Oltre al costo, l’indagine tiene conto anche del tempo impiegato dal paziente e dal caregiver per ogni singolo atto terapeutico: almeno 5 ore per singola iniezione.
In una situazione di presa in carico ottimale del paziente con nAmd, basata su una migliore aderenza alle terapie farmacologiche, la spesa complessiva stimata diminuisce drasticamente (€36.068). L’indagine, facendo quindi un confronto tra lo scenario attuale e quello ottimale, fa emergere chiaramente come una migliore presa in carico del paziente permetterebbe un risparmio di risorse, abbattendo principalmente i costi sociali. Secondo gli esperti dell’Altems, una miglior risposta e aderenza alle terapie da parte del paziente si traduce, nel concreto, nella riduzione delle indennità pensionistica e di accompagnamento (ampiamente normate per legge da decenni, NdR), che sono oggi riconosciute ai pazienti ipovedenti o con ridotta capacità visiva. Questo risparmio, calcolato su un orizzonte temporale life-time, compenserebbe l’aumento dei costi relativi alla spesa farmacologica, alla somministrazione della terapia e al follow-up del paziente nel lungo termine. Inoltre, il paziente sarebbe monitorato in maniera più idonea, riducendo così il tasso di abbandono della terapia.
L’indagine identifica anche quattro importanti punti sui quali far leva per garantire una presa in carico integrata e basata sul valore, utili per definire le strategie future. Partendo dalla consapevolezza di quale sia l’attuale stato della presa in carico dei pazienti con maculopatia e il relativo impatto economico e sociale, è necessario costruire una presa in carico integrata, riducendo le disuguaglianze e favorendo le condizioni di massima appropriatezza. Infine, bisognerà misurare l’impatto degli investimenti sanitari in base al valore generato all’interno del percorso di presa in carico per valutarne l’efficacia. L’indagine, identificando i punti sui quali far leva per una miglior presa in carico, lascia aperta la possibilità di individuare nuove soluzioni per il futuro.

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