Care 2 Cure
26 Agosto 2024Nel chiedere la definizione di un quadro di regole condivise, il “green paper” di Care2Cure invita società scientifiche – un nome, la Società Italiana per l’Health Technology Assessment – a coordinare un tavolo per produrre linee guida in grado di includere la dimensione ambientale nei processi di “impatto tecnologico
Per guidare il mercato verso soluzioni ecologiche servono linee guida sia per la filiera produttiva e distributiva sia per chi nella Pubblica Amministrazione acquista e smaltisce tecnologie sanitarie sostenibili. Fronte offerta, come abbiamo visto, i produttori potrebbero certificare se stessi e i propri processi di sintesi o biologici, o di fabbricazione. E dal punto di vista dell’acquirente di tecnologia sanitaria? Le agenzie del Servizio sanitario, al momento di autorizzare in commercio e di fissare il rimborso di un medicinale (l’AIFA) o di un medical device (l’ente che sarà preposto a breve) dovrebbe includere il criterio della sostenibilità ambientale. Nello specifico, andrebbe favorito il rimborso di tecnologie sanitarie che, a parità di outcome, “non rechino un danno significativo” all’ambiente (principio DNSH - Do No Significant Harm). In tal modo si attribuirebbe come valore aggiunto per i nuovi principi attivi il basso impatto sull’ecosistema.
La sostenibilità ambientale dovrebbe essere obiettivo tendenziale per tutti i fornitori del Servizio sanitario nazionale. Le strutture sanitarie e sociosanitarie interne ed esterne (privato accreditato) alla Pubblica Amministrazione dovrebbero costantemente misurare l’impatto delle loro prestazioni con indicatori che già, di fatto, esistono. In Italia non partiamo da zero. Per prima cosa, abbiamo un Piano nazionale d’azione sul Green Public Procurement, adottato in conformità ad una richiesta dell’Unione Europea. Già noto agli ospedali, questo concetto europeo potrebbe essere esteso senza particolari sforzi alle procedure per l’acquisto di farmaci da parte di Aifa, delle Aziende sanitarie, delle centrali delle regioni. In più, le considerazioni ambientali dovrebbero estendersi all’Health Technology Assessment, la valutazione d’impatto tecnologico dei nuovi prodotti.
Nel chiedere la definizione di un quadro di regole condivise, il “green paper” di Care2Cure invita società scientifiche –un nome, la Società Italiana per l’Health Technology Assessment – a coordinare un tavolo per produrre linee guida in grado di includere la dimensione ambientale nei processi di “impatto tecnologico”.
Oltre alle linee guida, tanto per il farmaco quanto per il medical device, serve però un set di indicatori specifici dell’impatto ambientale, che per ora non ci sono. È vero che la farmacoeconomia include tra gli indicatori per quantificare il vantaggio incrementale di un nuovo trattamento le emissioni di gas serra da consumo di energia e da viaggi del personale sanitario. Ed è altrettanto vero che sempre più spesso gli environmental report (ERA) presentati dai produttori ad EMA misurano l’entità dell’impatto ambientale attraverso il life cycle assessment o attraverso un confronto indiretto con altre tecnologie sanitarie. Ma non ci sono nazioni o servizi sanitari a farci da guida su come sperimentare simili modelli in modo sistematico in Italia. Serve quindi da subito una concreta determinazione del Servizio sanitario a mettersi in gioco per monitorare sperimentalmente l’impatto delle tecnologie sanitarie già in uso, dal carbon offsetting al water footprint (quantità d’acqua richiesta in tutti gli aspetti della fabbricazione di un prodotto), dalla misura del rifiuto generato a fine ciclo alla predisposizione della confezione o dell’apparecchio ad uno smaltimento “virtuoso”, a nuovi ulteriori criteri di misurazione.
Il documento completo è consultabile qui: download.dpsw.it/?g=1948&f=4976&c=0DFC1B9C-CB13-4CC1-AC29-23335C23CF3C
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