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Care 2 Cure

04 Agosto 2024

La Mission delle aziende: una certificazione verde per certificare i progressi fatti

È enorme l’impatto ambientale del viaggio quotidiano alla ricerca di soluzioni per guarire e far stare bene le persone. Per mitigarlo, le imprese, a partire dalle multinazionali, stanno già facendo sforzi. Ma come mettere a sistema gli sforzi fin qui fatti? Il tavolo di esperti di Cure2Care chiede alle aziende di presentare una Certificazione di impatto ambientale acquisita sulla base della valutazione di enti terzi riferita ai processi produttivi di ciascun farmaco


Progetto senza titolo (69)

Sviluppare una nuova molecola costa tra 1 e 2 miliardi di euro. E per arrivare alla cura la ricerca fa il giro del mondo: mobilita laboratori, sostanze, energia per elaborare i “byte”. È enorme l’impatto ambientale del viaggio quotidiano alla ricerca di soluzioni per guarire e far stare bene le persone. Per mitigarlo, le imprese, a partire dalle multinazionali, stanno già facendo sforzi. Anche le nazioni: solo in Italia negli ultimi 10 anni su tutti i settori economici è stata registrata una riduzione media delle emissioni del 34%. Ma come mettere a sistema gli sforzi fin qui fatti, coinvolgendo insieme i produttori di tecnologie sanitarie nonché i distributori e gli attori del ciclo dello smaltimento? Nel policy brief edito da Edra, il tavolo di esperti di Cure2Care chiede alle aziende di presentare una Certificazione di impatto ambientale acquisita sulla base della valutazione di enti terzi, organismi a loro volta certificati. Riferita ai processi produttivi di ciascun farmaco, la Certificazione verrebbe rilasciata sulla base di punteggi ottenuti utilizzando indicatori universalmente accettati. Il possesso del “bollino” potrebbe tra l’altro essere condizione necessaria per essere accettati dal Servizio sanitario nazionale italiano come fornitori di farmaci o dispositivi medici. 

Attualmente a livello internazionale esiste una certificazione “green” dei siti produttivi. Nel mondo dei laboratori, in particolare, ONU promuove un “My Green Lab Certification Programme” con l’obiettivo di certificare entro il 2030 il 95% dei laboratori delle aziende farmaceutiche. Inoltre, esistono progetti per certificare anche i processi di produzione dei singoli principi attivi. Sui farmaci il policy brief cita tre sperimentazioni continentali: Premier, in corso dal 2020 per misurare l’impatto ambientale per singolo principio attivo e migliorare le performance ecologiche dei produttori; Chem21 per valutare come rendere più ecologico il processo di ricerca e sviluppo; ed iPiE per identificare i farmaci a rischio di maggior impatto sulla natura.

Accanto alla Certificazione di produttore e prodotti, un’ulteriore proposta è promuovere una normativa in Italia per cui l’Agenzia del Farmaco chieda direttamente alle aziende la valutazione d’impatto ambientale per i loro prodotti. Qualcosa che, a ben vedere, a livello europeo si fa dal 2006! Sebbene non ci siano indicatori internazionali riconosciuti dell’impatto ambientale di un farmaco, dal 2006 l’European Medicines Agency, nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, valuta per ogni nuovo principio attivo da autorizzare l’Environmental Risk Assessment (ERA) insieme ai dati di qualità, sicurezza ed efficacia. L’azienda produttrice deve presentare una sua “VIA”. Da parte sua, l’Unione europea incentiva le aziende farmaceutiche a sviluppare soluzioni che introducano misure come l’ERA. Gli autori citano una quarta possibilità: incoraggiare le aziende produttrici di farmaci (ma anche gli altri attori della filiera della cura, a partire dagli ospedali) ad abbracciare modelli di policy già noti. Uno di essi è il carbon offsetting: le imprese che più inquinano dovrebbero “pareggiare” la maggior emissione di anidride carbonica e gas serra con progetti ecologici che genererebbero crediti di carbonio. In uno step subito successivo, tutte le imprese in possesso di certificazioni “green” e/o in grado di misurare l’impatto ambientale delle produzioni delle loro terapie potrebbero fruire di incentivi economici. Altresì, per preparare la strada al cambiamento, potrebbero essere proposti a livello nazionale o comunitario sussidi anticipati, agevolazioni fiscali, fino all’accesso prioritario alle gare pubbliche, per le aziende che adottassero processi produttivi, distributivi, di smaltimento virtuosi attestati da relative certificazioni o che sviluppassero tecnologie sanitarie oggettivamente ecocompatibili.

Il documento completo è consultabile qui: download.dpsw.it/?g=1948&f=4976&c=0DFC1B9C-CB13-4CC1-AC29-23335C23CF3C


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