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PFIZER

21 Ottobre 2024

Fake News e disinformazione: intervista a Livio Gigliuto è Presidente Esecutivo di Istituto Piepoli.

Per “A dire il vero”, l'iniziativa promossa da Pfizer con l'obiettivo di favorire una comunicazione responsabile e un'informazione giornalistica accurata nel settore medico-scientifico, abbiamo intervistato Livio Gigliuto, Presidente dell'Istituto Piepoli. Con lo Studio Piepoli esploriamo i temi delle fake news e dell'intelligenza artificiale nel contesto dell'informazione medico-scientifica post-pandemia. Il Dottor Gigliuto analizza come la pandemia abbia accentuato la disinformazione e sottolinea l'importanza di formazione e regolamentazione per affrontare le nuove sfide digitali.


PIEPOLI A DIRE LA VERO

Come Istituto Piepoli avete condotto una ricerca sulla percezione dell’informazione medica e scientifica tra gli italiani in epoca post-Covid. Quali sono a suo parere i risultati più rilevanti?


Una delle domande che ci siamo posti dall’inizio della pandemia e che è stata centrale nelle nostre vite per almeno due anni è stata: “Come ne usciremo da questa pandemia? Ne usciremo migliori, più consapevoli, responsabili o al contrario ne usciremo peggiori?”.

Ciò che ci aspettavamo sicuramente era totalmente differente da ciò che poi invece è accaduto. Visto il ruolo centrale della scienza nella pandemia e visto il ruolo fondamentale che ha avuto l’uomo nel trovare soluzioni proprio grazie alla scienza, il pensiero di molti era quello di uscire dalla pandemia in un’ottica migliore, con una comunicazione più trasparente, abbondante ed affidabile. Invece, non è stato così, perché dalla ricerca condotta abbiamo potuto notare che i 2/3 della popolazione italiana pensa che l’informazione scientifica sia addirittura peggiorata.

Questi risultati dimostrano che il popolo italiano sa benissimo che durante l’epoca pandemica c’è stata una straordinaria esplosione di fake news. 

Ovviamente queste non sono un risultato del COVID, le fake news sono sempre esistite, semplicemente in questi ultimi anni si sono concentrate prevalentemente sul tema scientifico, della sanità, dei farmaci e sulla gestione della nostra salute. Quindi, la conclusione che è stata tratta a fine pandemia non è stata: “Siamo usciti dal Covid-19 grazie alla scienza” e quindi più informazione fatta bene ma al contrario ci siamo dovuti confrontare ad un infodemia, un’esplosione di informazioni che ha messo in reale difficoltà i cittadini italiani. Il grande messaggio che ci sta mandando l’opinione pubblica è che fa veramente tanta fatica a districarsi nella marea di informazioni ma soprattutto non riesce a trovare le informazioni vere discernendole da quelle false. 

Secondo lei quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale nel prossimo futuro nei confronti dell’informazione medico scientifica?


Rispetto all’AI l’opinione pubblica ha un atteggiamento uguale a quello che ha sempre avuto davanti alle innovazioni: ottimismo e prudenza allo stesso tempo. Quindi, quando nasce qualcosa di nuovo gli Italiani la accolgono con curiosità e con voglia di saperne di più, infatti i 2/3 degli intervistati vorrebbe ricevere più informazioni a riguardo, soprattutto per quanto riguarda l’AI generativa (es. Chat GPT). Dall’altro lato, però, sono anche molto sospettosi: perché è uno strumento nuovo o perché probabilmente hanno visto solo la parte mediatica dell’AI (immagini modificate, testi inesatti…).
In questo contesto, ciò che gli italiani vogliono è un ruolo centrale svolto dalle istituzioni. In questo grande universo di informazioni generate anche da tecnologie avanzate come l’AI chiedono:
Formazione a 360°: come, quando e perché usare questi strumenti.
Chiarezza: bisogna essere solo fruitori oppure è possibile anche contribuire?
Trasparenza: informazioni più dettagliate sui contenuti del Web. La popolazione italiana vuole essere avvisata quando si trova di fronte ad un documento, un contenuto o un’immagine generata dall’AI, perché questo ovviamente permette di cogliere ed usufruire le informazioni leggendole attraverso la lente giusta.
Quest’ultimo punto è molto importante per i cittadini perché nei confronti di questo nuovo strumento non sono per nulla chiusi, anzi, ne colgono le opportunità, però, in questo momento prevale il bisogno di essere informati e formati.
È chiaro che un’innovazione non può essere né costretta, né vietata o evitata, ma ha bisogno di essere accompagnata dai privati, dalle aziende ma soprattutto dalle istituzioni. A tal proposito servirebbe un patto tra pubblico e privato: il privato si deve assumere la responsabilità di ciò che produce ma anche di condividere tutto con il pubblico mentre il pubblico si deve assumere la responsabilità di controllare che effettivamente sia stato fatto tutto in regola. 

Quali suggerimenti ci danno questi risultati?
I risultati emersi dalla ricerca condotta hanno fatto emergere due suggerimenti:

a. Più di ogni altra cosa è chiaro che l’opinione pubblica ha bisogno e vuole essere informata e formata. Hanno capito che da una parte sono di fronte a un rischio, che in questo caso sono le fake news, mentre dall’altro lato hanno un’opportunità, che può essere ricollegata all’AI.

Dai risultati, infatti, abbiamo potuto notare che il 15% degli italiani non sa di chi fidarsi perché per via della disinformazione crescente è calata la fiducia nei confronti dei mezzi di comunicazione.

Sul mondo dell’AI abbiamo capito che è un’innovazione che arriverà inevitabilmente e che nonostante li spaventi un po’ non è possibile evitarla. Proprio per questo richiedono una formazione che li renda non solo in grado di saperli usare ma che gli dia anche le capacità per poter consultare i contenuti generati da tali tecnologie.

Quindi, il primo consiglio ci sta spingendo verso la formazione, l’istruzione e il coinvolgimento delle fasce più aperte come quella giovanile.

b. Il secondo suggerimento invece, più indirizzato all’istituzione, fa emergere l’importanza di non chiudersi di fronte ad un’innovazione in arrivo. In questi casi, infatti, le linee d’azione sono due: o la subiamo o la gestiamo. E chiaramente dai risultati è emerso che la popolazione pretende che noi la gestiamo.

Fake News e disinformazione: intervista a Livio Gigliuto è Presidente Esecutivo di Istituto Piepoli.

Livio Gigliuto è Presidente Esecutivo di Istituto Piepoli. Sociologo, Direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale e Direttore Generale della Fondazione Italia Digitale.
È autore di “Come promuovere la città. Strategie e azioni efficaci di marketing del territorio” (FrancoAngeli, 2015), di “Di corsa. Of course” (Malcor D’ Edizione, 2017) insieme a Fabio Pagliara, di “L’Italia che comunica in digitale” (Bonanno, 2019), di “L’Opinione degli Italiani nel primo ventennio degli anni duemila” (FrancoAngeli, 2020) insieme a Nicola Piepoli, di “L’Italia che comunica in digitale. Edizione 2021”, di “L’Opinione degli Italiani nel 2022 (e dintorni)” (FrancoAngeli, 2023) di numerosi saggi su comunicazione, marketing e opinione pubblica.

Tra il 2013 e il 2018 ha guidato il Marketing Territoriale della città di Catania. È docente di comunicazione e ricerche di mercato in numerosi master, insegna comunicazione pubblica & social network presso la SNA, Scuola Nazionale dell’Amministrazione. Commenta e analizza i principali fatti di attualità, società, politica ed economia sui più importanti mezzi di comunicazione nazionali.

TAG: PFIZER

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