Intervista
09 Febbraio 2023 Virologo, volto noto tv, ma anche alfiere del volontariato, il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi Sant’Ambrogio Fabrizio Pregliasco si candida come indipendente alle elezioni regionali in Lombardia nel Patto civico che sostiene il candidato alla presidenza Pierfrancesco Majorino leader della coalizione di centro-sinistra. Ecco l'intervista per Sanità 33
Virologo, volto noto tv, ma anche alfiere del volontariato, il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi Sant’Ambrogio Fabrizio Pregliasco si candida come indipendente alle elezioni regionali in Lombardia (12-13 febbraio) nel Patto civico che sostiene il candidato alla presidenza Pierfrancesco Majorino leader della coalizione di centro-sinistra. Intervistato da Sanità 33, Pregliasco sottolinea come gli elettori siano chiamati a scegliere se creare o meno discontinuità rispetto al passato su una sanità che vale 21 miliardi di euro e cioè 1 punto del Pil italiano. «In Lombardia abbiamo eccellenze sia nell’ospedalità pubblica sia in quella privata accreditata, ma manca un disegno complessivo, e mancano scelte sulla pianificazione delle attività. Noi – spiega – riteniamo di poter attivare una regìa integrando servizi sociali e sociosanitari. Al momento trova risposta solo il 30% delle problematiche che richiedono questi servizi».
Messa a dura prova dalla pandemia nel 2020, la sanità regionale oggi trova in parte risposte nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza finanziato con fondi europei che scommette sulla prossimità delle cure al paziente. «In Lombardia si è riusciti a rispondere allo tsunami Covid con strutture ospedaliere d’eccellenza che si sono riorganizzate per far fronte all’emergenza. Nel contempo, si sono mostrate fragilità di sistema: mancano servizi intermedi tra medico di famiglia, che è spesso solo, e pronto soccorso/ospedale. Noi vogliamo creare un certo numero di servizi intermedi che svolgano al meglio le attività loro richieste. Questo, tenendo conto che il 30% della popolazione è fragile ed assorbe il 70% delle risorse del Ssn, ma non è monitorata perché il progetto di presa in carico dei pazienti fragili in Lombardia è sostanzialmente fallito. Il paziente non è seguito per le sue cronicità, va incontro a complicanze, finisce in ospedale dove lo risistemiamo e rientra in un circuito vizioso che non offre qualità di vita ma in compenso ha costi elevati». Per far fronte alla diversità geografica – la Lombardia ha aree metropolitane, di campagna e montane – Pregliasco ritiene vadano coinvolte strutture private accreditate e terzo settore con strumenti di legge che già ci sono e regolano l’intervento del no-profit. «Ci sono buone pratiche di forme di co-progettazione e co-gestione, da ricordare specie in relazione alle Residenze socio-assistenziali, che si sono poste come hub di attività territoriali svolte da specialisti ed infermieri in prossimità».
Tra le strutture d’eccellenza ed avanguardia, Pregliasco – che è anche docente associato di scienze biomediche all’università Vita Salute San Raffaele Milano – vede in cima gli ospedali pubblici (Niguarda, ospedale di Bergamo, lo stesso Galeazzi Sant’Ambrogio da lui diretto) che ospitano il 67% dei letti totali. «Il privato non va demonizzato –dice– ma serve un maggior coordinamento». Se la lista di Centro Sinistra vincesse alle urne, «vogliamo avviare una valutazione, una spending review rispetto alle attività del privato accreditato, non per abbassare la spesa ma per orientarla sui bisogni sanitari della popolazione ottenendo più efficienza ed appropriatezza». Più in generale, in Lombardia «è essenziale riorganizzare gli interventi su fragilità e disabilità, che ormai risalgono a oltre 10 anni fa, e non aiutano le famiglie che hanno in casa persone con disabilità o grandi cronicità. Questo impegno oggi è realizzato da grandissime realtà di volontariato – sono coinvolto io stesso nell’attività delle pubbliche assistenze – ma c’è l’esigenza di costruire un sostegno con modalità che vanno intercettate. Per fare un esempio, solo 3 anziani su 100 si rivolgono a centri diurni, importanti per un’esperienza di condivisione. Altro esempio, l’integrazione dei servizi: un anziano che va a fare una rx in una struttura relativamente lontana con la ricetta Ssn, è lasciato alla famiglia, alla rete amicale, al volontariato. Invece tutti devono poter accedere ai servizi».
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