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10 Luglio 2024

Autonomia differenziata, cinque Regioni chiedono il referendum abrogativo. Il punto della situazione

Non c’è solo la raccolta di firme da compiersi entro settembre, contro l’autonomia differenziata. Ora chiedono il referendum le cinque regioni del Centrosinistra. Due sono al Centro-Nord: l’Emilia Romagna e la Toscana


Autonomia differenziata, cinque Regioni chiedono il referendum abrogativo. Il punto della situazione

Non c’è solo la raccolta di firme da compiersi entro settembre, contro l’autonomia differenziata. Ora chiedono il referendum le cinque regioni del Centrosinistra. Due sono al Centro-Nord: l’Emilia Romagna –che ha chiesto l’autonomia sette anni fa, con lo stesso presidente Bonaccini, e si pronuncia già da oggi e la Toscana che aprirà il dibattito il 16. Due regioni sono del Sud, Campania, il cui consiglio regionale s’è pronunciato l’8 luglio, e Puglia, pronta per il 23 luglio. La quinta regione la Sardegna guidata dal M5S è già autonoma: si pronuncerà il 17. Il timore dei ricorrenti è che, trattenendo il gettito fiscale nelle regioni del Nord, già “virtuose”, per organizzare i servizi fin qui coordinati da Roma, la solidarietà che c’è stata tra regioni ricche e regioni povere sparisca e si amplino i divari.

Nel fine settimana, il consiglio regionale campano ha appena votato a favore del referendum per abrogare totalmente la legge Calderoli (che è ordinaria quindi è ammesso chiedere l’abrogazione) con 36 voti a favore, 9 contrari e 1 astenuto e ora vota una seconda delibera per un referendum che ne abroghi solo alcune parti. Già, perché per svolgersi il referendum dovrà essere dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale: essendo la legge Calderoli collegata alla Finanziaria 2025, il referendum abrogativo potrebbe essere vietato in base alla Costituzione. Per questo si pensa ai quesiti parziali, che investono un tema comunque economico: i livelli essenziali delle prestazioni. «L’obiettivo dice il presidente della Regione Vincenzo De Luca è creare un sentimento unitario rivolto alla difesa dell'unità di Italia. Vorremo aprire un dibattito con i concittadini del nord per fare prevalere la ragione. Il referendum si può evitare se si cambiano parti importanti del testo legislativo». Tra le richieste di De Luca, l’equo riparto dei fondi per la sanità, lo stesso numero di medici e infermieri tra le Regioni in rapporto agli abitanti e la difesa della scuola. C’è anche l’obiettivo di impedire che le Regioni del Nord incamerino i tributi nazionali che maturano in quei territori. «Nella legge attacca De Luca si dice che, se entro i due anni non si definiscono i livelli essenziali delle prestazioni (Lep, ndr), si procede con la spesa storica. Ma così è una truffa».
Anche la Regione Emilia-Romagna vota il referendum. L'assemblea legislativa ha votato la prima delibera sulla richiesta di referendum abrogativo dell'Autonomia differenziata. La delibera riguarda l'abrogazione totale. A favore si sono espressi la maggioranza (Pd, Europa verde, Avs e Iv) e il M5s, mentre il centrodestra ha votato contro. I voti a favore sono stati 28, i contrari 13.

La Regione si riserva di valutare se adire la Corte costituzionale. «La tutela in sede costituzionale è prerogativa delle Regioni nei 60 giorni successivi alla promulgazione alla pubblicazione della legge», dice il sottosegretario della giunta regionale Davide Baruffi rispondendo a un'interrogazione in assemblea legislativa. «Noi stiamo esaminando i profili di criticità che una legge procedimentale di questo genere può determinare, in particolare laddove autorizza l'attivazione delle intese anche fuori dalla determinazione dei Lep». Il voto, che chiude la gestione del presidente Bonaccini in quanto ora eletto al Parlamento europeo, è in corso da 48 ore per il forte ostruzionismo dell’opposizione.
La legge Calderoli è stata approvata il 19 giugno ed è in Gazzetta Ufficiale dal 26. Lo stato ha fino a giugno 2026 per definire i livelli essenziali delle prestazioni senza i quali due terzi delle materie chieste da Veneto, Emilia Romagna e Lombardia non possono essere devoluti. In sanità però le cose vanno diversamente: ci sono già i livelli essenziali di assistenza e le regioni potranno intavolare trattative con lo stato, aprendo negoziati con premier e ministro per gli Affari regionali per ottenere le nuove competenze sulla base dei livelli di spesa storica. Un punto dove il dibattito è molto intenso. Basti leggere le parole dei Segretari regionali del secondo sindacato medici ospedalieri Cimo Fesmed che, riuniti a Bologna (anche per valutare il decreto legge sulle liste d’attesa), in una nota parlano di “negativa esperienza (del regionalismo ndr), fonte di grandi sprechi e disequità a danno dei cittadini”. E, in linea con le posizioni critiche del sindacato chiave Anaao Assomed, aggiungono: “Analoghi percorsi saranno avviati su altri ambiti dei servizi essenziali portando ad una vera e propria disintegrazione dello stato sociale”. In più “i futuri Livelli essenziali delle prestazioni richiederanno importanti risorse aggiuntive che costringeranno molte regioni ad aumentare il prelievo fiscale riducendo, ulteriormente, il potere di acquisto dei cittadini”. I medici Cimo sono intenzionati a farsi “parte attiva di ogni azione utile a scongiurare gli effetti devastanti di una Legge che mina seriamente l’unità del nostro Paese”.

TAG: AUTONOMIA DIFFERENZIATA

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