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13 Luglio 2023

Il Piano Nazionale Vaccini è fermo. Regioni e igienisti chiedono risorse

Il Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale 2023-25 è bloccato. Le regioni, che pure lo apprezzano, constatano che gli obiettivi da raggiungere meritano probabilmente finanziamenti ulteriori. E così entrano in attrito potenziale con il ministero dell’Economia, tanto che da più parti si evoca di procrastinare il vecchio piano vaccini


Il Piano Nazionale Vaccini è fermo. Regioni e igienisti chiedono risorse

Il Piano Nazionale per la Prevenzione Vaccinale 2023-25 è bloccato. Le regioni, che pure lo apprezzano, constatano che gli obiettivi da raggiungere meritano probabilmente finanziamenti ulteriori. E così entrano in attrito potenziale con il ministero dell’Economia, tanto che da più parti si evoca di procrastinare il vecchio piano vaccini. Restano però due incontri della Conferenza Stato-Regioni di qui alla chiusura estiva, e il ministro Schillaci dice di voler riprendere in mano il Piano per arrivare ad una soluzione condivisa. Itanto gli igienisti danno in parte ragione alle regioni. Tagliente il commento della Presidente SITI Roberta Siliquini già presidente del Consiglio superiore di sanità: «Impossibile pensare che il miglioramento della tipologia di offerta vaccinale, unitamente all'aumento della popolazione fragile da raggiungere, possa avvenire a budget invariato. Urgono risorse aggiuntive sia a breve sia a lungo termine. Riteniamo che politiche miopi nella prevenzione costituiscano una reale minaccia per il Paese che, malgrado la numerosità della popolazione fragile ed anziana, è tra gli ultimi negli investimenti in questa materia».

Le novità nell’offerta - Il piano in linea di massima piace alle stesse regioni: amplia l’offerta di vaccini, introduce monitoraggi per garantirla in modo omogeneo nella penisola, rispetta le autonomie, dà forte discrezionalità ai professionisti sanitari sul territorio. In particolare, il nuovo calendario include vaccinazioni raccomandate a particolari categorie a rischio per condizione medica, esposizione professionale, eventi occasionali, vulnerabilità sociali ed economiche. E allarga l’offerta vaccinale, introducendo il vaccino contro il meningococco B raccomandato dal 2° al 5 mese di vita, e tra i 12 e i 18 anni a cura della singola Regione/PA con integrazioni per età, e ciclo in base al tipo di vaccino utilizzato. Per quanto riguarda le fasce d’età che interessano il medico di medicina generale, le coperture target da raggiungere sono dal 50% in più per il vaccino contro l’herpes zoster e di oltre il 75% per l’anti-pneumococcico a 65 anni e per l’antinfluenzale dai 65 anni in su, fermi restando i richiami della vaccinazione antidifterite-tetano-pertosse.

Dipartimenti vaccinali e Mmg - Per rendere l’offerta più omogenea possibile, il Piano riorganizza poi i servizi territoriali vaccinali sotto i Dipartimenti di prevenzione delle Asl. Questi ultimi sono preposti a garantire gli specialisti ed a monitorare l’andamento dei programmi intervenendo in caso di criticità con il loro personale e gli altri attori del territorio. Nella Rete vaccinale ci sono medici di famiglia, pediatri di libera scelta, farmacie e personale dei servizi d’Igiene e prevenzione. Il medico di medicina generale è citato esplicitamente nelle campagne per la prevenzione del cancro della cervice uterina; è altresì ritenuto fondamentale nella rete per le vaccinazioni dell’adulto, ed in particolare dei fragili per patologia o per fatti comportamentali, nonché per riconciliare alla campagna vaccinale chi non fosse stato raggiunto dalla “chiamata attiva”, coordinata dall’Asl. Le vaccinazioni si potranno fare nelle Case di Comunità e, dove queste sono distanti geograficamente, si auspica un modello “hub & spoke”, con strutture vaccinali decentrate capaci però di garantire servizi di conservazione e somministrazione di qualità ovunque.

Rete nazionale e cabina di regia - Si sollecita anche un rafforzamento della rete ministero della Salute-regioni-gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag)-Istituto superiore di Sanità- Aifa- società scientifiche-università-associazioni di pazienti e terzo settore. Ancora, il mmg è citato quando si parla di popolazioni di cronici e fragili (oltre che di vulnerabili difficilmente raggiungibili dalla “chiamata”) per le quali, se a rischio di infezione, i percorsi di presa in carico devono integrare i calendari vaccinali specifici.Per il resto, il testo del Pnpv è rimasto sostanzialmente invariato. Ma l’affidarsi ad un monitoraggio per il raggiungimento degli obiettivi e per l’aggiornamento del vaccino a ad una cabina di regia ad hoc nella Direzione Generale Prevenzione al ministero della Salute secondo le regioni richiede somme di denaro. Di qui, le Regioni, ordinarie ed a statuto speciale, chiedono al Governo che, se dovessero emergere maggiori costi, il governo trovi le risorse necessarie. 

TAG: SANITà GOVERNO

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