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28 Marzo 2023 Lo sviluppo sostenibile è al centro dell’interesse delle aziende italiane legate al mondo della sanità: nel settore ci sono multinazionali farmaceutiche, produttori di medical device, grandi centri di ricerca biogenetici, hub dell’intelligenza artificiale, Asl ed ospedali
Lo sviluppo sostenibile è al centro dell’interesse delle aziende italiane legate al mondo della sanità: nel settore ci sono multinazionali farmaceutiche, produttori di medical device, grandi centri di ricerca biogenetici, hub dell’intelligenza artificiale, Asl ed ospedali. Il comune denominatore è la richiesta di energia. Ad esempio: entro il 2040 le emissioni legate ai sistemi di raffreddamento ospedalieri aumenteranno di 4 volte. L’ambiente è una faccia della medaglia. L’altra è l’attenzione alle fasce sociali. Ogni anno 100 milioni di persone nel mondo sono ridotte in povertà a causa delle spese sanitarie sostenute. In Italia non facciamo eccezione: i tempi di attesa per visite ed esami diagnostici sono aumentati del 25% nel triennio 2014-17. Altis (Graduate School of Sustainable Management dell’Università Cattolica), Cerismas (Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario dello stesso ateneo), Boston Consulting Group- BCG e la società di consulenze Quantis hanno indagato la propensione delle aziende del settore sanità ad inserire elementi di sostenibilità sia sociale sia ambientale nelle proprie strategie. Lo studio è stato condotto con interviste a un campione di leader di aziende, un questionario rivolto a 55 operatori ed un’analisi dei bilanci di sostenibilità di 14 aziende intervistate. Risultato: l’attenzione è aumentata, gli sforzi si fanno; mancano un po’ organicità e velocità d’azione. Ad esempio, nel 2021 nel nostro Paese sei delle principali case farmaceutiche hanno emesso intorno alle 37 tonnellate di CO2 equivalente per ogni milione di euro di fatturato, ben al di sotto del valore 2015 di 54 tonnellate. Invece la percentuale di acqua riciclata varia dal 12% al 29%, a fronte di un dato globale del 27%. Su 55 aziende intervistate, 43 dichiarano di aver definito una strategia di sostenibilità o di essersi attivate per svilupparla. In tema di ambiente, il 36% ha una strategia di sostenibilità chiara e articolata e un ulteriore 42% è impegnato attivamente nel definire i propri piani di sostenibilità. In tema di equità, il 60% delle aziende è impegnato a realizzare o sperimentare iniziative a beneficio di pazienti e clienti. Il 73% riferisce di adottare criteri di sostenibilità nel decidere gli investimenti. In tema di valutazione dei bisogni sociali, si segnalano iniziative di ascolto dei soggetti della comunità e di community building, finalizzate a dare pari opportunità di benessere indipendentemente dalle differenze sociali, come sintetizza Giuliana Monolo, Ricercatrice Cerismas.
Si procede tuttavia lentamente: poco più di metà delle aziende rispondenti ha stabilito target socio-ambientali concreti, e solo l’8% ha definito obiettivi di sostenibilità riconosciuti secondo standard internazionali. Solo 3 aziende intervistate su 10 hanno incluso obiettivi di sostenibilità nel sistema incentivante dei manager; solo un terzo ha creato un comitato con deleghe alla sostenibilità; il settore farmaceutico e quello dei dispositivi medici sono i più avanzati, mentre ospedali ed Asl vivono lo sviluppo sostenibile come priorità minore. «Purtroppo un numero limitato di aziende misura i propri obiettivi di sostenibilità seguendo standard internazionali riconosciuti e predisponendo una figura dedicata all’ESG (che sta per Environment, Social and Governance, tre fattori oggi ritenuti fondamentali per misurare la sostenibilità di un investimento ndr)», riassume Alessandra Catozzella, Partner di Boston Consulting Group. Esempi di iniziative intraprese con successo includono attività formative e di sviluppo del personale, adottate dall’89% delle realtà intervistate, ed interventi per garantire salute e sicurezza sul lavoro (83%). Nel complesso, un punto dolente per le aziende sanitarie è la conciliazione della vita privata con quella lavorativa, in particolare per i lavoratori che operano a contatto diretto con il pubblico.
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