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03 Marzo 2023 Il Policlinico Universitario A. Gemelli, Irccs privato ma da sempre presidio che esercita una funzione pubblica all'interno del Servizio Sanitario Nazionale, si conferma per il terzo anno consecutivo il “migliore ospedale d’Italia”
Il Policlinico Universitario A. Gemelli, Irccs privato ma da sempre presidio che esercita una funzione pubblica all'interno del Servizio Sanitario Nazionale, si conferma per il terzo anno consecutivo il “migliore ospedale d’Italia”.
E nel mondo si attesta al 38° posto generale. Lo afferma la classifica stilata dal magazine americano Newsweek redatta in collaborazione con Statista Inc. e pubblicata ieri. Nella top 100 mondiale sono solo 5 gli ospedali italiani e 13 sono nella top 250 secondo il ranking stilato da un board di esperti internazionali che per l’edizione 2023 hanno esaminato oltre 2.300 ospedali di 28 nazioni. Le prime quattro strutture nella graduatoria sono statunitensi (Mayo Clinic di Rochester, Cleveland Clinic, Massachusetts General Hospital, The Johns Hopkins Hospital) e rispetto allo scorso anno è salita al 4° posto la Johns Hopkins spodestando la Toronto General - University Health Network (che è quinta); la sesta è il Karolinska Institut di Stoccolma. In Italia, tra i primi 250 ospedali al mondo, troviamo poi al 60° posto l’Ospedale Niguarda di Milano, al 65° Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, all’89° l’istituto clinico Humanitas, al 101° l’Ospedale Policlinico San Matteo, al 103° l’Azienda Ospedaliera di Padova, al 120° Ospedale Borgo Trento di Verona, al 134° Bergamo con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII, al 149° le Molinette di Torino, al 215° gli Spedali Civili di Brescia, al 237° l’Azienda Careggi di Firenze. Sono 11 le strutture nei primi 250 posti, una in più dello scorso anno, e non sfigurano – private convenzionate o pubbliche che siano –rispetto alle omologhe francesi, tedesche, svizzere, britanniche e del resto del mondo. E va considerato il difficile periodo 2022, in cui si è vissuta la “coda” del Covid-19, e ha inciso la crisi energetica.
Partito nel 2019 su soli 1000 ospedali e 11 nazioni, il World’s Best Hospital valuta l’attitudine delle strutture di rispondere alla condizione dei pazienti secondo indicatori relativi a standard di vita, numerosità della popolazione, numero di ospedali, aspettativa di vita e disponibilità di dati. Ogni ospedale è valutato online da un panel di oltre 80 mila tra medici, manager ospedalieri, esperti in sanità, che analizzano dati di patient satisfaction, metriche atte a descrivere la qualità degli ospedali (es. qualità dei trattamenti, tempi d’attesa, misure di igiene, safety dei pazienti, numero di pazienti per medico/infermiere), e dati sull’implementazione dei PROMs-Patient Reported Outcome Measures. A fine ricognizione, un board stila il ranking dei Global Top 250 e una serie di ‘top list’ nazione per nazione. Per le metriche di qualità sul nostro Paese il World’s best hospitals utilizza i dati forniti dal Programma Nazionale Esiti che valutano l’efficacia, l’appropriatezza clinico-organizzativa, l’equità di accesso e la sicurezza delle cure negli ospedali SSN. Sono considerati pure l’accreditamento Joint Commission International, che la Fondazione Gemelli ha ottenuto nel 2021, ed i Livelli di Emergenza ospedaliera (cioè gli standard dei Pronti soccorso) dati dal Ministero della Salute. Le informazioni inerenti l’apprezzamento dei pazienti sono tratte dal sito ‘Dove e come mi curo’, che utilizza indicatori del Ministero della Salute ed ospita una piattaforma online dove i pazienti valutano la loro degenza su item quali pulizia, privacy, qualità generale, disponibilità e gentilezza dello staff, informazioni ricevute, organizzazione amministrativa, vitto, visite.
«Siamo davvero molto felici della conferma del nostro ranking – dichiara il Presidente della Fondazione Carlo Fratta Pasini – ma l’attuale congiuntura preoccupa per l’aumento dei costi e per i limiti e i vincoli all’accesso ai fondi pubblici da parte di un ente come il nostro, riduttivamente considerato di natura privatistica nonostante il carattere non profit. Il singolare ruolo del Gemelli, che da un lato si fa carico di oltre un quinto dei bisogni sanitari dei cittadini del Lazio, e dall’altro riesce a superare nella qualità delle cure ogni altra struttura nazionale, deve trovare adeguato riconoscimento sia presso il nuovo governo regionale che presso quello nazionale. Siamo fiduciosi che ciò spossa avvenire in tempi ragionevoli». Per Marco Elefanti DG della Fondazione, «il raggiungimento di risultati di questo livello non può coniugarsi con sistemi di regolazione e rimborso che uniformano le strutture sanitarie per acuti ad alta complessità con quelle impegnate in trattamenti a medio bassa complessità, queste ultime talora peraltro contraddistinte da scelte volte a privilegiare specifiche aree specialistiche a maggiore convenienza. Urge l’introduzione di un sistema di finanziamento e valutazione dedicato, che superi la dimensione regionale e miri a creare le condizioni per realizzare una rete di qualificate strutture di interesse nazionale».
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