Obesità
16 Ottobre 2025Il past president della Società Italiana di Endocrinologia: “Per la prima volta il paziente con obesità è riconosciuto come affetto da una patologia cronica”.

“È una legge di portata storica, la prima al mondo a riconoscere formalmente l’obesità come una malattia cronica”. Così il professor Gianluca Aimaretti, past president della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) e docente all’Università di Torino, commenta a Sanità33 l’approvazione definitiva della legge Pella sull’obesità.
Il provvedimento, frutto di un lavoro avviato nel 2019 con la mozione parlamentare unanime e sostenuto dalle principali società scientifiche, segna un cambio di paradigma nella gestione di una patologia che riguarda oltre sei milioni di italiani.
“Il riconoscimento legislativo dell’obesità come patologia cronica – spiega Aimaretti – restituisce dignità clinica ai pazienti e supera una visione stigmatizzante. Per troppo tempo l’obesità è stata considerata una colpa individuale, legata a scarso impegno o cattive abitudini. Oggi viene finalmente riconosciuta come malattia, con basi biologiche e strumenti terapeutici specifici”.
Dal riconoscimento alla presa in carico
Il docente sottolinea che la legge «apre una fase nuova» ma anche complessa. “Il passo successivo è tradurre il principio in pratica clinica. Servono modelli organizzativi capaci di garantire una presa in carico strutturata, multidisciplinare e uniforme sul territorio”.
Secondo Aimaretti, la prima sfida riguarda la costruzione di équipe integrate negli ospedali e nei servizi territoriali, che includano medici, dietisti, psicologi, fisioterapisti e infermieri.
“Il paziente con obesità non può essere affidato a un solo specialista. È necessaria una gestione di team, in cui ogni figura professionale contribuisca in modo coordinato al percorso terapeutico”.
Le nuove linee guida pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità, elaborate con la partecipazione di SIE, SIO e ADI, delineano proprio questa impostazione, riconoscendo la necessità di un approccio clinico integrato e di percorsi diagnostico-terapeutici condivisi.
Un secondo nodo, sottolinea Aimaretti, riguarda l’accesso ai farmaci e la loro rimborsabilità.
“Oggi, se un paziente è affetto “solo” da obesità, i farmaci anti-obesità sono in fascia C e restano completamente a carico. È un ostacolo concreto per milioni di persone. Dobbiamo ragionare su criteri di rimborsabilità selettiva, sostenibili ma inclusivi”.
La complessità, spiega, è anche economica: “In Italia stimiamo circa sei milioni di cittadini con BMI superiore a 30, pari a circa il 10% della popolazione. È evidente che un’eventuale rimborsabilità generalizzata avrebbe un impatto significativo. Servirà equilibrio tra sostenibilità e equità di accesso”.
Accanto alla dimensione terapeutica, Aimaretti indica la necessità di politiche strutturali di prevenzione:
“La legge prevede fondi per la prevenzione, ancora limitati ma importanti come segnale. Occorre però un lavoro congiunto con le istituzioni e il mondo economico per ridurre l’ambiente obesogeno: educazione, movimento, alimentazione sana, e misure fiscali come le sugar tax”.
Farmaci innovativi, nuove prospettive terapeutiche
Sul fronte farmacologico, Aimaretti evidenzia che «siamo in una fase di grande fermento scientifico».
Le nuove molecole a somministrazione settimanale sottocutanea, spiega, offrono una riduzione ponderale significativa e un profilo di tollerabilità migliore rispetto alle terapie del passato.
“Mai prima avevamo avuto strumenti così efficaci e pratici. Stiamo entrando in una nuova era terapeutica: possiamo fenotipizzare il paziente, scegliere il farmaco giusto per il profilo giusto e agire sul rischio cardio-metabolico complessivo”.
Restano tuttavia due interrogativi aperti:
“Il calo di peso avviene in pochi mesi, ma se la terapia viene interrotta il rischio di recupero ponderale è elevato. Dobbiamo capire per quanto tempo proseguire, e come mantenere i risultati nel lungo periodo. È un terreno ancora di ricerca”.
Per Aimaretti, la legge rappresenta un primo passo, non un traguardo.
“Il riconoscimento legislativo è un risultato importante, ma ora serve costruire l’infrastruttura sanitaria, formare gli operatori e rendere operativi i percorsi di cura. Solo così il principio diventerà realtà clinica”.
Il professore richiama infine la necessità di integrazione tra sanità, scuola e politiche sociali, in linea con la visione di salute pubblica emersa anche dal dibattito parlamentare.
“Combattere l’obesità significa intervenire sull’ambiente, sulle abitudini, sulla cultura della salute. È una responsabilità condivisa tra medici, istituzioni e cittadini. La legge ha aperto la strada, ora serve continuità e coraggio nell’attuazione”.
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