Intervista
09 Maggio 2023 Un Servizio sanitario nazionale ancora sotto stress a causa della pandemia da Covid-19, un’organizzazione sanitaria ancora troppo ospedalocentrica e un Fondo sanitario non al passo con la domanda di salute. Beatrice Lorenzin, a margine dell'evento che ha coordinato 'L'economia della sanità, l'economia per la salute', organizzato dall'Health & Science Bridge del Centro Studi Americani con Edra
Un Servizio sanitario nazionale ancora sotto stress a causa della pandemia da Covid-19, un’organizzazione sanitaria ancora troppo ospedalocentrica e un Fondo sanitario non al passo con la domanda di salute. L’ex ministro della Salute e senatrice del Partito Democratico Beatrice Lorenzin, a margine dell'evento che ha coordinato 'L'economia della sanità, l'economia per la salute', organizzato dall'Health & Science Bridge del Centro Studi Americani con Edra, fa il punto a Sanità33 delle criticità e opportunità che il Paese sta affrontando, soffermandosi sugli interventi che si rendono necessari per la sostenibilità del nostro Ssn.
Senatrice Lorenzin, la perdita del Ssn porterebbe ad un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti. Come far sopravvivere il sistema?
“Abbiamo bisogno di due cose: riforme e risorse. Urge un aumento graduale e strutturale del Fondo sanitario che ci permetta di rispondere alla grande domanda di salute che viene dai cittadini. Abbiamo bisogno poi di riforme strutturali, importanti per rispondere alle necessità di trasformazione del nostro Servizio sanitario nazionale che riguarda l’organizzazione, la gestione e la programmazione sanitaria a livello territoriale. Così come, il personale sanitario. C’è bisogno di un ridisegno delle professioni sanitarie, dobbiamo assicurare stipendi migliori, essere attrattivi per reggere la competizione con gli altri Paesi, altrimenti i professionisti vanno a lavorare all’estero e, infine, riuscire a organizzare il personale sanitario, in funzione dell’andamento demografico. Solo rafforzando la sanità pubblica, riusciamo a far tenere l’intero sistema, altrimenti si crea un disallineamento tra domanda e offerta.
Il presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, nel corso dell'evento ha detto che per il 2023 sono necessari altri 1,5 miliardi per la sanità. È necessario, quindi, aumentare le risorse del Fondo sanitario?
“Sull’aumento delle risorse del Fondo sanitario penso che tutte le forze in campo siano d’accordo. Il Fondo è stato sottofinanziato negli anni. Dovremmo riuscire a garantire gradualmente e stabilmente un aumento ogni anno del Fondo sanitario nazionale per portarci ad essere al livello degli altri Paesi europei. Con queste risorse riusciamo a garantire che la macchina giri e funzioni”. Con maggiori risorse, dunque, il sistema funzionerà? “I soldi sono necessari ma, senza delle regole per far in modo di spendere bene quelle risorse, servono a poco. In questo momento, abbiamo bisogno di riforme profonde di adattamento del nostro sistema alle sfide che il Covid ci ha portato avanti tra cui anche l’organizzazione dei sistemi di controllo che ad oggi ancora non ci sono”.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) potrà supportare questo processo evolutivo del sistema sanitario?
“Il Pnrr è un’opportunità che non dobbiamo perdere. Sono previsti più di 9miliardi di investimento su case e ospedali di comunità, una parte dedicata all’infrastruttura digitale, cioè dell’intelligenza artificiale, della telemedicina, assolutamente essenziale per costruire una sanità moderna. Il Pnrr è l’impalcatura su cui abbiamo dato un’infrastruttura ad una riforma del territorio. Tornare indietro, quindi, vorrebbe dire di fatto non avere una risposta alternativa per la riforma del territorio”.
Anna Capasso
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