sanità
17 Aprile 2023 In Italia i pazienti oncologici spendono in media 2000 euro l’anno per ricevere prestazioni sanitarie, come esami diagnostici o visite specialistiche, che dovrebbero essere a carico del servizio sanitario nazionale. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’indagine “I costi sociali del cancro: valutazione di impatto sociale ed economico sui malati e sui caregiver”
In Italia i pazienti oncologici spendono in media 2000 euro l’anno per ricevere prestazioni sanitarie, come esami diagnostici o visite specialistiche, che dovrebbero essere a carico del servizio sanitario nazionale. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’indagine “I costi sociali del cancro: valutazione di impatto sociale ed economico sui malati e sui caregiver”, promossa da FAVO, la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in oncologia, e realizzata da Datamining in collaborazione con l’Aimac e gli Istituti nazionali di tumori di Milano e Napoli.
La ricerca, pubblicata su The European Journal of Health Economics, ha coinvolto 1300 pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di cancro tra il 2011 e il 2018, ed è avvenuta in 39 punti di accoglienza e informazione di Aimac presenti nei maggiori centri di diagnosi e cura del cancro. Ad incidere di più sulle spese sostenute dai pazienti sono le voci relative agli esami diagnostici (51%), seguite dal costo dei mezzi di trasporto (45%) e dalle visite specialistiche successive alla diagnosi (45%). Ci sono poi le spese per l’acquisto di farmaci non oncologici (28%) e quelle per la spesa dell’alloggio lontano dalla propria residenza (27%).
Secondo l’indagine, a incidere sulla spesa per la diagnostica, che si aggira in media a 259 euro all’anno, potrebbero essere anche esami prescritti in maniera inappropriata, che non essendo ritenuti necessari, sono a carico dei pazienti. Infine, tra le voci di spesa più frequenti, ci sono i trattamenti di supporto psicologico, i consulti con il nutrizionista, l’acquisto di protesi, parrucche o sedie a rotelle, e le visite a domicilio effettuate da medici e infermieri.
“Ancora una volta il lavoro del mondo del volontariato oncologico ha evidenziato con rigore problematiche che gravano sulla vita dei pazienti oncologici – ha spiegato Francesco De Lorenzo, presidente FAVO e Aimac, nel corso della presentazione dell’indagine – I malati sono consapevoli che le lunghe attese incidono pesantemente sui ritardi diagnostici e si ritrovano obbligati a ricorrere al privato per superarle. L’auspicio è che questi dati convincano i decisori politici a intervenire con immediatezza, per evitare che a fare le spese di queste disfunzioni siano le fasce più deboli della popolazione”.
Per Luciano Ciocchetti, Vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera: “La questione dei costi privati sostenuti dai malati di cancro e dai loro famigliari e caregiver è un tema assolutamente da affrontare. Occorre migliorare la presa in carico dei pazienti dal primo momento, inserendo nel percorso tutti gli esami di controllo richiesti e prevedendo tutti i supporti necessari per preservare la loro qualità della vita. Da questa volontà deriva anche la mia proposta di legge per l’istituzione della figura dello psicologo di base”.
“I costi sostenuti per diagnosi tramite strutture private sono risultati particolarmente onerosi, ma non differibili, quando l’alternativa nelle strutture pubbliche implicava attese troppo lunghe a fronte della malattia da diagnosticare o investigare - ha affermato Roberto Lillini, ricercatore del servizio di epidemiologia analitica e impatto sanitario dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, tra gli autori dello studio - Questa scelta ha però portato spesso a dover rinunciare ad altri servizi non sufficientemente forniti dal Servizio Sanitario Nazionale, ma comunque importanti per un buon esito della cura e della qualità di vita del paziente”.
Francesco Perrone, direttore dell’unità di sperimentazioni cliniche e studi di Fase 1 all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli e presidente eletto dell’Aiom, ha sottolineato come Chi affronta la malattia in una condizione di difficoltà economica vede la propria vita condizionata dalla malattia sia in termini di qualità, ma anche, drammaticamente di prospettive di sopravvivenza”. Infine, Guido Bertolaso, assessore al Welfare della Regione Lombardia ha annunciando: “Stiamo studiando modalità per garantire ancora di più agevolazioni, che già in parte esistono, per chi viene a curarsi in Lombardia. Non vogliamo incentivare i viaggi sanitari – ha detto - ma solo garantire l’accesso a tutti alle strutture sanitarie di ottimo livello che abbiamo nella nostra regione”.
Francesca Malandrucco
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