Governo e Parlamento
14 Marzo 2023 Il Servizio sanitario nazionale non ha bisogno soltanto di dotazioni di carattere economico. Il Governo Meloni porta sul Fondo sanitario nazionale per i prossimi 3 anni 7 miliardi e 50 milioni: 2 miliardi e 150 milioni per il 2023, 2 miliardi e 300 milioni per il 2024 e 2 miliardi e 600 milioni per il 2025
"Il Servizio sanitario nazionale non ha bisogno soltanto di dotazioni di carattere economico. Il Governo Meloni porta sul Fondo sanitario nazionale per i prossimi 3 anni 7 miliardi e 50 milioni: 2 miliardi e 150 milioni per il 2023, 2 miliardi e 300 milioni per il 2024 e 2 miliardi e 600 milioni per il 2025. Ma oltre agli investimenti di natura economica, servono nuovi modelli organizzativi, vedi le reti di prossimità, nuove idee e nuovi approcci che facciano finalmente cambiare la prospettiva: la spesa sanitaria non deve essere più considerata una spesa ma diventare un investimento. Rispetto a questo abbiamo avuto e abbiamo un grande nemico, l'instabilità politica". Così il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, intervenendo, a Roma, al convegno "Manifesto della salute e benessere della città - Un approccio integrato per affrontare i temi di salute pubblica'', iniziativa realizzata dall'Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città in collaborazione con Anci, Sport e Salute , Health City Institute, C14+,Federsanità, Istituto per la competitività I-COM, Fondazione SportCity.
“A me piace declinare il concetto di salute così come è espresso dall'Oms nel 1848, un benessere fisico, mentale e sociale - quindi non assenza di malattia" ha aggiunto Gemmato. Questo "significa avere un approccio diverso alla malattia, significa avere una idea di prevenzione e di gestione di quelle che possono essere le malattie non trasmissibili che sono la causa della mortalità: penso alle patologie cardiovascolari, alle malattie metaboliche. Il tema è quello dell'approccio, sicuramente Urban Health e One Health” conclude.
Il manifesto presentato a Roma definisce i punti fondamentali della città come bene comune e traccia le linee guida per rendere la realtà urbana rispondente all’idea di salute come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale. Ad oggi il 37% della popolazione italiana vive nelle aree Metropolitane; diventa sempre più importante la riqualificazione e la rigenerazione urbana considerando la salute come fattore di crescita e coesione che renda le città italiane delle Health City, cioè promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla.
«Dalla prima stesura del Manifesto ad oggi sono cambiate molte cose a livello urbano e di popolazione, inoltre, la pandemia di COVID-19 e altre crisi, in particolare quelle climatiche e ambientali, hanno messo a fuoco le enormi sfide che dobbiamo affrontare, evidenziato come sia una priorità globale e italiana agire subito assieme e concretamente», dichiara Mario Occhiuto, Senatore, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, Segretario VII Commissione del Senato. «In particolare, è necessario promuovere il nuovo concetto di salute come condizione che comprende aspetti psicologici, condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Dunque, sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno risulta ormai non trascurabile».
E proprio l’emergenza da Covid-19 è stata il motore principale della revisione del Manifesto perché “ha evidenziato le enormi difficoltà del mondo globalizzato nel prevenire le emergenze, rispondere rapidamente alle minacce e mitigarne gli effetti” sottolinea Roberto Pella, Vicepresidente vicario ANCI, e Presidente Intergruppo parlamentare "Qualità di vita nelle città”. “Già con la Rome Declaration del Global Health Summit nel 2021 era stata sottolineata la necessità di impegni sinergici a tutti i livelli, per far sì che comuni, sindaci e le amministrazioni locali agiscano simultaneamente”, aggiunge Pella.
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