Governo e Parlamento
25 Gennaio 2024 Assistenza dei pazienti oncologici ridotta a semplice prestazione. Confini alla ricerca scientifica. Un sistema sanitario pubblico depotenziato, più debole e a diverse velocità, con forti disequità nell'accesso alle cure sul territorio. Progressiva privatizzazione della sanità in alcune Regioni e concorrenza anche fra le strutture pubbliche, a danno sia dei pazienti che degli operatori sanitari
Assistenza dei pazienti oncologici ridotta a semplice prestazione. Confini alla ricerca scientifica. Un sistema sanitario pubblico depotenziato, più debole e a diverse velocità, con forti disequità nell'accesso alle cure sul territorio. Progressiva privatizzazione della sanità in alcune Regioni e concorrenza anche fra le strutture pubbliche, a danno sia dei pazienti che degli operatori sanitari. È questo, secondo l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), il punto di non ritorno per il Servizio sanitario nazionale, a cui rischia di condurre il disegno di legge sull'autonomia differenziata, approvato al Senato. Gli oncologi esprimono "forti preoccupazioni" sulla norma, per le possibili conseguenze sulla qualità delle cure.
''Se un trattamento contro il cancro non funziona, è regola della pratica clinica cambiare terapia - afferma Francesco Perrone, presidente Aiom - e insistere con la stessa terapia, intensificando le dosi, aumenterebbe gli effetti collaterali senza alcun beneficio. Allo stesso modo, con la riforma del Titolo V della Costituzione, nel 2001 sono stati modificati i rapporti tra Stato centrale ed enti locali, demandando alle Regioni molti poteri nella gestione della sanità con l’obiettivo di ridurre le differenze territoriali nei risultati di salute e migliorare il livello dell'assistenza. L'obiettivo, lo dicono molte fonti, non è stato raggiunto. Al contrario, l'istituzione di 21 diversi sistemi sanitari regionali ha peggiorato le disparità nelle cure - sottolinea - L'autonomia differenziata costituisce, di fatto, un’intensificazione del regionalismo sanitario introdotto nel 2001, che ha già causato troppi danni ai pazienti oncologici. E temiamo che possa peggiorare le diseguaglianze invece che diminuirle".
"Il sistema dei Lea non ha funzionato - ricorda Perrone - ma la soluzione non può essere rappresentata dai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), che verrebbero introdotti con la legge sull’autonomia differenziata. I Lep costituiscono uno svilimento e un’eccessiva semplificazione dei Lea. Dal concetto di assistenza si passa a quello della singola prestazione. Ma la cura dei pazienti oncologici è a 360 gradi e non si riduce a una somma di prestazioni, ad esempio alla sola somministrazione dei farmaci o alla possibilità di accedere tempestivamente a un intervento chirurgico. È un insieme complesso di elementi, che concorrono a risultati importanti”.
Inoltre, evidenziano gli oncologi, è nella stessa natura del regionalismo la restrizione dei confini. ''Sappiamo, però, che nella ricerca scientifica non devono esistere barriere. Solo la collaborazione e la coesione senza ostacoli consentono di migliorare la qualità delle cure. Questo è un principio cardine della nostra etica professionale, sia nell'assistenza che nella ricerca''.
''L'autonomia differenziata aumenterebbe il divario già esistente - rimarca Perrone - Oggi è già forte la concorrenza fra sistema pubblico e privato. Ma, con la realizzazione del regionalismo differenziato, è concreto il rischio che le stesse strutture pubbliche entrino in competizione fra loro e che le Regioni più ricche offrano ai professionisti migliori contratti e remunerazioni più elevate''.
In Italia, nel 2023, sono stati stimati 395.000 nuovi casi di tumore. Circa il 60% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. ''Il Servizio sanitario nazionale è uno dei migliori al mondo, ma ha bisogno di 'manutenzione' e di essere difeso nella sua principale caratteristica, cioè l'universalismo delle cure. Il progresso scientifico perde buona parte della sua 'bellezza' se non arriva a tutti. Anzi, assume le sembianze sgradevoli delle occasioni sprecate, dei diritti raccontati ma non garantiti. La via da seguire non va verso un regionalismo sanitario ancora più forte, ma nella direzione di un potenziamento del sistema a livello centrale, a cui servono più competenze e risorse. Dall'altro lato, vanno realizzate le reti oncologiche regionali su tutto il territorio", conclude Perrone ricordando che "Aiom, grazie alle competenze proprie di una società scientifica, è a completa disposizione delle Istituzioni per ridurre le disparità ancora esistenti e continuare a garantire ai pazienti l’universalismo delle cure''.
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