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17 Luglio 2024

Impatto socio-ambientale dei farmaci, fondamentale visione One health del sistema salute

Con il volume “2030. La sostenibilità della salute. Nuovi equilibri tra dati, welfare e SSN”, realizzato con Edra, Fondazione Roche mette in luce la necessità di una visione “one health” del sistema salute. Che deve tenere conto delle implicazioni ambientali e climatiche sulla salute umana e animale


Impatto socio-ambientale dei farmaci, fondamentale visione One health del sistema salute

Un farmaco serve sempre a curare. Ma nel metterlo a punto l’obiettivo è cambiato. Accanto alla prestazione (e al prezzo) diventa importante l’impatto socio-ambientale. Con il volume “2030. La sostenibilità della salute. Nuovi equilibri tra dati, welfare e SSN”, realizzato con Edra, Fondazione Roche mette in luce la necessità di una visione “one health” del sistema salute. Che deve tenere conto delle implicazioni ambientali e climatiche sulla salute umana e animale. Se il precedente volume del 2023 “I dati-Il futuro della sanità”, vedeva nell’analisi dei “big data” la chiave per impostare le politiche sanitarie e di ricerca nazionali, l’attuale volume, frutto di contributi delle voci più autorevoli della ricerca, da una parte indaga come meglio utilizzare intelligenza artificiale, e-health, interoperabilità dei sistemi, condivisione dei dati di ricerca e pratica clinica, nuovi paradigmi del diritto alla riservatezza); ma dall’altra si interroga sulla sostenibilità del Sistema Sanitario universale in Italia e sulle connessioni tra società, istituzioni, industria, diritti dei cittadini ed ambiente. Tra i contributi tre in particolare sono utili alla comprensione della “missione” nell’area farmaco: quello del medico internista Dario Manfellotto sulla transizione al concetto di sostenibilità nei servizi sanitari, quello dell’economista Massimo Riccaboni sulla sostenibilità sociale dei sistemi di rimborso dei farmaci innovativi, e quello della chimica Evelina Colacino, Università di Montpellier, sulla sostenibilità ecologica nella fabbricazione dei farmaci. «In questa fase storica viviamo una contraddizione–dice Dario Manfellotto presidente della Fondazione Fadoi– da una parte il concetto di sostenibilità è usato in modo economicistico, dall’altra con il Covid-19 abbiamo capito che i risultati di una buona tutela del diritto alla salute fanno da volano all’economia». L’economicismo non aiuta in passaggi fondamentali, ad esempio «distinguere tra un farmaco nuovo, che può anche essere un “me-too” con efficacia analoga ad un principio attivo già in commercio, ed uno innovativo, che invece risponde ad un bisogno inevaso, ha un valore terapeutico aggiuntivo ed è documentato da evidenze e prove d’efficacia». Per Manfellotto, «dobbiamo considerare l’innovazione non solo quando è dirompente ma quando ha un effetto incrementale e in ciò ha un ruolo preminente il clinico, in particolare il medico internista che affronta il 20% dei ricoveri». Un cenno alla prevenzione, «un investimento delle società. fino al 20% della patologia può essere prevenuto o ritardato da interventi di prevenzione primaria o secondaria: una spesa da non vedere come accessoria ma che produce salute e risparmi». 



Direttore scuola IMT alti studi a Lucca, Massimo Riccaboni spiega che per i servizi sanitari a risorse limitate «la sostenibilità non è solo pagare di meno l’innovazione ma valutare sistemi di rimborso specifici. In Italia per le terapie avanzate abbiamo fatto ampio uso di meccanismi di rimborso condizionato, payment at result o success fee, ma oneri amministrativi e di burocrazia periferica hanno frenato questi strumenti. Che si dimostrano essenziali, ad esempio quando il grado di incertezza sull’efficacia di una nuova terapia è elevato e si vorrebbe evitare di pagare di più medicinali meno performanti di altri. Una delle prime cure a rimborso condizionato all’esito è stata la terapia genica per la SLA, e già sono sorti interrogativi: si tratta di una cura one-shot costosa dove i benefici si vedevano dopo intervalli di tempo variabili. Ci si è chiesti a che punto il Ssn debba iniziare a pagare: a fronte dei risultati ottenuti ad un anno o dopo la fine del contratto con l’industria?» In oncologia ci sono molti casi cui il payment at result si applicherebbe. «I registri di sopravvivenza ci dicono quando parte la progressione di malattia (e si possono chiedere cifre già anticipate) e quando il paziente va considerato stabilizzato ai fini della valutazione dell’efficacia della cura. Ma come dilazionare l’impegno del Ssn nel tempo? Per applicare questi modelli alle situazioni reali si dovrebbe tornare a sperimentarli al più presto».



Evelina Colacino all’Institut des Matériaux Charles Gerhardt (ICGM) si occupa di meccanochimica e d’impatto ambientale nella fabbricazione di farmaci. Un impatto che coinvolge pure i processi di packaging. «La maggior parte del problema è che si generano scarti legati all’uso di solventi che entrano nei processi sintetici e di purificazione. L’80% degli scarti nella sintesi chimica è costituito da solventi, il che ha un impatto finale sul consumo energetico nei processi di separazione e formulazione. Per eliminare il solvente servono processi di distillazione e manufacturing a bassa temperatura, un requisito che è molto energivoro ed impatta sui costi del farmaco totali; per abbatterlo si cercano alternative come l’attivazione di reazioni con processi meccanici. Una ricerca alla quale lavoro e che si è sviluppata con grandi progressi nella metallurgia ma che nella sintesi organica sta avanzando solo ora».



TAG: LIBRO BIANCO, LIBRO BIANCO ROCHE

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