Per l’innovazione e la sostenibilità, il valore della partnership tra industria farmaceutica, accademia e società scientifica è «fondamentale». Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria intervistato da Sanità33, a margine del 14/mo Forum Pharma organizzato a Roma dalla Società Italiana di Farmacologia, parla dell’importanza della collaborazione tra pubblico e privato, dimostrata anche durante la pandemia. «Se siamo arrivati, in meno di 2 anni, dalla scoperta del virus ad avere i vaccini, lo si deve alla straordinaria collaborazione che è avvenuta, non solo a livello scientifico ma a tutti i livelli. Sono cambiati i modelli di ricerca. Siamo passati da un modello di ricerca chiuso, durato 40 anni, ad un modello di ricerca aperto, poi, di partnership che sta portando a dei risultati straordinari», spiega. Scaccabarozzi si dice convinto, quindi, che «se portassimo avanti questa partnership, l'Italia potrebbe avere un ruolo fondamentale, ancora più dell’attuale. Ci sono decine di miliardi che arriveranno nei prossimi anni investiti nella ricerca, l'obiettivo del Paese dovrebbe essere quello di portarne il più possibile da noi».
Sono state fatte «cose straordinarie» durante la pandemia, dichiara il presidente di Farmindustria, e «non dobbiamo sprecarle, dobbiamo essere capaci di rendere ordinario quello che di straordinario è stato fatto perché quello che è stato fatto ha dimostrato che si può». Proprio sulla collaborazione con l’industria farmaceutica, la Sif, al Forum Pharma, ha presentato un quaderno, pubblicato da Edra, «è la testimonianza che sia noi che la società scientifica crediamo in questa partnership. Se saremo in grado di mettere a sistema questa collaborazione, credo che faremo qualche cosa di positivo per la ricerca, per l'industria, per innovazione ma soprattutto per i giovani perché attraverso queste associazioni i giovani devono trovare il loro posto nel mondo», spiega Scaccabarozzi.
Il presidente di Farmindustria si sofferma anche sul valore del farmaco in questo periodo di guerra. «Oggi si assiste ad una guerra convenzionale e ad una non convenzionale. Vediamo che la globalizzazione ha portato a delle problematiche di fornitura dell'elettricità e del gas. Questo è da tenere molto in considerazione anche se parliamo di farmaci – puntualizza Scaccabarozzi - perché la globalizzazione e la mancanza di visione nel trattenere nel nostro Paese un settore così importante potrebbe addirittura portare che queste forti centralizzazioni facciano sì che il farmaco sia un elemento non solo di cura, ma anche di sicurezza nazionale». Motivo per cui, è sufficiente che «un certo tipo di produzione per una specifica patologia venga concentrata in un unico posto che si dà a questo posto un potere incredibile. Basta chiudere i farmaci e si fa più danno che non mandare un missile», conclude.
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