Giornata Mondiale Obesità
01 Marzo 2024 «Molti pazienti non si riconoscono come obesi. Deve nascere in loro una consapevolezza, che non sempre il rapporto con il medico di famiglia ha fin qui generato». Le parole della senatrice Annarita Patriarca ospite della presentazione dell’Obesity Day alla Camera, spalancano un velo su quello che potrebbe essere il vero ostacolo all’attuazione della prima legge al mondo sull’Obesità in Italia
«Molti pazienti non si riconoscono come obesi. Deve nascere in loro una consapevolezza, che non sempre il rapporto con il medico di famiglia ha fin qui generato». Le parole della senatrice Annarita Patriarca ospite della presentazione dell’Obesity Day alla Camera, spalancano un velo su quello che potrebbe essere il vero ostacolo all’attuazione della prima legge al mondo sull’Obesità in Italia: considerarsi affetti da malattia potrebbe accrescere i complessi sull’aspetto, la paura di subire discriminazioni, e costringerebbe i pazienti ad affrontare i problemi con cui fino a un momento prima hanno sempre cercato di convivere. L’approccio multidisciplinare previsto nella futura legge italiana a contrasto dell’obesità «deve avere per obiettivo il contrasto allo stigma», dichiara Giuseppe Fatati, presidente dell’Italian Obesity Network, tra gli esperti invitati all’incontro con i politici. Per Fatati, l’obesità non va considerata “una responsabilità del singolo”; e in quanto cronicità, richiede una gestione di lungo termine, e non va considerata «una responsabilità del singolo». Una simile visione, «potrebbe contribuire in modo decisivo a ridurre la disapprovazione sociale e gli episodi di discriminazione verso chi ne è affetto, oltre a incidere positivamente sulle cure e sui trattamenti».
Per Fatati, serve anche un’alleanza tra diversi rami medico-specialistici ed una revisione degli attuali piani sanitari regionali, alcuni penalizzanti per i pazienti. In occasione della “Giornata”, lunedì 4 marzo, l’Italia non si limiterà a presentare una Legge per inserire l’Obesità nei Lea, una Mozione parlamentare ed un Manifesto di quattro richiese alla politica. C’è un Libro bianco, dal titolo “The Need for a Strategic, System-wide Approach to Obesity Care”. Prodotto dal think tank OPEN (Obesity Policy Engagement Network) sugli stili di vita guidato da Andrea Lenzi, il testo pone al governo cinque priorità: interventi politici adeguati e linee guida standardizzate sulla gestione dell'obesità; consapevolezza sulle cause e l’impatto della malattia anche per ridurre i pregiudizi; interventi che affrontino i fattori biologici, genetici, ambientali, psicologici e socioeconomici concorrenti allo sviluppo dell'obesità; un’analisi dei costi nazionali per misurare il peso economico della cura dell'obesità. «Obesità è malattia cronica non guaribile con i soli farmaci. I cittadini devono essere consapevoli di doverla prevenire con informazione, formazione, educazione, riconoscendola», dice il professor Andrea Lenzi, Presidente OPEN Italy. E sottolinea che, come patologia, va affrontata con approccio “One Health”, «insieme a denutrizione e cambiamento climatico». Molte società scientifiche insistono su come l’obesità funga da porta di ingresso ad altre malattie croniche. Non solo diabete 2, ma anche cardiovascolari, respiratorie, tumori. «Non è solo frutto di comportamenti sbagliati, ha basi genetiche ed è influenzata dall’ambiente. Se la consideriamo malattia cronica – dice Luca Busetto, Vice President for the Southern Region of European Association for the Study of Obesity– cambia la nostra vision come prevenzione (non solo educazione individuale ma promozione di iniziative pro-ambiente) e come trattamento». Lorenzo Maria Donini del Direttivo della Società Italiana dell’Obesità, mette in guardia da approcci semplicistici alle determinanti della malattia che discriminino i pazienti e dall’altra a pazienti che fanno fatica a considerarsi malati, e a chiedere aiuto. «Serve la presa in carico da parte di una rete assistenziale con servizi efficienti. Operatori sanitari, responsabili politici, cittadini devono lavorare insieme per sensibilizzare i servizi sanitari, e questi ultimi dovranno adottare nuovi modelli di erogazione che riservino all’obesità lo stesso livello di urgenza delle altre malattie non trasmissibili». Tra queste ultime, il diabete, la cui forma più diffusa, come dichiara Frida Leonetti (Società Italiana di Diabetologia) «è secondaria all’obesità o al sovrappeso. Ma quando il paziente diventa diabetico si limita a curare la glicemia riconoscendo una malattia nel solo diabete. Una legge che dica che l'obesità non è solo questione di scelte individuali o di stile di vita, ma una malattia, è una novità costringerebbe a prendere di petto questa patologia, che è tra l’altro fattore di rischio per lo sviluppo di numerose altre condizioni». Infine, per Iris Zani, Presidente associazione Amici Obesi, «il riconoscimento dell’obesità come malattia e il suo ingresso nelle patologie trattate con i LEA sensibilizzerebbe la collettività sulla percezione della condizione e migliorerebbe i percorsi di cura, e l’accesso a nuovi farmaci che i pazienti al momento non si possono permettere».
01/03/2024
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