Milan Longevity Summit
26 Marzo 2025Nella seconda giornata del Milan Longevity Summit, esperti internazionali hanno discusso le implicazioni sociali ed economiche dell’invecchiamento, con soluzioni che spaziano dall’investimento in prevenzione alla riforma scolastica, fino all’immigrazione per rivitalizzare le aree interne
Sabato 22 marzo, in Triennale Milano, la titolare della cattedra AARP in Gerontologia presso l’Università della California del Sud, Eileen Crimmins, ha aperto il pomeriggio esplorando le implicazioni dell’aumento dell’aspettativa di vita ed evidenziando il divario tra anni vissuti e anni in salute, tema centrale del keynote Life Span vs Health Span: Challenges and Opportunities, al quale è intervenuto anche il professor Francesco Billari, Rettore dell’Università Bocconi, che ha commentato le implicazioni economiche e sociali dell’invecchiamento sulla popolazione italiana, evidenziando le opportunità legate a immigrazione, istruzione e innovazione.
Di seguito, si è quindi svolto il panel Brain Health: The Key to Extending Health Span and Life Span sponsorizzato da Lundbeck Italia e moderato da Ludovico Baldessin, Ceo di Edra, un confronto internazionale sulle strategie per la salute del cervello attuate in diversi Paesi.
Nell’ultimo secolo, l’aspettativa di vita è raddoppiata, ma gli anni vissuti in buona salute non sempre hanno tenuto il passo. Durante il suo intervento, la professoressa Eileen Crimmins ha sottolineato il divario crescente tra la durata della vita e quella della salute, mettendo in luce le principali sfide legate al bilanciamento tra longevità e salute, offrendo spunti per affrontare le disuguaglianze e promuovere un futuro più sano.
Negli anni, il controllo delle malattie infettive e i progressi medici hanno contribuito all’aumento dell’aspettativa di vita, che nei Paesi sviluppati ha raggiunto e superato gli 80 anni. Tuttavia, il rallentamento di questi progressi negli ultimi decenni è un motivo di riflessione: “Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non sempre vita agli anni”, ha dichiarato Crimmins.
Le malattie cardiovascolari, un tempo una delle principali cause di mortalità, sono state ridimensionate attraverso trattamenti innovativi, ma stanno emergendo altre problematiche, come l’obesità e le malattie croniche.
In molti Paesi sviluppati, Italia compresa, gli anni vissuti con disabilità o malattie croniche sono in aumento, un trend che fa riflettere sulla necessità di un approccio preventivo più efficace.
C’è poi il tema delle disuguaglianze: fattori socioeconomici, ambientali e culturali incidono profondamente sulla qualità della vita, rendendo alcuni gruppi più vulnerabili all’insorgenza precoce di malattie.
Per migliorare la durata della salute è fondamentale agire precocemente, intervenendo sui fattori di rischio già nelle prime fasi della vita. Crimmins ha evidenziato l’importanza della prevenzione, sottolineando come politiche mirate, innovazioni tecnologiche e campagne di sensibilizzazione possano ridurre il carico delle malattie croniche e promuovere una società più equa e longeva. Il futuro della salute pubblica passa attraverso l’equilibrio tra longevità e salute: per questo occorre investire su prevenzione e riduzione delle disuguaglianze. Una strada impegnativa ma ricca di potenziale per migliorare la qualità della vita di milioni di persone.
Per il professor Francesco Billari, Rettore della Bocconi, l’Italia si trova di fronte a sfide demografiche senza precedenti, con un rapido invecchiamento della popolazione e un calo della natalità che rischiano di compromettere la sostenibilità economica e sociale del Paese.
L’Italia, infatti, è il Paese europeo con la percentuale più alta di spesa pensionistica rispetto al PIL, un primato che sottolinea la pressione esercitata dalla popolazione anziana sulle finanze pubbliche. Tuttavia, il Paese non spicca per gli investimenti in sanità o istruzione: “Meno del 30% dei giovani italiani è laureato, un dato ben al di sotto di Paesi come Corea e Giappone”, ha sottolineato Billari, spiegando quanto l’istruzione superiore sia essenziale per preparare le nuove generazioni alle sfide future.
Secondo il Rettore, una riforma della scuola è la chiave per aumentare la longevità e la qualità della vita; l’istruzione precoce e il miglioramento delle scuole sono priorità assolute.
Inoltre, bisogna risolvere il problema del rapido spopolamento delle aree interne e montuose dell’Italia, aggravato dalla chiusura delle scuole e dalla mancanza di nuove famiglie. “La distruzione di una comunità inizia con la chiusura di una scuola”, ha osservato Billari, sottolineando come l’immigrazione rappresenti l’unica soluzione sostenibile per rivitalizzare queste zone. Politiche mirate all’integrazione di nuove famiglie e al rafforzamento dei servizi essenziali nelle aree fragili sono, quindi, fondamentali.
Nonostante le difficoltà, il Rettore della Bocconi ha espresso ottimismo sulle opportunità che l’Italia può cogliere. Con il primato delle Blue Zones, aree in cui la popolazione raggiunge un’eccezionale longevità, e una ricca tradizione di innovazione, il Paese può diventare un laboratorio per nuovi modelli di sviluppo demografico e sanitario. In conclusione, il professor Billari ha richiamato l’attenzione sull’economia d’argento, il settore dedicato ai bisogni e ai servizi per la popolazione anziana, che offre enormi potenzialità per la crescita economica e l’innovazione sociale.
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